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Sotto le bombe in Ucraina: «Grosseto mi manca»

Vladislav Maistrouk racconta l’orrore della guerra: suo figlio è arrivato in città con la sua ex moglie. «Ho tanti amici, spero di vederli presto»
Vladislav Maistrouk
Vladislav Maistrouk durante la trasmissione Carta Bianca

GROSSETO. Dall’inizio della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina, Vladislav Maistrouk sta cercando di raccontare l’orrore che si trova di fronte agli occhi a tutto il mondo. All’Italia soprattutto, dove il giornalista ucraino è cresciuto. A Grosseto vivono infatti i suoi genitori, e ora sono arrivati qui anche suo figlio, che ha 5 anni e mezzo e la sua ex moglie. 

Lui è rimasto a Kiev. «Oggi è una giornata abbastanza tranquilla – ci dice al telefono – prima ci sono tremati i vetri di casa, ma non è nulla rispetto a quello che è successo in questi giorni». 

L’ucraino cresciuto nella città di Canapone

È cresciuto all’ombra della statua di Canapone, Vladislav Maistrouk, arrivato in città nel 1991 quando ancora esisteva l’Urss con i suoi genitori. Sua madre Inna è un’insegnante di ginnastica ritmica conosciutissima in città, dove ha fatto arrivare, nel corso degli anni, campionesse da tutto il mondo. «Quando sono arrivato a Grosseto – ricorda – ho vissuto per un anno e mezzo all’istituto Santa Elisabetta, perché mia madre lavorava a Firenze». 

Vladislav ha studiato al liceo linguistico Rosmini, è stato rappresentante d’istituto, ha fatto le vasche nel corso Carducci. «Mi ricordo delle tante giornate passate davanti alla camera di commercio con i miei amici – dice – quegli anni erano formidabili». Dopo il liceo, Maistrouk si è iscritto all’Università a Firenze. Ha scelto la facoltà di Media e giornalismo. 

La svolta, nella sua vita, è arrivata quando sua zia, che faceva la stagione a Castiglione della Pescaia, ha conosciuto per caso Savik Shuster, giornalista e produttore ucraino. «Zia disse a Shuster che io volevo diventare giornalista e lui le disse di contattare il suo staff – ricorda – Shuster era l’autore del talk show più famoso dell’Ucraina, e io dissi di si. Poi tornai a Firenze, ma l’università non l’ho finita. Il mestiere di giornalista lo si impara lavorando». 

E Vladislav, che oggi è ospite in tutti i salotti della tv nazionale, si è fatto le ossa come cronista, come inviato a seguire la nazionale di calcio, come redattore. «Poi, dopo la rivoluzione del 2014 – dice – ho ripreso la mia vecchia passione e ho ricominciato a fare il produttore tv». 

L’incubo della guerra davanti alla porta di casa

È abituato a raccontare quello che vede, Maistrouk. «Ma non con i miei – dice – che preferisco a volte non chiamare. Quando lo faccio minimizzo, perché non voglio che si preoccupino. Mio figlio e la mia ex moglie sono a Grosseto, al sicuro. Sono venuti via non perché lo volessero, ma perché ci siamo trovati di fronte a una situazione mostruosa, insostenibile». 

Vladislav è a Kiev, con la sua compagna. «Ieri era a casa di una nostra vicina – racconta – quando ha sentito il suono della sirena. È tornata in casa di corsa, era bianca in volto, terrorizzata. Qua viviamo così, con i vetri che tremano e l’esplosione delle bombe. Lei poi è del Donbass, è la seconda guerra che vive ed è davvero una situazione difficile». 

La speranza è che questa guerra finisca presto. Intanto, anche Vladislav è rimasto impressionato dalla solidarietà che l’Italia ha espresso. «Per anni siamo stati dipinti come nazisti – dice – per anni siamo stati dipinti per quello che non siamo. Ora però ci sono le immagini dei civili morti e dei quartieri distrutti che parlano da soli». Più di duemila civili morti, la violenza psicologica che tutto il popolo ucraino sta subendo, la fila per comprare il pane. «Fino alla scorsa settimana la fila si faceva per entrare al ristorante – racconta – ora invece la facciamo per comprare un boccone da mangiare». 

Due volte all’anno, il giornalista e produttore ucraino viene in Maremma. In estate e in inverno, a trovare i genitori e gli amici. In Maremma, dove tanti russi hanno acquistato ville e tenute. «Sono qui, nella terra dove io ho vissuto – aggiunge – Ho già espresso la mia idea: i loro beni dovrebbero essere sequestrati per aiutare i profughi che vengono in Italia. Perché devono essere gli italiani a pagare per i crimini di guerra compiuti dai russi?». 

L’ultima volta che Vladislav è stato in città, era ottobre dell’anno scorso. «Spero di tornare presto – dice – mi mancano i miei amici. Ogni volta che torno e li vedo per me è una festa. A Grosseto mi sento a casa anche se è cambiata tanto: prima all’inizio del corso c’era la pizza del Pollo d’oro, ora c’è il kebab. Si è trasformata, si è aperta. E i miei amici, così come tanti maremmani che ho conosciuto via via, si sono dimostrati persone con un gran cuore: mi mancano, spero di vederli presto». 

 

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