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«Tornerò a Grosseto, spero di non trovare via Almirante»

Il 32enne lavora fuori città ma ha conservato la residenza a Grosseto perché un giorno vorrebbe tornare. Lette le ultime notizie però, ha scritto una lettera al sindaco
Alesandro Landi a sinistra,a destra Antonfrancesco Vivarelli Colonna
A sinistra Alessandro Landi, a destra Antonfrancesco Vivarelli Colonna

GROSSETO. Un cittadino grossetano deluso. Alessandro Landi si firma così. Il 32enne maremmano lavora nella pubblica amministrazione al nord e nei suoi studi si è interessato di storia e politica, conseguendo la laurea magistrale in scienze dell’amministrazione. Ha conservato la residenza a Grosseto perché ama la sua terra e conta di tornare un giorno. A quanto pare però preferirebbe non aver sentito le notizie degli ultimi giorni.

Per questo scrive una lettera al primo cittadino del suo comune, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, a distanza di qualche giorno dalla notizia dell’arrivo di via Almirante in città. Questo il motivo della sua delusione, così tanta da mandare un messaggio diretto e aperto, condividendolo con la città per far riflettere anche chi non sa.

«Scrivo a distanza di qualche giorno dall’accaduto – dice Landi – perché anche grazie a lei (riferendosi al sindaco) ho capito quanto il tempo sia fondamentale per analizzare al meglio una questione che ci sta a cuore. Ho scelto questo strumento di comunicazione ormai desueto perché trovo che sia giusto condividere questa riflessione con la nostra cittadinanza».

«Con la fascia tricolore rappresenta tutti noi»

Poi prosegue la lettera, sempre rivolgendosi a Vivarelli Colonna. «Le scrivo per la scelta di intitolare nella nostra città una via a Giorgio Almirante e di istituire una via della Pacificazione per “dire stop all’odio ideologico”, come è stato ripetuto sia da lei che dall’assessore nonché onorevole Rossi».

«Vede sindaco, lei oltre a essere esponente di una certa parte politica – prosegue – rappresenta un territorio e una comunità. Ha ricoperto anche l’incarico di presidente della Provincia e il suo compito di amministratore è andato anche oltre il Comune che oggi amministra: questo dovrebbe averle assicurato una ulteriore conoscenza del passato della nostra Maremma. Il suo compito non può limitarsi a puro amministratore. È importante, per quanto detto prima, riuscire a entrare in connessione con tutto il territorio e con il passato che definisce ogni sua particolarità. Quando indossa la fascia tricolore rappresenta tutti noi, non solo chi l’ha votata».

«Almirante non è un esempio»

«Anche se non è nato a Grosseto – precisa Landi – sono sicuro che da sindaco avrà sicuramente studiato la storia del nostro territorio (oltre all’assedio di Ludovico il Bavaro, così tanto enfatizzato). Proprio perché noi siamo una “generazione inflessibile, più dura del macigno, non piegabili né per blandizie, né per minacce” ci tengo a dire che no, Almirante non merita di avere intitolata una via a suo nome nel nostro territorio».

Landi è chiaro. «Per me e per molti altri cittadini, Almirante non è e non può essere un esempio da esporre nelle nostre vie cittadine – chiosa – sia per motivi storici che per motivi locali. Non lo merita per alcune sue posizioni storiche, per il suo impegno nella campagna razziale durante il regime fascista, e per non aver mai rinnegato il suo passato politico e la fede fascista. Non è assolutamente un esempio».

Non dimentica la firma del 1944. «Noi tutti sappiamo e abbiamo memoria del manifesto, autentico, firmato e voluto, nel maggio del 1944 con il quale il governo della RSI annunciava la fucilazione per i renitenti alla leva e i disertori (avvenuto subito dopo l’eccidio dei Martiri d’Istia)» ricorda il 32enne.

«Quel documento ha dimostrato – precisa – dopo un lungo processo durato anni, la condivisione di quanto scritto e l’accettazione di quanto avvenuto da parte di Almirante. Subito dopo aver “legittimato”, con quell’atto, la guerra ai civili, si ebbe la strage di Niccioleta (Massa Marittima), dove altri 83 cittadini persero la vita per difendere la loro e la nostra libertà». 

«La pacificazione nazionale c’è già stata»

Landi poi fa un appello al sindaco e all’amministrazione. «Se davvero vuole riconoscere la storia del nostro territorio – scrive – se davvero non vuole mancare di rispetto a fatti avvenuti proprio in Maremma e se davvero intende rappresentare l’intera cittadinanza, le chiedo di rinunciare a questo atto politico. Dovete rinunciare anche perché l’obiettivo che annunciate, cioè la “pacificazione nazionale”, c’è già stata e ne è testimone la nostra Costituzione».

«Sono sicuro che pensando meglio e con più tempo, potrà capire questa mia posizione – conclude Landi – noi maremmani, noi grossetani, siamo qualcosa in più di una sagra o di un piatto di tortelli. Siamo un popolo che non dimentica i propri martiri e il prezzo della libertà. Spero in un suo riscontro e la ringrazio per l’attenzione».

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