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Violenza di genere, quando la vittima è indifesa

Esce “Violenzissima – Scuse e i pregiudizi che assolvono i violenti”, libro della giornalista d’inchiesta Ilaria Bonuccelli. Per leggere e riflettere
La copertina del libro “Violenzissima” e la giornalista Ilaria Bonuccelli

GROSSETO. Ilaria Bonuccelli è una giornalista d’inchiesta, una di quelle che non mollano mai. Non arretra. Ma se c’è un argomento sul quale non transige è la violenza di genere. Al punto che le sue battaglie sono arrivate in Parlamento, indirizzando in molti casi il legislatore. 

Il suo libro “Per ammazzarti meglio”, uscito tre anni fa, racconta 12 storie e 12 occasioni per dimostrare come l’azione dello Stato si sia dimostrata spesso inefficace a garantire sicurezza e giustizia alle donne vittime di violenza.

Ora esce, in libreria da oggi, il suo secondo lavoro “Violenzissima, le scuse e i pregiudizi che assolvono i violenti” (ll Pozzo di Micene – Lucia Pugliese editore) con splendida copertina d’autrice “Monna Lisa Purple Sunrise” #You Too series, drawings by Giulia Maglionico (2022).

Un libro di denuncia: un paese arretrato che rende indifese le vittime

  • Un bambino viene assassinato dal padre separato dalla mamma: un colpo di pistola e 37 coltellate sferrate durante un “incontro protetto” nei locali dell’Asl.
  • Una donna riceve minacce di morte dall’ex marito, malgrado sia in carcere: lettere che superano censura e divieti della magistratura. Si definisce “un femminicidio che cammina”.
  • Un’altra donna, invece, è stata assassinata, perché la sua voce è stata ignorata. Ha presentato 11 denunce in sei mesi contro l’ex compagno. Lo Stato che non è stato in grado di difenderla le ha suggerito: “Gli faccia rompere le ossa da suo fratello”.

Che cosa hanno in comune i casi raccontati e analizzati in “Violenzissima- Scuse e i pregiudizi che assolvono i violenti”? Hanno in comune la cecità di Stato. Il pregiudizio che intossica le sentenze e appanna l’approccio alle vittime.

«Nel libro non si narrano le storie di violenza – spiega Ilaria Bonuccelli -. Si racconta come un Paese arretrato renda indifese le vittime, malgrado le numerose leggi approvate per difenderle:  così accade che Barbara, hostess di volo, molestata durante un incontro sindacale, vede assolvere chi le ha messo le mani dappertutto. Certo il tribunale ha riconosciuto che una violenza sessuale sia stata consumata, ma non condanna perché la vittima ha impiegato troppo tempo a reagire alle avance: venti secondi. Forse trenta».

«È lo stesso principio per il quale, da anni l’Italia giura che si batte per prevenire la violenza sulle donne anche utilizzando i braccialetti elettronici anti-stalker, dispositivi speciali dalla doppia funzione: controllare i movimenti di uomini maltrattanti e avvisare in tempo reale le vittime se i violenti si avvicinano a una distanza che non sia di sicurezza».

Solo parole, a quanto pare: «Nei primi 28 mesi di applicazione del Codice Rosso – la speciale normativa di contrasto alla violenza di genere, in vigore da agosto 2019 – l’Italia ha attivato 658 braccialetti anti-stalker. Neppure uno al giorno. Le sole denunce per stalking e maltrattamenti in due anni (2020 e 2021) sono state quasi 40.000».

Ilaria Bonuccelli approfondisce il tema della complicità delle istituzioni nella violenza di genere. Affronta il tema della formazione inadeguata attraverso casi concreti, che partono dalle nostre città e arrivano fino in Europa, scontrandosi con l’ostilità dello Stato. Con la sua sordità alle richieste di aiuto. Ma questa volta, oltre agli atti, ai documenti, alle sentenze, la violenza viene narrata dalla voce delle donne che l’hanno subita. Non dai maltrattanti, ma da chi ha negato loro ascolto prima e giustizia poi.

«Ci sono anche casi toscani. La sentenza-scandalo del tribunale di Livorno: non si può condannare per violenza sessuale un carabiniere che pretende un rapporto orale perché “se la donna non vuole, non apre la bocca”. Le decisioni scandalo del Consiglio di Stato sul caso della Scuola superiore Sant’Anna: se lo stalker è un allievo con un ottimo curriculum scolastico non si può espellere. E ancora: la donna che viene minacciata di morte dall’ex che è in carcere. Le lettere minatorie escono dal carcere. Di Massa, poi di Pisa, poi di Verona, malgrado il divieto della magistratura di scrivere. Come fa il detenuto a superare il visto censura e, soprattutto, il divieto di contatto?»

Un libro da leggere per riflettere.

Il libro sarà presentato all’inizio di maggio a Montecitorio, quindi sono in programma i primi appuntamenti

  • 13 maggio – Pietrasanta
  • 20 maggio – Montecatini, terme Tettuccio
  • 21 maggio – Firenze, Club Renny
  • 27 maggio – Viareggio, Caffè Margherita

Una copertina speciale

Questo è un libro che si giudica anche dalla copertina. Che si deve giudicare anche dalla copertina.

Quando il libro inchiesta è stato terminato, si è posta l’esigenza di trovare un linguaggio non verbale, diverso dalla parola che riassumesse il senso del lavoro iniziato: un dialogo nel quale non ci sono risposte certe, ma la necessità di confrontarsi. La voglia di tendersi la mano su un terreno accidentato, complicato, in continuo mutamento come quello della violenza di genere. Le parole, spesso, non sono così potenti. Servono le immagini.

Da anni Giulia Maglionico, artista ironica e dissacrante, che si muove tra il linguaggio pop e street, propone una rilettura non scontata della violenza agita sulle donne. Indaga sul fenomeno, mettendo insieme riferimenti della storia dell’arte, la pubblicità, la favola e l’attualità politica.

Monna Lisa è uno dei soggetti che Giulia Maglionico utilizza per raccontare la violenza di genere attraverso l’arte. Ed è il personaggio che meglio rispecchia il senso del viaggio all’interno della violenza di genere che il libro si propone: situazioni paradossali, quasi incredibili, che diventano indecifrabili rispetto a qualunque parametro di logica. Situazioni enigmatiche, appunto, come il sorriso della Monna Lisa.

Come scrive la sua curatrice e critico d’arte Francesca Baboni: «Per la copertina di “Violenzissima”, l’artista ha realizzato una versione grafica inedita, derivata dal suo quadro “Monna Lisa sunrise”, opera della sua serie #YouToo, che intende parafrasare l’hashtag diventato virale, interpretandone la comunicazione in chiave personale e artistica».

Le autrici, Ilaria e Giulia

Ilaria Bonuccelli
Ilaria Bonuccelli

Ilaria Bonuccelli, caposervizio de Il Tirreno, è una giornalista di inchiesta e scrittrice. Nel 1996 vince il Premio cronista dell’anno Piero Passetti per la migliore inchiesta giornalistica italiana.

Nel 2012 la sua campagna giornalistica fa approvare la legge che vieta la vendita di alcol ai minori in Italia.

Nel 2017 riceve il premio speciale Franco Giustolisi – Fuori dall’Armadio, per l’inchiesta speciale sul telemarketing selvaggio che porta all’approvazione della legge-scudo contro le chiamate commerciali indesiderate.

Negli ultimi anni, però, la sua attenzione si focalizza sul contrasto alla violenza di genere. In collaborazione con giuriste e docenti dell’università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ottiene nuove norme per l’utilizzo dei braccialetti elettronici anti-stalker e per gli indennizzi alle vittime di reati intenzionali violenti, come lo stupro.

Attualmente è impegnata nella campagna per la revisione della legge sullo stupro: senza assenso non c’è consenso.

 

 

Giulia Maglionico, è un’artista, pittrice e grafica.  Nel 2003 la laurea in Lettere all’Università di Parma. Nel 2008, dopo diverse esperienze espressive e un diploma di grafico pubblicitario, dal disegno approda alla pittura.

Nel 2012 l’incontro con Rosanna Chiessi, storica gallerista del gruppo Fluxus e con Francesca Baboni.

Nello stesso anno l’artista inizia a lavorare con la galleria il Castello di Milano. Sempre nel 2012 viene selezionata come artista per la linea 55DSL gruppo Diesel Industry, Breganze Vicenza.

Nel 2013 disegna per la linea di design e-my del Gruppo Guzzini Spa. (Placemats Circus, Maison & Object Paris e MACEF Milano).

Nel 2015 Vittorio Sgarbi seleziona una sua opera per l’evento Expo Arte Contemporanea in occasione dell’Expo presso Villa Bagatti Valsecchi, Varedo (MB). Le sue opere sono in collezioni private nazionali e internazionali e presentate in questi anni nelle principali Fiere d’arte contemporanea.

Tra le sue mostre personali si ricordano “Non è una favola”, Palazzo della Regione Emilia-Romagna, Bologna (2022). “Radioactive tea time”, “Acquadri”, “The most beloved” (Il Castello, Milano, 2013. 2014, 2017). “Fuck this restaurant” (Galleria Pananti, Firenze, 2015).

 

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