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In pensione dopo 35 anni in tribunale: «La giustizia funziona»

La prima esperienza nella pretura mandamentale di Orbetello, poi l’arrivo a Grosseto e la passione per la musica: il saluto di Livrieri ai colleghi. Che però, lo vedranno ancora per un po’
Gerardo Livrieri nel suo ufficio al quarto piano del tribunale di Grosseto @maremmaoggi

GROSSETO. La sua scrivania è coperta dalle carte, dai fascicoli, dalle circolari e dagli appunti. Ci sono cartelline ovunque, ci sono biglietti e vecchi ricordi. Come la laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione professionale, chiusa nell’armadio del suo ufficio al quarto piano del tribunale di Grosseto. «Mio padre volle incorniciarlo, lo tengo sempre con me». Gerardo Livrieri, direttore del settore penale del tribunale di Grosseto, va in pensione

Dal 1° febbraio sarebbe a riposo. Ma ha scelto di restare, qualche giorno alla settimana, per verificare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Glielo ha chiesto la presidente del tribunale, Laura Di Girolamo. «E io ho detto di sì – spiega – È un bell’impegno ma è un compito che svolgo volentieri». 

Quando ad indagare erano le preture

Sentire Livrieri raccontare la sua storia significa attraversare 35 anni di amministrazione della giustizia in Maremma. Nato a Salerno, dopo la laurea e l’abilitazione decise di partecipare ad alcuni concorsi pubblici. «Vinsi quello della pretura mandamentale a Orbetello – racconta – dove mi trasferii. Pretore era Michele Addimandi, poi diventato presidente del tribunale di Grosseto. Insieme a lui ho imparato un lavoro che poi ho continuato a fare per tutti questi anni, quando le funzioni non erano separate come lo sono state dopo, tra Procura e tribunale». 

E soprattutto, sulla laguna, dove Gerardo Livrieri ha sempre vissuto, si è occupato di tutto: penale, civile. «Reati in materia di edilizia, soprattutto – ricorda – era quella la specializzazione della nostra pretura in quegli anni. Avevamo 8 comuni da seguire e una gran litigiosità: è stata una grandissima palestra».

Gerardo Livrieri in tribunale

Capitava, in quegli anni, che il pretore, oltre a svolgere la funzione di giudice si occupasse di sequestri, di corpi di reato, di altre funzioni che poi, con il passare degli anni e delle riforme, sono cambiate. 

Livrieri le ha viste e studiate tutte: le ha imparate, le ha condivise con i suoi colleghi, fino all’arrivo, nel 2013, al tribunale di Grosseto. 

Il banco di prova del processo Concordia

Se c’è un caso su tutti che ha fatto conoscere il tribunale di Grosseto – e l’efficienza del settore penale, quello diretto da Livrieri – a tutto il mondo, è stato il processo Concordia. «Quando sono arrivato io – ricorda – nel 2013, il processo era già cominciato. Ma per due anni, fino alla sentenza, il tribunale di Grosseto ha dato prova di grandissima efficienza». 

La sentenza di condanna del comandante Francesco Schettino è stata letta l’11 febbraio 2015 durante l’ultima udienza, ospitata come le altre 70 al Teatro Moderno dove sfilarono testimoni, protagonisti, sopravvissuti: 180 testi e 18 periti.

La giustizia che funziona

Dal suo osservatorio, Livrieri vede tutto quello che i cittadini ignorano. E che qualche volta far dire loro che la giustizia non funziona. «A Grosseto ho avuto la fortuna di lavorare con colleghe e colleghi con i quali sono sempre andato d’accordo – dice – e ho sempre avuto un ottimo rapporto con i magistrati come con gli avvocati. Abbiamo la fortuna di avere giudici esperti, persone in gamba che non si tirano mai indietro. Il nostro tribunale, nel settore penale, è diventato uno dei fiori all’occhiello della giustizia in Italia: abbiamo avuto due ispezioni ed entrambe sono sono andate molto bene. Quando sono arrivato all’ufficio gip c’erano 23.000 pendenze, oggi grazie al lavoro che abbiamo fatto tutti insieme, sono 2.800». 

La giustizia, insomma, funziona e bene. «Le persone non sanno che i giudici sono sottoposti a verifiche continue e anche approfondite – dice – e che a Grosseto non ci sono mai stati problemi di alcun tipo: mai che ci sia sfuggita l’esecuzione di una misura o che qualcuno sia stato scarcerato, ad esempio, perché gli uffici non avevano fatto bene il proprio lavoro». 

La passione per la chitarra e il passato da musicista

Ora che – grazie all’impegno di Banca Tema, che coprirà il rimborso spese di Livrieri – il direttore del settore penale del tribunale, resterà al lavoro qualche giorno alla settimana per seguire l’Ufficio di raccolta dei dati statistici del tribunale, voluto dalla presidente Di Girolamo e autorizzato dal ministero della Giustizia, per verificare proprio il perseguimento degli obiettivi del Pnrr, potrà anche tornare a dedicarsi alle sue passioni. 

Livrieri, che ha una figlia, Francesca, potrebbe rimettersi a studiare musica.  «Avevo un gruppo, suonavo la chitarra – dice – con il quale abbiamo accompagnato i Pooh, gli Alunni del Sole e Maurizio Arcieri. Era divertentissimo, allora, suonare. Ho ricominciato a studiare e ora che avrò tempo, rispolvererò questa vecchia passione». Senza però lasciare il tribunale, che resterà ancora per un po’ la sua seconda casa. 

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