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Via San Martino, c’era una volta il commercio. Il disastro del centro

C’era una volta il commercio, 10 fondi chiusi in pochi metri. E anche il Centro commerciale naturale sta per sciogliersi
C'era una volta il commercio, via San Martino e i 10 (dieci) fondi chiusi
C’era una volta il commercio, via San Martino e i 10 (dieci) fondi chiusi

GROSSETO. Il decimo negozio, in un fazzoletto, ha chiuso in questi giorni: vendeva capi della Napapijri. La vetrina tristemente vuota è in attesa di ospitare il cartello “affittasi”. Che, come tutti gli altri, resterà lì a lungo, visto quanto chiedono i proprietari per i fondi, cifre ormai totalmente fuori mercato.

Via San Martino era, una volta, il salotto buono della città, la strada del commercio. Per carità, ancora in tanti coraggiosamente resistono.

Ma adesso sono 10 le serrande abbassate, le ultime due nel giro dell’ultimo mese. Sono tante, troppe.

Altre zone del centro sopravvivono meglio, sia chiaro. Ma via San Martino è lo specchio del momento difficile che sta attraversando il cuore della città. Che è bellissimo e accogliente, ma che rischia di spegnersi lentamente come una candela.

Negozio chiuso con cartello affittasi in via San Martino a Grosseto
L’ultimo negozio chiuso in via San Martino

Colpe di tanti, anche degli stessi commercianti

Le colpe sono di tanti, a partire dagli stessi commercianti. Certo i numerosi centri commerciali attorno alla città non aiutano (poco più in là, in via Paglialunga, ha chiuso anche lo storico negozio di giocattoli Andreini, che ha un grosso store al Maremà, ndr), ma l’appeal del centro dovrebbe essere altro.

Il gusto di due passi in città non è paragonabile a quello nell’atmosfera artificiale delle gallerie coperte, è come fare il bagno a mare in Campese invece che nella piscina di via Lago di Varano, senza nulla togliere all’impianto.

Però i negozi chiudono. E i commercianti, in un certo senso, se ne fregano.

Guardano tutti al proprio orticello, fanno orari comodi (per loro) e molto meno (per chi compra): chiudono quasi sempre la domenica, chiudono in pausa pranzo. Non partecipano quasi più alle iniziative comuni. Sono arroccati dentro al proprio fondo a maledire il vicino, o la catena in franchising che apre al posto dell’esercente storico. E fa orario continuato.

A Natale è stato molto difficile organizzare le luminarie, i dirigenti del Ccn hanno dovuto macinare chilometri e fare la questua per illuminare almeno le vie principali, altre sono rimaste al buio. In tanti hanno goduto delle luci pagate da altri.

Il Centro commerciale naturale chiude

E lo stesso Ccn è adesso in forte discussione

Qualche tempo fa presidente e direttivo avevano lanciato un appello “Almeno 100 adesioni  o chiudiamo“. 

La data per la resa dei conti era il 15 marzo. Siamo a fine marzo, le adesioni neppure si avvicinano a cento. Non importa niente a nessuno, eppure la quota è una cifra irrisoria (1 euro al giorno in corso Carducci, la metà nelle altre vie). Presto quel che resta del Ccn farà un’ultima riunione, ma la decisione è scontata.

Così se ne accorgeranno, tutti, non solo i pochi iscritti, quando, solo per fare un esempio fra i tanti, il giovedì sera d’estate non ci sarà più la serata con la musica e i negozi aperti, o quando ci sarà da contrattare qualcosa con l’Amministrazione. Non ci sarà più un referente unico, auguri.

Un problema anche dell’Amministrazione

Certo non è solo un problema “fra commercianti”. Crediamo che anche l’Amministrazione debba prendere in mano la situazione, non limitandosi agli incentivi (leggi sgravi sul suolo pubblico) che vanno ad aiutare, in sostanza, solo il settore della ristorazione, l’unico che resiste e, in un certo senso, cresce anche. Ma il centro non può essere solo movida, aperitivo e cena, deve essere attrattivo anche prima delle 18-19.

Sono allo studio alcune misure, come zone interamente pedonali, ma pedonali davvero per tutti, e anche una revisione del mercato del giovedì, che ora è così impattante, almeno su traffico e parcheggi. Sarebbe bellissimo renderlo diffuso in tutto il centro storico, ma l’idea non sembra incontrare i favori degli ambulanti.

Magari non sarebbe male un’ordinanza che imponga ai proprietari dei fondi, anche sfitti, di tenerli in buono stato. Ce ne sono alcuni trasformati in pattumiere.

Altro consiglio, per l’Amministrazione: si metta mano, in modo serio, e non a toppe qua e là, al disastro della pavimentazione. Ci sono vie dove camminare è diventato impossibile, con scalini pericolosi per le caviglie.

La pavimentazione in via Vinzaglio, in centro storico
La pavimentazione in via Vinzaglio, in centro storico

Non siamo sicuri che basti, ma in piazza Duomo 1 devono affrontare il problema in modo serio e approfondito.

Perché l’emorragia di negozi continua, giorno dopo giorno.

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