Omicidio di Cernaia, Guerra condannato a 19 anni | MaremmaOggi Skip to content

Omicidio di Cernaia, Guerra condannato a 19 anni

L’impiegato cinquantenne ha atteso di conoscere la sentenza in carcere: applicato lo sconto di un terzo della pena, non è stata riconosciuta la premeditazione
L'avvocato Lorenzo Mascagni e il pm Giampaolo Melchionna
L’avvocato Lorenzo Mascagni e il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna

GROSSETO. Ha aspettato di conoscere il suo destino in carcere, a Siena, dov’è rinchiuso. Non si è presentato in aula Filippo Guerra, il 50enne a processo per l’omicidio di Dekhir Abdelilah, il 22enne marocchino ucciso a Cernaia il 20 agosto 2020.

Ad ascoltare la sentenza, il suo avvocato, Lorenzo Mascagni. Sentenza pronunciata dalla presidente della Corte d’assise Laura Di Girolamo, entrata in aula con il dispositivo di sentenza insieme al giudice Marco Bilisari e ai giudici popolari dopo una breve camera di consiglio.

Guerra è stato condannato a 19 anni e al pagamento delle spese di carcerazione e di processo. È stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici: la corte d’assise ha anche disposto la confisca e la distruzione dell’arma.

Diciannove anni di pena, perché non è stata riconosciuta la premeditazione ed è stato quindi applicato lo sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato. 

All’ultima udienza del processo per l’omicidio di Cernaia, quando Guerra sparò e uccise Dekhir Abdelilah, 20 anni, il sostituito procuratore Giampaolo Melchionna aveva chiesto la condanna a 30 anni dell’impiegato, oggi cinquantenne.

Il massimo della pena scontabile

Trent’anni di reclusione, spiegando che «non si tratta del massimo della pena – che sarebbe stato l’ergastolo – ma il massimo della pena scontabile. Guerra ha collaborato in sede processuale, permettendoci di produrre tutti gli atti. Per questo applico le attenuanti generiche».

L’impiegato avrebbe ucciso il giovane spacciatore marocchino «per motivi economici»: è questa la ricostruzione fatta in aula dal pm Melchionna durante il processo. E ha sparato, utilizzando il fucile del padre.

Faceva un uso smodato di cocaina ed aveva spese insostenibili per le sue possibili. Guadagnava 1.100 euro al mese, ma comprava uno o due grammi di cocaina al giorno, al costo di 50-80 euro a dose. «Ha raccontato che riusciva ad arrotondare facendo l’istruttore di kitesurf – dice il pm- ma era impossibile vista la sua dipendenza. Voleva farci credere di avere una grande disponibilità economica che però nell’indagine non è risultata». Gli unici aiuti economici erano quelli che riceveva dal padre.

L’avvocato Lorenzo Mascagni, nel corso della discussione, ha dato un’altra versione di quello che sarebbe successo: Guerra e Abdelilah avrebbero intrattenuto rapporti cordiali, e mancherebbe anche il movente. Lo scopo di rapina o la gelosia nei confronti dell’amica di Guerra, che avrebbe scambiato sesso per droga con il giovane marocchino: sono queste le ipotesi della formulate dalla Procura. «Né l’uno né l’altro possibile movente hanno trovato sufficienti conferme», ha detto l’avvocato Mascagni.

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