GROSSETO. Un tempo fare i meccanici dei motori delle auto era un po’ un’arte. Non c’era l’elettronica, ma solo parti meccaniche in movimento, suoni, rumori, attriti da gestire. In un certo senso i motori cantavano e i meccanici erano come orologiai, conoscevano ogni ingranaggio. Le auto avevano bisogno di loro.
Perché adesso con un nuovo modello ci fai 2-300mila chilometri, le auto durano dieci anni senza grandi interventi, se non la manutenzione programmata. Negli anni ’50 e ’60, ma anche dopo, ogni tanto serviva una revisione totale, ma anche la rettifica dei cilindri e dei pistoni, un’operazione di alta precisione, di cui tutti non erano capaci.
In quegli anni Bruno Pugliese e Teseo Benelli fondarono la loro officina. All’inizio era in via Mameli, l’ex Garage Maremma.

«Nonno Bruno e Teseo – racconta Antonio Pugliese – erano un punto di riferimento per la rettifica dei motori, dalle auto, ai mezzi agricoli, fino ai motori marini. Chi aveva una necessità, si rivolgeva a loro, da tutta la Maremma. Da via Mameli si spostarono in via Monte Cengio. Quindi la società passo a mio padre, Alberto Pugliese, con Fernando Benelli e Edoardo Bolzini».
Oggi la società, che ha mantenuto il nome originario Pugliese & Benelli, è alla terza generazione. Con Antonio Pugliese ed Emanuele Bolzini c’è Luca Tognoni.
«Dopo un breve periodo in via Nepal siamo arrivati qui, nel nuovissimo capannone di via Ambra».
In via Ambra una parte del capannone è affittato a Scotti, per la vendita dei camion Iveco. «Siamo dealer ufficiali Iveco, in partnership con Scotti, dal 2015».

Pugliese: «Le auto cambiano, ma non è detto che sia un bene»
Antonio Pugliese, che dal nonno e dal padre ha ereditato la passione per i motori, quelli degli ingranaggi, degli attriti e dei rumori che, in qualche modo, diventano piacevoli suoni, guarda con diffidenza alle nuove tendenze del mercato dell’auto.
«L’auto elettrica è una suggestione, forse un’illusione. E i vantaggi per l’ambiente sono residuali. Se poi si guarda alla fabbricazione e allo smaltimento delle batterie, ecco che i conti non tornano più. La stessa Toyota, una delle prime case mondiali ad avvicinarsi all’elettrico, è molto cauta sul mercato, preferendo l’ibrido».
E quindi quale sarà il futuro dell’auto?
«La tecnologia delle auto ad idrogeno sta facendo passi da gigante. Quella sarà la vera auto ecologica, non quella elettrica, che dura poco, costa tanto e, calcolando tutto, inquina di più. Guarda può avere un senso se la usi su piccoli tratti urbani. E poi ci sono i trasporti su gomma».
Ci spieghi meglio.
«I grossi camion da 200 quintali non possono essere elettrici. Ci vorrebbero troppe batterie, si limiterebbe troppo l’autonomia. Insomma, non facciamoci troppo ingannare da una propaganda che spinge alcuni modelli».
Al momento, però, l’idrogeno non è ancora pronto per sbarcare sul mercato.
«Ancora no, ma non ci vorrà molto. Al momento la tecnologia migliore è quella ibrida, con un motore elettrico aggiuntivo, a supporto di quello a combustione. Così aumenta la potenza, le batterie si autoricaricano, fa diminuire i consumi».
Via Ambra 13, Grosseto
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