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Al lavoro nei campi senza nemmeno poter andare in bagno – IL VIDEO

Nove dei 10 caporali arrestati sono residenti in provincia di Grosseto: costringevano i lavoratori a turni massacranti pagandoli anche 97 centesimi di euro all’ora

GROSSETO. Dei 10 uomini, tutti di origini pachistane, portati in carcere lunedì mattina su ordine del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Livorno, con l’accusa di caporalato, 9 sono residenti nella provincia di Grosseto. Tutti uomini di origini pachistane: tre di loro abitano in città e hanno 28, 40 anni e 57 anni, quattro vivono a Massa Marittima, e hanno 36, 47, 29 e 31 anni, un uomo di 46 anni è residente a Cinigiano e uno di 44 anni ad Arcidosso. 

Nove persone, tutte residenti in Maremma e regolari sul territorio che sono finite in carcere per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ovvero per caporalato. Reati commessi con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

La denuncia dei lavoratori

Un’indagine andata avanti quasi un anno, dal maggio del 2023 fino a febbraio 2024 a cura dei carabinieri della compagnia di Piombino con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro che si è sviluppata grazie alle attività tecniche e dinamiche che poi sono state confrontate con le dichiarazioni dei lavoratori, parti offese nel procedimento.

L’intera operazione si è articolata attraverso servizi di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, acquisizione di documenti attestanti le prestazioni lavorative effettivamente svolte e risultate totalmente difformi da quanto desumibile invece dalla documentazione amministrativa di 6 ditte individuali fornitrici di lavori e servizi nel settore agricolo riconducibili ad altrettanti arrestati.

Gli arrestati, 10 in totale (uno solo è residente in provincia di Siena, a Poggibonsi) per tutto il periodo delle indagini hanno continuato a mettere in atto lo stesso sistema. Dimostrando, secondo la Procura di Livorno, particolare inclinazione a delinquere.

67 ospiti del Cas sfruttati nei campi

67 gli stranieri, ospiti del Cas La Caravella di Riotorto, in provincia di Livorno, impiegati in maniera irregolare. Che ogni giorno venivano prelevati da 3 distinti gruppi dediti al reclutamento dal centro d’accoglienza. Gli ospiti del Cas sono tutti richiedenti status di protezione internazionale di rifugiati e quindi beneficiari di protezione umanitaria, di nazionalità pakistana e bengalese, che venivano sfruttati.

I tre gruppi individuavano i migranti da utilizzare in agricoltura, andavano a prenderli e poi li accompagnavano nelle aziende agricole delle province di Grosseto e Livorno.

Ovviamente, i lavoratori non venivano “assunti” sulla base delle loro eventuali capacità o competenze personali, bensì esclusivamente in termini quantitativi ovvero sul numero di lavoratori richiesti per le diverse attività agricole.

Dieci ore di lavoro al giorno pagate una miseria

Sono state riscontrate, inoltre, violazioni della normativa sull’orario di lavoro (i lavoratori svolgevano turni anche di oltre 10 ore giornaliere, che si protraevano dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio, in violazione alla legge relativa all’orario di lavoro) per lo svolgimento di attività agricola (consistente nella raccolta di ortaggi ed olive nonché nella manutenzione di vigneti) con la sistematica corresponsione di retribuzioni inferiori rispetto a quanto previsto dai contratti collettivi territoriali, in modo sproporzionato rispetto al lavoro svolto e senza versamento di contributi previdenziali ed assistenziali, nonché in palese violazione delle normative in materia di sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro, sui riposi e sulle ferie.

I carabinieri della compagnia di Piombino hanno accertato il mancato rispetto dell’orario giornaliero, stabilito in 6,30 ore giornaliere, il non rispetto delle pause dal lavoro, avendo i lavoratori il diritto a interrompere l’attività lavorativa per una pausa di 10 minuti retribuita nell’arco della giornata nel caso in cui l’orario di lavoro superi le 6 ore continuative ed essendo emerso che i lavoratori fruivano di una sola pausa pranzo pur lavorando più di sei ore. 

Non venivano nemmeno rispettati i parametri minimi di retribuzione oraria previsti dai Contratti provinciali del lavoro per gli operai agricoli della Provincia di Grosseto, accertando che la contribuzione oraria poteva variare tra i 3 e i 9 euro circa all’ora ed in un caso addirittura all’importo di 0.97 euro all’ora. 

Pagamenti in ritardo di mesi

Sicurezza e igiene sul lavoro inesistenti, nessuna formazione per i lavoratori ai quali non venivano consegnati i dispositivi di protezione individuale, tranne in un caso un paio di guanti e niente visita medica. I lavoratori, poi, non venivano pagati nemmeno puntualmente, ma a volte venivano accumulati anche ritardi di tre mesi, nonostante lo stato di bisogno delle famiglie dei lavoratori e in alcuni casi è emerso addirittura il mancato pagamento dei lavoratori per l’attività svolta. 

I carabinieri hanno anche accertato che i titolari delle ditte individuali non avevano versato gli oneri previdenziali ed assistenziali per un importo complessivo di oltre 45.000 euro. Per il recupero di tali somme illegittimamente non versate, è stato disposto il sequestro preventivo a carico dei 6 titolari delle ditte coinvolte. 

I lavoratori, dal canto loro, avevano accettato di lavorare a quelle condizioni per guadagnare qualcosa e per mandare i soldi ai familiari rimasti nei loro Paesi d’origine

Quando erano al lavoro, veniva impedito loro anche di espletare le proprie funzioni fisiologiche.

Condizioni di lavoro, quelle appena descritte, chiaramente possibili soltanto per la particolare situazione in cui versano i lavoratori stranieri, che si trovano in stato di temporanea accoglienza in un paese straniero e non hanno generalmente altro mezzo, né materiale né culturale, per guadagnare viveri da destinare ai propri bisogni e a quelli dei loro cari, spesso rimasti nelle terre di origine in attesa di ricevere i proventi di chi si è spinto a lasciare il proprio paese nella speranza di trovare una situazione lavorativa ed economica per uscire dalla propria condizione di povertà.

 

 

Autore

  • Francesca Gori

    Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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