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«Ho perso una gamba ma ho trovato la vita»

Maddalena Milone ha conquistato l’oro nella categoria parapole ai campionati interregionali: «Ora però bisogna che le protesi siano accessibili a tutti»

GROSSETO. È tornata a casa con una medaglia d’oro al collo. Una medaglia conquistata con fatica e costanza. Ma soprattutto con una caparbietà e una forza che non sempre le donne riescono a trovare. Nemmeno quando di gambe, ne hanno due. Maddalena Milone, nel 2020 ha subito l’amputazione della sua gamba. Ma non si è fatta fermare e oggi, grazie alle insegnanti della Fight gym che l’hanno seguita allenamento dopo allenamento, è tornata a casa laureata campionessa. 

Maddalena con la medaglia d’oro al collo

Una laurea che vale doppio, conquistata grazie alla sua forza incrollabile. 

L’incidente con il paracadute

Maddalena, originaria dell’Abruzzo, è sempre stata uno spirito libero. A Grosseto era arrivata da ragazzina con i suoi genitori e – dopo la laurea e dopo anni passati all’estero – è stata costretta a tornare dopo il terribile incidente avvenuto nel 2016 in Spagna. «Lavoravo per un’azienda di paracadutismo – racconta – Ho fatto un lancio, ho sbagliato una manovra e mi sono schiantata al suolo. Mi sono rotta tutto, in Spagna mi hanno salvato la vita». 

Maddalena Milone in palestra

Le condizioni di Maddalena, dopo l’incidente, erano gravissime: la donna è stata stabilizzata e operata più volte. «Per più di un anno ho dovuto usare la carrozzina per muovermi – spiega – avevo una lesione spinale, barre e chiodi nella schiena. Avevo bisogno della mia famiglia e per questo sono tornata a Grosseto».

Per un anno, la vita di Maddalena è stata un calvario. «Poi sono riuscita a camminare di nuovo e ho cominciato a insegnare – racconta – Sembrava che il peggio fosse passato, ma purtroppo non è stato così». 

«Dopo i primi interventi ho avuto una infezione e da allora mi sono sottoposta a 24 operazioni totali per cercare di salvare la gamba – racconta –  ma non c’è stato verso. A luglio del 2022 non c’era più niente da fare, l’infezione era così estesa che mi mandava continuamente in setticemia. Abbiamo deciso di amputare la gamba».

Pole dance e ginnastica acrobatica nel menu della campionessa

Maddalena ha dovuto imparare a convivere senza la sua gamba sinistra. A indossare la protesi, ma anche ad affrontare la vergogna e la paura. «Dal 2022 ho cominciato a fare terapia al Sant’Orsola a Bologna – dice – è stata lunghissima e anche tanto faticosa. Ma ora riesco non solo a camminare, ma anche a correre. Sono riuscita a recuperare tutti i movimenti»

Maddalena in auto con le sue insegnanti di pole dance della Fight Gym: Marika Bellucci, Alessandra Rustici e Cecilia Mangiavacchi

Maddalena ha sempre praticato sport e questo certamente l’ha aiutata nel suo lungo percorso di recupero dopo l’incidente. «Poi ho pensato che la pole dance mi avrebbe in qualche modo aiutata – dice – così come la ginnastica acrobatica che ho cominciato a praticare insieme alla preparazione atletica. Questa scelta è stata vincente». 

Sabato 15 aprile è arrivato il momento di far vedere al pubblico di che pasta è fatta una campionessa. «È stata la prima gara che ho fatto – dice Maddalena  – Mi vergognavo tantissimo, avevo molta paura. Ma ho deciso di affidarmi alle insegnanti della Pole Fight, ad Alessandra Rustici, Cecilia Mangiavacchi e Marika Bellucci. Alla fine, anche questa scelta ha pagato». 

Maddalena è tornata a casa con una medaglia d’oro al collo che brilla di soddisfazione.  

Messa da parte la paura e la vergogna, Milone ha conquistato la giuria del campionato Interregionale 2023. «Se lo fai bene, questo sport ti aiuta tanto – dice – Serve molta prestanza fisica, lavorare sul palo aiuta a rinforzare tutto il corpo. E poi mi diverto molto, serve anche ad imparare ad esprimersi».

Maddalena si allena ogni giorno. «Faccio due o tre volte alla settimana pole, una ginnastica acrobatica – aggiunge – e gli altri giorni vado a correre». 

La nuova vita di Maddalena

Sono tante le cose che sono cambiate da quando Maddalena ha avuto l’incidente. Da quando ha dovuto scegliere l’amputazione della sua gamba per continuare a vivere. «Fino ad allora a volte mi lamentavo dicendo che avevo solo la salute e che mi mancava tutto il resto – spiega – ora la mia prospettiva si è ribaltata: la malattia mi ha insegnato molte cose che prima davo per scontato. Fare una passeggiata o tornare a fare la spesa in un grande supermercato e scegliere da sola cosa mangiare. Questo è un lusso che oggi finalmente posso concedermi di nuovo».

Maddalena durante un allenamento

La paura è stata una costante negli ultimi anni di vita di Maddalena. «Perdere la gamba, al netto delle altre disabilità mi aveva spaventato molto – dice – Avevo paura di essere lasciata dal fidanzato, che avevo conosciuto solo sei mesi prima. Ma ero io che avevo paura di guardarmi nello specchio. Le persone guardano la mia protesi ma cerco di abituare gli altri a questa mia differenza. Lo faccio a scuola, dove non ho mai avuto problemi con gli studenti, per esempio, ma dove sono stata aggredita da una bidella perché mi ero tolta la protesi che mi faceva male: mi disse che non avevo rispetto e sensibilità. D’estate, però, si muore dal caldo con la protesi, e capita di doverla togliere. 

Protesi per tutti: raccolte più di 70.000 firme 

Oggi Maddalena cammina, vince medaglie con la pole dance, corre e si allena come ginnasta acrobata. Grazie a una protesi, che le permette di svolgere una vita normale. «Una vita che però a molti disabili viene negata – dice – perché le protesi costano tantissimo e quelle sportive, che sono ausili tecnologici, non vengono passate agli invalidi civili».

Maddalena, sulla piattaforma Chenge.Org, ha lanciato la campagna “La disabilità non scade” per chiedere al Ministero della disabilità, delle pari opportunità e del lavoro che venga aggiornato il nomenclatore tariffario, che è rimasto fermo al 1999. «Questo comporta che noi invalidi civili – spiega –  non abbiamo diritti ad ausili tecnologici, come quelli che servono per avere una vita il più possibile vicina alla normalità.  È un diritto poter praticare sport ed è un diritto che tutti abbiano la possibilità di accedere agli ausili tecnologici. Oltre a questo, stiamo lottando anche per ottenere il congedo straordinario per la 104, che non ci viene riconosciuto: sostanzialmente, il disabile che lavora, non ha diritto al congedo e ovviamente non posso permettermi di non lavorare: la pensione di invalidità è di 285 euro al mese. Però sono costretta ad andare al lavoro anche quando sono costretta ad utilizzare le stampelle o quando non posso indossare la protesi per qualche problema. Mi sono vergognata tanto, quando mi è successo».  

Un cuoricino disegnato sulla protesi

La lotta di Maddalena non è ancora finita. «Io sono stata inserita in una sperimentazione – dice – e ho la protesi per questo. Quella di Ambra Sabatini costa 60.000 euro, diecimila in più quella di Martina Caironi. Ma loro sono atlete che hanno partecipato alle Olimpiadi, sono sponsorizzate. Il tecnico Matteo Sella di Somp Ortopedia mi ha fatta entrare nella sperimentazione. Pensate che solo il piede costa 3.500 euro, mentre la lama l’abbiamo trovata in offerta a 2.000 euro. la cuffia da sola costa 700 euro e non se ne può fare a meno».

Una bella immagine di Maddalena Milone

I problemi, per chi ha una disabilità come quella di Maddalena, sono tantissimi. Ma anche la soddisfazione di vedere che comunque, piano piano, la vita torna a scorrere anche in quella parte di te che non c’è più. «Ho insegnato al linguistico Rosmini – dice –  i ragazzi sono stati bravissimi, comprensivi e rispettosi, è stato più difficile con gli adulti. Un po’ siamo noi che ci nascondiamo, io indossavo pantaloni lunghi o cercavo protesi estetiche. Ora invece, comincio quasi a trovarla carina, tanto che ci ho fatto disegnare un cuore sopra».

Un cuore, come quello grande di Fabio, il compagno di Maddalena, o quello delle sue tre insegnanti di pole, Cecilia, Alessandra e Marika, di Riccardo Fuligni, il preparatore di ginnastica acrobatica della Beta Flag, di Davide Velluti, il fisioterapista e del tecnico ortopedico Matteo Sella di Somp Ortopedia. «Sono loro che devo ringraziare – dice – È soltanto grazie a loro che mi sono riuscita a cucire al petto questa medaglia d’oro». 

 

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