Quarto controllo al ristorante: «Costretta a mandare via 75 clienti» | MaremmaOggi Skip to content

Quarto controllo al ristorante: «Costretta a mandare via 75 clienti»

In 14 si sono presentati al locale in via Senegal: all’ora di pranzo, costretti a chiudere. La rabbia di Serena Arrigucci: «Trattati come se si fosse dei delinquenti, per pagare il personale devo lavorare»
Il ristorante Da Gigi sotto al palazzo dell'Enegan
Il ristorante Da Gigi, al piano terra del palazzo Enegan, in via Senegal

GROSSETO. Si sono presentati alle 10 di giovedì 16 maggio al ristorante Da Gigi, al piano terra del palazzo Enegan. Più di 10, tra personale dell’Ispettorato del lavoro, Asl e forze dell’ordine. E hanno effettuato un controllo – l’ennesimo, come denuncia Serena Arrigucci, che ha in gestione il locale – che si è protratto fin quasi alle 14.

Costringendo la donna a mandare via una settantacinquina di clienti che avrebbero voluto pranzare lì. 

«Questo è accanimento – dice – Sembrava che per forza dovessero trovare qualcosa per metterci in difficoltà. È il quarto controllo che ci fanno in pochi mesi, io sono esasperata. Per pagare i dipendenti devo lavorare, in questo modo però è difficile farlo». 

Ore di controlli dentro al locale

Quello che è successo nel ristorante Da Gigi, al piano terra del palazzo Enegan giovedì mattina, è il racconto quasi fotocopia di quello che qualche mese fa aveva denunciato Massimo Bismuto, amministratore delegato di Enegan che, in una lunga intervista, aveva raccontato i precedenti tre controlli al ristorante dato in gestione, appunto, a Serena Arrigucci e al marito Gigi.

Allora, la contestazione sollevata fu che uno dei lavandini (ce ne sono 5) all’interno della cucina, non era in regola perché doveva essere munito anche di acqua calda e non solo fredda. Questa volta, i controlli hanno riguardato tutti i locali del ristorante.

«Sono entrati anche nei bagni – dice in lacrime Arrigucci – Hanno chiesto a un dipendente di Enegan che era venuto a prendere un po’ di carta e uno sgrassatore che ruolo svolgesse qui da noi, sostenendo che fosse al lavoro nel locale. Hanno continuato a chiedere a tutti notizie su una ragazza di colore che è spesso qui da me, ma solo perché siamo amiche». 

Il controllo è andato avanti per ore: nel locale c’era una ragazza neoassunta, che però non aveva ancora perfezionato il contratto: «Mercoledì ho chiamato più volte la commercialista che non mi ha mai risposto – dice ancora – ma abbiamo fornito tutti i documenti. Se volevano fare il verbale potevano farlo e poi lasciarmi lavorare, invece sono stata costretta a chiudere e non so nemmeno se venerdì aprirò». 

Ci sarebbe stato anche il problema dei computer che non funzionavano e che non hanno permesso di trasmettere in tempo il Dvr, il Documento di valutazione del rischio.

«Come se quel problema – aggiunge – riguardasse me e non il sistema di trasmissione che non funziona». 

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