Marras duro: «Pd, non bastano le dimissioni del segretario» Skip to content

Marras duro: «Pd, non bastano le dimissioni del segretario»

L’assessore critico con la gestione del partito. Posizione forte anche del segretario provinciale Giacomo Termine: «Dobbiamo rifondarci»
Leonardo Marras
Leonardo Marras

GROSSETO. Sia l’assessore regionale Leonardo Marras che il segretario provinciale Giacomo Termine affidano a post su Facebook la loro riflessione post-elezioni. Elezioni che, per il Pd, sono andate decisamente male. Tanto che Letta non si ricandiderà alla segreteria al prossimo congresso. Non si dimette, ma l’effetto è lo stesso.

Marras: «Apriamo le porte, speriamo che qualcuno ci sostituisca»

«Purtroppo  – scrive – il verdetto per la Maremma è ancora più duro: dopo Enrico Rossi, nemmeno Marco Simiani è stato eletto, vittima del “flipper”, una delle stravaganze della legge elettorale. Lo abbraccio e lo ringrazio di cuore per l’impegno e la passione che, anche questa volta, ci ha messo. Un grande in bocca al lupo a Silvio Franceschelli che avrà il compito, arduo, di rappresentarci da solo in un collegio vastissimo».

«Il risultato elettorale era scritto, le dimensioni del divario stanno nell’ordine delle cose: il centrodestra ormai è il partito della Meloni più due relitti, Forza Italia e Lega, comunque decisivi per tenere una maggioranza in Parlamento. L’Italia avrà dunque un Governo di destra e le sorti dell’economia e la tenuta sociale di questo momento così buio, saranno affidate a loro. Non giudico prima, ma a leggere i programmi non c’è da essere tanto sereni!»

«Rispettiamo la volontà popolare ma non neghiamo che a questo risultato nessuno ha saputo contrapporre una proposta realmente alternativa».

«Calenda e Renzi hanno pensato di sfruttare il passaggio per avviare un loro progetto politico di scalata alla Macron».

«I Cinque Stelle hanno capito che stare all’opposizione è più facile per darsi sempre ragione e poi, se non si è capaci, è meglio mettersi in disparte».

«Il PD di Letta ci ha provato seriamente nonostante tanti errori, non solo suoi. Avere incensato Conte, leader di un altro partito che poi ti tradisce all’ultimo è il più grave di tutti, pensando di esercitare una velleitaria egemonia politica nei confronti dei grillini. La ricerca dell’unità interna non è stata sufficiente e non si è nemmeno difeso, fino in fondo, il lavoro svolto nel governo Draghi. Anzi, oggi in molti lo rinnegano. Gli occhi di tigre non li ha avuti nessuno, salvo qualche accenno rancoroso che si è visto nella gestione confusa delle liste».

«Epperò se non si ricomincia è la fine. Mi aspetto una riflessione profonda come quella invocata nel 2018, perché l’esito oggi è poco diverso e gli effetti ancora più severi. Chi pensò di strambare nella linea politica alla fine ci ha riportati alla partenza e allora forse serve qualche soluzione ancora più drastica e un rinnovamento molto diffuso e profondo di linea, di assetto organizzativo, di proposta politica e di guida. Cambiare solo il segretario non basta. Abbiamo visto che affidare a uno scalatore il compito di arrivare in cima alla vetta, al di là delle sue doti, è totalmente inutile se non si cambia la bici e si spinge in tanti lungo la salita».

«Apriamo le porte e qualcuno entrerà a darci una mano, sperando che ci sostituisca. Non rimaniamo gelosi di spazi ormai angusti, in cui ci siamo rintanati».

Termine: «Pd partito da rifondare»

«Le elezioni hanno determinato una sonora sconfitta per il Pd – scrive Giacomo Termine -, peggiore di quella del 2018 visto che in 5 anni il Pd ha perso quasi un milione di voti. Chi (come me) ha fatto campagna elettorale lungo la nostra provincia il risultato non è stata una doccia fredda, i segnali erano chiari e oggi assistiamo all’ennesimo risultato negativo nazionale nonostante gli ottimi risultati dei nostri amministratori a livello locale. In tutta la provincia il centro sinistra ha vinto solo a Monterotondo».

«Nel 2023 ci sarà il congresso del Pd ed io sono convinto che sia ormai una necessità. Deve essere stabilita con chiarezza l’identità del Pd, la sua linea politica e la sua strategia. Tenteranno di spostare la discussione sui nomi, sugli schemi, sull’importanza di preservare i quadri dirigenti con le solite logiche correntizie e sulle alleanze ma non dobbiamo spostarci dalle questioni di merito. Questo non è più rimandabile».

Il segretario del Pd, Giacomo Termine
Il segretario del Pd, Giacomo Termine –

«Nonostante questa legge elettorale imponesse di fare dei patti elettorali/alleanze larghe per non consegnare il paese al fronte del centro destra siamo passati dal campo largo alla riserva indiana».

«Con i 5 Stelle non si poteva avere un rapporto perché hanno dato l’appiglio per far saltare il governo Draghi. Una rottura irrinunciabile poiché l’agenda Draghi era una priorità del paese, salvo poi tessere una alleanza/patto elettorale con gli anti draghiani di sinistra appartenenti al partito di Fratoianni che si sono sempre opposti al Pd e al governo. Su Di Maio bene che non dica nulla, i fatti sono così evidenti che ogni commento risulta superfluo. Il terzo polo ha raggiunto un buon risultato, ci fosse stato un lavoro per mettersi a disposizione di una larga coalizione forse oggi parleremmo di un’altra storia».

«Abbiamo assistito ad una campagna elettorale incentrata sulla ricerca del voto utile, generata da una debolezza identitaria del Pd che non è riuscito ad accreditarsi ed essere strumento utile per rispondere ai bisogni delle comunità. Essere i “responsabili”, i “migliori”, quelli “logorati dal potere” è un vestito che non può suscitare e spingere una comunità politica».

«I nostri candidati si sono spesi con passione ed enorme impegno. Sono fiducioso che Marco Simiani riuscirà ad essere eletto (alla fine, per poco, ma non ce l’ha fatta, ndr), la sua generosità l’abbiamo vista anche in questa campagna elettorale e insieme sono sicuro che potremo raggiungere importanti obiettivi per la nostra provincia nel prossimo futuro. Enrico Rossi non è riuscito a prevalere ma non posso che esprimere stima per come ha affrontato questa campagna: spendersi con quella intensità e competenza in un collegio complesso come il nostro non era assolutamente scontato, abbiamo visto la qualità dell’uomo e del politico».

Mai più liste fatte dalle segreterie

«Una rifondazione del Pd passa (e forse soprattutto) anche dalla possibilità di avere dei rappresentanti scelti da noi cittadini o militanti. Le liste fatte dalle segreterie? No grazie, mai più».

«Buon lavoro a chi ha vinto. Ritengo che un primo atto di intelligenza possa essere quello di proporre una bicamerale per le riforme di cui necessità questo paese. Il Pd su questo tema (a parte in questa campagna elettorale) ha dato sempre in forte contributo di idee».

 

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