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«Dammi il green pass o ti spezzo le gambe»

Il drammatico racconto al giudice di una dipendente dell’Asl minacciata e aggredita nel suo ufficio durante l’emergenza Covid
Il tribunale di Grosseto

GROSSETO. L’emergenza Covid aveva stravolta le nostre vite. I dpcm si susseguivano, uno dopo l’altro e per fare diverse attività era necessario esibire il green pass: per andare al lavoro, per salire su un treno, per fare la spesa, per spostarsi da un luogo all’altro. 

A settembre 2021, la campagna di vaccinazioni era nel vivo e le Asl stavano ormai da qualche mese somministrando la seconda dose. Un periodo difficile, per tutti, soprattutto per i dipendenti delle aziende sanitarie, per chi lavorava negli ospedali, negli ambulatori. E anche per chi si trovava ogni giorno a dover rispondere alle tantissime richieste che arrivavano dagli utenti. 

È in questo contesto che matura la vicenda finita martedì 21 marzo nell’aula al piano terra del tribunale di piazza Albegna. A raccontare l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di un dipendente dell’Asl è Chiara Andretta, collaboratore amministrativo del 118, che in quel periodo era stato adibito a centro per la vaccinazione. 

Aggredita per avere il green pass

Andretta, come tantissimi suoi colleghi, si era ritrovata a dover dare una mano per le vaccinazioni. Tante persone che abitavano in altre regioni ma che erano a Grosseto per le vacanze, si stavano facendo vaccinare qua. Tra queste c’era Lucia Drago, 63 anni di Modena, difesa dall’avvocato Stefano Severi, imputata per il reato di minacce: ad agosto aveva fatto la seconda dose di vaccino. «La prima l’aveva fatta a Modena – racconta Chiara Andretta, parte offesa al processo – e per ottenere il green pass, le due vaccinazioni dovevano essere allineate, ma doveva farlo la regione Emilia Romagna, non la nostra. Avevo spiegato alla signora che sarebbe dovuta andare a Modena per sistemare i documenti e ottenere così il green pass. Forse sbagliando, le avevo dato anche il mio numero di telefono, e via via che uscivano informazioni sul suo caso, la tenevo aggiornata». 

In quel periodo, tutti cercavano di aiutare tutti, per quanto potessero. Il 20 settembre però, la donna non aveva ancora ricevuto la certificazione e si era ripresentata davanti all’ufficio di Andretta, parte civile nel processo, assistita dall’avvocata Francesca Carnicelli. «Entrò nella stanza, ero seduta alla scrivania – ha raccontato, rispondendo alle domande del vice procuratore onorario Leonardo Brogi – il mio responsabile aveva tentato di allineare le due vaccinazioni dalla Toscana, ma il green pass le sarebbe stato consegnato al massimo entro 48 ore. Quando l’ho comunicato alla donna, si è messa a urlare che se non le avessi dato il documento mi avrebbe spezzato le gambe. Urlava e mi si faceva incontro, chiudendomi tra la porta e la scrivania, senza permettermi di uscire dalla stanza». 

Minacciata davanti ai colleghi e ai carabinieri

Di fronte al giudice Adolfo Di Zenzo, la dipendente dell’Asl ha continuato a raccontare quella folle giornata del settembre 2021. «Mi sono messa a urlare e sono accorsi due colleghi – spiega – che hanno sentito le stesse minacce che aveva fatto prima a me, quando ero da sola. Sono stati avvertiti i carabinieri che sono arrivati poco dopo: anche di fronte a loro ha detto che se non le avessi consegnato il green pass, mi avrebbe spaccato le gambe». 

L’uso della mascherina era obbligatorio, la donna però non la indossava. 

L’udienza è stata rinviata, per sentire i testimoni di quanto accaduto. 

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