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Omicidio di Cernaia, aumentata la pena per Guerra

Il cinquantenne dovrà scontare 23 anni, 4 in più rispetto al primo grado: il procuratore generale in Corte d’Appello aveva chiesto 30 anni per l’omicidio di Dekhir Abdelilah
Filippo Guerra

GROSSETO. Il tribunale di Grosseto lo aveva condannato a 19 anni di carcere per aver ucciso un 22enne marocchino con un colpo di fucile al volto. Ma di anni, ora, Filippo Guerra, 51 anni, ne dovrà scontare 23. Quattro in più rispetto a quanto stabilito dalla corte d’assise  (Laura De Girolamo, presidente e Marco Bilisari) in primo grado, dopo il ricorso in Appello presentato dalla procura. 

Che di anni, ne aveva chiesti 30 per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, rapina, porto abusivo di armi e indebito prelievo con le carte di credito. 

Quattro anni in più per la rapina

Guerra era finito a processo dopo aver ucciso, il 20 agosto 2020, Dekhir Abdelilah, 22 anni, nella strada della Chiocciolaia a Cernaia. Ucciso e poi rapinato, aveva sostenuto il pm Giampaolo Melchionna che già in primo grado aveva chiesto una condanna a 30 anni. 

È su quello che in Giurisprudenza si chiama “nesso teleologico” che il conto è cambiato: a Grosseto infatti, la condanna era stata calcolata sulla base del rito abbreviato, come aveva richiesto all’udienza preliminare l’avvocato di Guerra, Lorenzo Mascagni. Era stato possibile farlo, anche se il cinquantenne era stato giudicato con il rito ordinario, perché il tribunale aveva fatto cadere l’aggravante della premeditazione

Ma era comunque rimasto l’omicidio a scopo di rapina. Ed è proprio su questo motivo che i giudici fiorentini si sono pronunciati: c’era un nesso tra i due reati e la pena quindi è aumentata. 

Dall’altra parte però, i giudici fiorentini hanno riconosciuto all’impiegato le attenuanti generiche. In questo modo, dai 30 anni richiesti dal procuratore generale, Guerra ne sconterà 23, tenuto conto anche del fatto che la sua difesa, rappresentata dall’avvocato Mascagni in primo grado e dallo stesso con l’avvocato Eriberto Rosso in appello, aveva  collaborato in sede processuale, permettendo alla procura di produrre tutti gli atti.

La nuova vita da studente in carcere

Una tegola, quella che pendeva dopo la presentazione dell’appello da parte della procura sulla testa di Guerra, che poteva essere anche più pesante. 

L’impiegato sta scontando la pena nel carcere di Siena. Si è iscritto all’Università e studia Scienze politiche. Secondo la ricostruzione fatta dalla procura, il cinquantunenne aveva incontrato lo spacciatore nella strada della Chiocciolaia a Cernaia proprio allo scopo di rapinarlo. Consumava dai 50 agli 80 euro di cocaina al giorno: secondo i giudici, era stata proprio la sostanza «a trasformarlo in uno spietato assassino».

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«Trasformato dalla coca in uno spietato assassino»

 

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