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L’ultimo rombo per Leo e Mattia

All’uscita dalla chiesa il feretro di Di Marte è rimasto fermo, circondato da abbracci, lacrime, dolore. Sgassate sul piazzale della chiesa di Pomonte e caschi per terra per l’addio a Cappellani
Sopra i funerali di Leonardo Di Marte, a Grosseto, sotto i funerali di Mattia Cappellani, a Pomonte
Sopra, un momento dei funerali di Leonardo Di Marte, sotto la folla per l’addio a Mattia

GROSSETO. Il bianco della chiesa “Madre Teresa di Calcutta” è accecante sotto il primo, vero, sole estivo. L’azzurro del cielo è immacolato, senza nuvole, immobile. Via Stati Uniti d’America appare come un fiume in piena, auto, moto, scooter sono diretti verso l’ultimo addio a Leonardo Di Marte. Contemporaneamente Pomonte saluta per sempre Mattia Cappellani. I due motociclisti sono rimasti vittime di uno scontro frontale avvenuto la mattina di domenica 2 giugno sulla provinciale Scansanese, tra Preselle e Pancole. Adesso è il momento del distacco definitivo.
L’attesa di Leonardo si consuma tra il verde del prato dove quattro piccoli olivi osservano la scena muovendo le fronde alla leggera brezza.

Fa caldo ma anche molto freddo

Leonardo amava le due ruote, il sibilo dello scarico, il rombo potente e libero del quattro tempi. Amava il calcio colorato di nero azzurro, aveva giocato nel Cinigiano, cantava il maggio. Leonardo era installatore elettrico. Leonardo aveva solo 38 anni. La moltitudine resta in attesa cercando l’ombra vicino ai muri, fa caldo ma anche molto freddo.


«Lo conoscevo bene, l’ultima volta che ci siamo incontrati era il venerdì prima dell’incidente». Il ragazzo porta una maglietta con la scritta “Maremma Club Ducati”. «Leonardo era iscritto al club, amava le moto in maniera incredibile, quelle uscite rimarranno la nostra colonna sonora – aggiunge sorridendo – piangere non lo riporterà in sella. Allora ridiamo». Si allontana stringendo il casco e i ricordi diventati pietra.

L’ultimo abbraccio a Leo

Leonardo è arrivato, lo portano a braccia sulla rampa che conduce alla chiesa, scompare dietro un mare di teste, silenzio, strazio. Impossibile entrare nel tempio, impossibile spiegare cosa sia accaduto in quel dannato tratto di asfalto, incomprensibile come possa verificarsi uno scontro frontale tra due motociclette. «È la domanda che tutti noi ci stiamo ponendo – dice un altro ragazzo appena sceso dalla moto – sappiamo solo che è molto, molto raro fino a sfiorare l’impossibile. Invece è successo».
La gente è immobile sotto il sole. In chiesa prosegue il rito, l’altoparlante esterno diffonde il nome di Lazzaro. Finora l’unico resuscitato della storia cristiana.
Dopo un lungo applauso, la folla si apre. Leonardo esce ancora a braccia, il carro funebre lo aspetta alla fine della discesa. Leonardo sale. E accade. La gente lo circonda, vuole toccare il legno, vuole sfiorare la macchina, i fiori. Si piange e ci si abbraccia, ci si guarda negli occhi, si stringono le labbra. In silenzio. Nella sua struggente natura è il momento più toccante, vero, umano del funerale. Impossibile partire. L’immagine dura molti minuti, continuano ad arrivare nuove persone per altre lacrime, altro dolore, altro strazio. Leonardo è circondato, è un cordone per tenere lontana la morte, il suo odore schifoso. Il volto abbattuto del prete è uguale a tutti gli altri, per un istante la fede può aspettare.

Leonardo è partito in motocicletta

Leonardo, allora, sale sulla moto, si mette il casco, lo allaccia, chiude la visiera. Allo start il quattro tempi inizia a cantare le sue note, la sua musica, il contagiri sale a 1000, 2000 giri, poi cala al minimo. Leonardo schiaccia la leva della frizione, ingrana la marcia. Lentamente si muove, seconda, terza, quarta. Leonardo alza la mano sinistra alzando il pollice, è tutto ok. Nel frattempo un grosso calabrone atterra su un fiore, si impollina, riparte. Il corso della natura prosegue il suo cammino. Come sempre.

Traffico bloccato e un coro di marmitte per l’addio a Mattia

Il borgo di Pomonte è diventato ancora più piccolo. Non c’era spazio, sulla strada che porta alla chiesa, per contenere tutto il dolore di chi, giovedì 6 giugno, è arrivato fin là per salutare un’ultima volta Mattia Cappellani, il 19enne morto nel tragico incidente di domenica 2 giugno. 

Il Comune di Scansano aveva indetto il lutto cittadino. Lutto significa sentimento di dolore. Ed è quello che la chiesa di Pomonte, che serve una comunità di una sessantina di anime, non è riuscita a contenere. In cinquecento sono arrivati per circondare il feretro con la salma di Mattia. 

Tantissimi ragazzi in moto, tutte schierate davanti alla chiesa. I caschi per terra. Il silenzio irreale in mezzo a tutta quella gente con gli occhi gonfi di lacrime, arrossati dalla disperazione. 

Uno striscione: «Ogni anima ha un colore e ogni lacrima ha il vostro nome». 

Gli amici di Mattia hanno disteso due ali di moto accanto al carro funebre dell’impresa Mariotti e hanno aspettato che il feretro uscisse. Poi hanno acceso le moto e hanno dato gas, per salutare Mattia. Il coro di marmitte ha saturato per qualche minuto lo spazio davanti alla chiesa, dov’erano stati sistemati i caschi per terra. Il rombo delle moto, ancora una volta. L’unico suono che faceva battere il cuore a Mattia

Il suo viaggio è ripreso verso il tempio crematorio. Venerdì 7 giugno l’urna verrà tumulata nel cimitero di Scansano. 

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Autore

  • Giancarlo Mallarini

    Collaboratore di MaremmaOggi. Ho viaggiato sulla carta stampata, ho parlato alla radio e alla televisione. Ora ho la fortuna e il privilegio di scrivere online su maremmaoggi.net. Come lavagna uso il cielo. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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