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Via Almirante, l’ultima spiaggia è Mattarella

Il Pci ha presentato un ricorso al presidente della Repubblica prima che la Prefettura concedesse il nulla osta. In Italia le vie e le piazze intitolate al funzionario del regime fascista sono circa 200
pci Grosseto e Toscana contro via Almirante, Marco Barzanti, Luciano Fedeli, Daniele Gasperi
Pci Grosseto: Marco Barzanti, Luciano Fedeli, Daniele Gasperi

GROSSETO. La prima strada intitolata al funzionario del regime fascista Giorgio Almirante spuntò nel 1993, per volere di Costantino Belluscio, per anni deputato del Psdi e segretario particolare di Saragat al Quirinale, sindaco di Altomonte, in provincia di Cosenza. 

Da allora, in Italia, sono circa 200 le vie intitolate ad Almirante. Quella di Grosseto, proposta inizialmente da Gino Tornusciolo, oggi quota Lega, quando sedeva in consiglio comunale con Casapound, è soltanto l’ultima. Ma è quella, in Italia, che ha fatto più rumore. Dopo Verona, dove, due anni fa, il Comune decise di tirare dritto nonostante la contrarietà del prefetto. Che, a differenza della prefetta di Grosseto, ebbe a pensare che intitolare una strada al repubblichino Almirante avrebbe potuto «costituire motivo di divisione nella comunità civica e perciò può essere suscettibile di ingenerare tensioni a livello locale e provinciale, con riflessi anche sull’ordine pubblico».

Il ricorso del Pci a Mattarella

A Grosseto, per mesi si è andati avanti con l’accelerazione del Comune per intitolare nella zona di Borgo Nuovo la strada ad Almirante e la frenata della sinistra compatta, almeno su questo, nel dire no. Nonostante la nascita di via della Pacificazione, quello pseudo coniglio tolto dal cilindro e presentato da Luca Agresti, cinque anni fa, quando al nome del gerarca si decise di affiancare anche quello del compianto segretario del Pci Enrico Berlinguer

Dopo il nullaosta arrivato dalla prefetta Paola Berardino, moglie del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che non ha ravvisato alcun problema per l’ordine pubblico, il Pci torna alla carica. Via della Pacificazione, di fatto, mette uno accanto all’altro Almirante e Berlinguer, l’ultimo segretario di quel Partito Comunista che nessuno ancora oggi può togliersi dal cuore. Il segretario che – scrivono i comunisti – «ha combattuto la dittatura con la Resistenza e dato le libertà negate dal regime fascista». 

Il Pci, dal canto suo, ha depositato da tempo un ricorso al Presidente della Repubblica sul quale si attende pronuncia e «mantiene la porta aperta a tutte le forze democratiche perché si passi ad una fase concreta per contrastare una pericolosa deriva che vuole riabilitare chi non ha meriti ed anzi è stato protagonista di quel ventennio buio».

Il ricorso è aperto a tutte le forze democratiche e l’invito è quello di «rendere attivo l’antifascismo fatto da inutili tatticismi politici – spiegano – essere antifascisti vuol dire essere partigiani e non restare fermi a guardare».

Il silenzio di Giani

Revisionismo e riabilitazione di ogni forza politica: è bollata così la decisione di andare avanti con l’intitolazione della strada ad Almirante, per fermare la quale i comunisti si sono rivolti anche al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, «affinché emanasse atti e norme che vietino l’intitolazione di vie, edifici, parchi a gerarchi fascisti». 

Ma da Giani, ad oggi, non è arrivata alcuna risposta. Del resto, la Maremma e la sua storia non sembrano essere nei primi pensieri del presidente, che ha espresso il proprio cordoglio per la morte degli ultimi partigiani – da Silvano Sarti a Carlo Smuraglia a Leandro Agresti – ma si è dimenticato del grossetano Nello Bracalari.

«Vanno bene manifestazioni, appelli, prese di posizione ma evidentemente non sono più sufficienti ad arginare quello per cui i nostri padri hanno combattuto – dicono – consegnandoci un Paese libero e democratico come vuole la Costituzione che condanna e ripudia il fascismo in ogni sua forma compresa l’intitolazione di una via ad un gerarca fascista condannato dai tribunali, complice di quel regime che ha seminato lutti nella nostra provincia e che mai ha preso le distanze dall’ideologia fascista».

Il nulla osta da parte della Prefettura, per i comunisti, rientrerebbe solo «nel processo di negazione della storia che vorrebbe costruire una visione distorta parificando chi ha rappresentato il regime fascista come Almirante fautore e sostenitore della dittatura e dell’ideologia fascista anche nel dopoguerra – dicono – con Berlinguer che rappresenta il Pci, ovvero quel partito che, insieme alle altre forze democratiche laiche, socialiste e cattoliche, ha combattuto con determinazione il regime sino alla sua caduta».

La provocazione: intitoliamo una piazza alla Vergogna

C’è il bisogno di pacificare, quello promosso da Agresti prima e dal parlamentare Fabrizio Rossi poi, che ha portato l’istanza del Comune di Grosseto di intitolare una via ad Almirante in tutte le tv nazionali. E c’è anche quello di porre ancora l’attenzione a tutto ciò che è conseguito alla firma del manifesto della razza da parte di Almirante. «Chissà come la penserebbe lo stesso Berlinguer e soprattutto che direbbero gli 83 minatori uccisi dai nazi – fascisti, i morti di Maiano Lavacchio, Norma Parenti e i molti altri civili tra i quali centinaia di bambini assassinati grazie anche al manifesto firmato da Almirante – si chiedono al Pci – Chissà cosa ne penserebbero i caduti in quella guerra folle per la conquista del mondo, la purificazione delle razze, l’esclusione dei disabili, di zingari, e di tutti i non puri, i 650 mila deportati nei campi di lavoro nazisti per avere rifiutato di combattere con i repubblichini e i nazisti».

Da qui la provocazione di una piazza intitolata alla Vergogna: «Ormai si è sconfinato nell’assurdo e perché a questo punto, secondo il Pci, non intitolare anche il lato di una via a Mussolini e l’altro ad Hitler fautori di un’alleanza che ha scritto la peggiore storia d’Italia che condannato a morte milioni di persone e per la quale Almirante è stato un convinto sostenitore magari facendole confluire in una piazza – scrivono – che potrebbe essere chiamata piazza della Vergogna».

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