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Via Almirante: la lettera dell’assessore alla cultura

Luca Agresti scrive a tutti i cittadini, nelle conclusioni si rivolge a chi contesta la scelta dell’amministrazione, nell’auspicio che le sue motivazioni possano trovare ascolto
L'assessore alla cultura di Grosseto Luca Agresti con sfondo il centro città e il duomo di Grosseto
Luca Agresti
GROSSETO. Dopo l’annuncio del sindaco sono state numerose le risposte, a replica e a difesa. La volontà di intitolare una via a Giorgio Almirante è decisamente una scelta che sta facendo discutere. Dopo una prima dichiarazione, l’assessore alla cultura Luca Agresti scrive una lettera ai cittadini.
 
«L’idea di intitolare alcune delle nostre vie cittadine alla Pacificazione nazionale, a Enrico Berlinguer e a Giorgio Almirante non rappresenta alcuna volontà di riscrivere la storia o di fornire letture o giudizi diversi rispetto a un periodo terribile come quello della guerra» scandisce l’assessore.
 

«Vogliamo superare un blocco ideologico»

 
«Non c’è dubbio – prosegue – che ciò che è stato e ciò che è successo sia evidente e ampiamente riportato nei libri di storia e di certo la nostra amministrazione non vorrebbe mai (e nemmeno potrebbe) raccontare una versione dei fatti alternativa o lontana dalla realtà e che solo il tempo contribuirà ad approfondire. La nostra volontà, quella che ci ha portato alla costituzione di via della Pacificazione nazionale e delle ramificazioni intitolate a Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante – ribadisce l’assessore – mira a un obiettivo diverso, volto al superamento di una chiusura o, per meglio dire, di un blocco ideologico che nell’arco di questi decenni ha caratterizzato la quotidianità della nostra preziosa democrazia. Per molto tempo, purtroppo, il nostro paese ha conosciuto la piaga degli estremismi, dell’esasperazione ideologica a svantaggio degli ideali, del cieco contrasto e dell’assenza di dialogo».
 
 
Poi l’assessore motiva ulteriormente la scelta. «Voglio essere chiaro sulla questione – precisa – Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante hanno scritto pagine fondamentali dell’Italia democratica. Sono stati (e sono tuttora) dei modelli, dei punti di riferimento politici che hanno operato all’interno di un sistema democratico, contribuito alla crescita economica e sociale del Belpaese e bloccato con forza e determinazione le derive estremiste che purtroppo sono esistite nei vari schieramenti».
 
«Quando penso a Berlinguer e Almirante, al di là ovviamente dei valori e degli ideali in cui crede un cittadino o un amministratore, vedo chiaramente quanto siano stati illuminanti e performanti nello sviluppo della classe dirigente italiana, sia a livello nazionale che regionale o locale. E penso a quanto i loro esempi di professionalità, visione e amore verso il proprio paese abbiano contribuito al rafforzamento di un’Italia democratica, onesta, moderna ed europeista». 
 

«Viviamo in un’era post ideologica»

 
«Sottolineo che viviamo in un’era post-ideologica, un’era in cui i cittadini e soprattutto gli amministratori sono chiamati a ragionare e a costruire senza il vincolo cieco di un’ideologia (di qualunque genere) – sostiene Agresti – ma a muoversi per il bene della comunità valutando in maniera libera ciò che davvero può essere utile e funzionale e ciò che invece potrebbe essere inutile o evitabile».
 

«Troppo spesso sottovalutiamo il dialogo»

 
«Viviamo in un’epoca in cui troppo spesso ci dimentichiamo dell’importanza del dialogo, del conoscere e dello studiare senza preconcetti chi ha una visione differente dalla nostra- dice l’assessore – della promozione e della tutela dell’identità e della pace. Basti pensare a ciò che sta avvenendo in Ucraina da oltre un anno e a quanto le operazioni di pacificazione e di dialogo risultino nevralgiche e imprescindibili». 
 
Agresti si ribadisce fiero della scelta fatta. «E dunque sono davvero orgoglioso – dice l’assessore – che la nostra Grosseto possa vantare delle strade che esortino la non violenza, il superamento dello scontro, gli inutili fanatismi e che omaggino due grandi esempi prima di uomini e poi di servitori dello Stato».
 

«Spero che, chi critica, possa ascoltare le nostre ragioni»

 
«Credo che la direzione intrapresa, lo spirito che ci ha portato alla realizzazione del nostro progetto sia condivisibile e trasparente – conclude Agresti – E sono anche felice di parlare con tanti cittadini che hanno ben compreso la nostra volontà. Allo stesso tempo spero ovviamente che chi attualmente ci critica possa un giorno provare ad ascoltare le nostre ragioni e magari, perché no, camminare insieme in uno dei luoghi della città che per eccellenza promuoverà la pace, la comprensione e la conoscenza costruttiva dell’altro».
 
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