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Scoperta l’opera di Amerighi donata alla Diocesi

La tela è stata collocata nella sala San Lorenzo, uno degli ambienti di rappresentanza del palazzo vescovile, dove pranzò il papa Giovanni Paolo II, oggi santo

GROSSETO. Un omaggio alla memoria di Claudio Amerighi e al suo estro pittorico.

Quest’anno il cero di san Lorenzo è decorato con il particolare ripreso da una tela del martirio di Lorenzo, donata alla Diocesi dalla famiglia Banci (Anna, Romeo e Fiammetta), che a sua volta aveva ricevuto il quadro in dono da Amerighi molti anni fa.

La tela è stata collocata nella sala San Lorenzo, uno degli ambienti di rappresentanza del palazzo vescovile. Si tratta della stessa sala dove il 21 maggio 1989 pranzò il papa Giovanni Paolo II, oggi santo, utilizzata ancora oggi per occasioni conviviali o incontri.

È stata scoperta nel pomeriggio del 9 agosto alle 17. Sono intervenuti il vescovo Giovanni, una rappresentanza dei canonici, tra cui don Franco Cencioni, direttore dell’ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici, la famiglia donatrice e Laura Amerighi, sorella del compianto pittore.

San Lorenzo nell’opera di Amerighi

L’opera è un olio su tela di 1,50 metri per 1, da cui emergono i tratti stilistici che hanno sempre caratterizzato le opere del noto pittore grossetano scomparso nel 2007.

San Lorenzo di Claudio Amerighi donato alla Diocesi
La famiglia Banci con don Franco Cencioni e il vescovo Giovanni

Il giovane Lorenzo è raffigurato sdraiato sul fianco destro, nel momento del martirio, con il busto appoggiato sull’avambraccio. Le mani sono legate, come si fa con un prigioniero, e dal laccio che stringe i polsi parte la palma del martirio, mentre tutt’intorno il contesto ha i colori accesi del fuoco. A ricordare il modo terribile in cui, secondo la tradizione, venne martirizzato dai romani per ordine dell’imperatore Valeriano il 10 agosto del 258. Quattro giorni dopo rispetto agli altri membri del collegio dei diaconi romani che furono giustiziati insieme al papa Sisto II.

Sullo sfondo della scena anche la graticola e la lorica, tipica corazza romana.

La figura di Lorenzo, umanizzata, invita chi la osserva a compenetrare nei misteri della fede e dell’esistenza. Il suo corpo, infatti, esprime forza e vigore, ma anche un atteggiamento remissivo, nel segno della donazione della vita.

Una donazione che onora la Diocesi

«Il fatto che la famiglia Banci abbia voluto affidare quest’opera alla Diocesi ci onora ed è un bel segnale – dicono il vescovo Giovanni, il proposto don Ivano Rossi e don Franco Cencioni – perché è l’attenzione verso colei che a Grosseto custodisce il culto e la devozione verso il santo martire, patrono della città dal XII secolo, da quando cioè la sede vescovile venne traslata da Roselle. Ed in questo intreccio di date e di segni sta anche il senso dell’offerta del cero votivo al patrono da parte del Comune».

Fu un gesto che venne introdotto molti anni fa. «Seguendo una tradizione consolidata di molte altre città italiane – raccontano – E da allora ogni anno il cero offerto e acceso durante il Pontificale rinsalda il legame tra la civitas e il suo patrono. Così come il campanone che, durante la processione, sul carro, batte i rintocchi per annunciare il passaggio del santo. È l’antica campana civica, ulteriore sottolineatura di questo intreccio tra elementi sacri e elementi civici, che fanno l’identità del nostro Paese».

«Con questo gesto – dicono Romeo, la moglie Anna e la figlia Fiammetta Banci – vogliamo onorare la Diocesi, il santo patrono e rendere omaggio al compianto Claudio Amerighi, permettendo all’opera un pubblico e più diffuso godimento».

 

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