GROSSETO. L’arrivo del maggio è onorato fin dal tempo dei romani e la Maremma anche in questo 2023 non perde la tradizione. Anzi, il ritmo visto che si suona e si canta.
Sì perché, sempre come tradizione vuole, dall’Amiata al Tirreno questi sono giorni in cui gruppi di cantori e musicisti, armati di fisarmonica e strumenti vari, iniziano a popolare le campagne.
Oggi il loro girovagare è più limitato, vengono organizzati spesso dei ritrovi. In passato, i gruppi di maggerini giravano di più per i vari poderi, cercando di non saltarne alcuno. Approdando nell’aia per cantare l’arrivo della bella stagione, quella del raccolto. Raccogliendo a loro volta qualcosa alla fine di ogni tappa della festa.
I contadini lasciavano (e lasciano ancora) nei loro panieri salumi, bottiglie di vino, formaggio. Tutta una serie di bontà che poi finisce la sera sulla tavola della cena o “ribotta”. Un momento di ritrovo in cui tutti i maggerini del gruppo si ritrovano ai lati della stessa tavola per mangiare insieme.
Una storia rinnovata
In Maremma sono molti i gruppi che da settimane oramai stanno provando le musiche e i testi. Si va dai “La Monticellese, ai “Pettirossi di Roccastrada” e ai “Pici ‘gnoranti“. Dai “Briganti di Maremma” ai “Maremma biutifulle“, uno dei più giovani.
Tra i gruppi di più recente costituzione c’è anche quello dei Carbonai di Maremma: la base è a Roselle, paese poco lontano dalla casa dove viveva Morbello Vergari.
Il gruppo è nato circa 4 anni fa grazie alla passione per la tradizione popolare di alcuni appassionati come la preside dell’agrario Cinzia Machetti, unita ad altri rosellani come Paolo Roghi e Catia Bardi. Insieme a Salvatore Cammarasana, Luigi Finamore, Amedeo Simoni, Lucilla Dani e Leo Carboni, provenienti da altre esperienze legate alla tradizione polare, sono partiti con le gambe della Proloco Roselle e tanta voglia di divertirsi e stare insieme.
Il grande raduno, ora si è diffuso in tutta la provincia
Con la benedizione del maestro Chechi, voce e poeta storico della tradizione popolare, la Proloco è già da oltre 10 anni che ha riportato nella frazione i raduni legati alla tradizione dei canti del maggio. Dopo la pandemia hanno ripreso forza e stanno prendendo piede in tutta la provincia. «Ricordo che a fine anni 70-80 a Grosseto in piazza Dante si faceva il grande raduno popolare dei maggerini – racconta Paolo Roghi – Il 30 sera il centro pullulava di persone. Sull’onda di quei grandi incontri a Roselle lo abbiamo iniziato a riproporre con successo. Quest’anno non è stato possibile, ne faremo uno simile ma il 13 maggio. Per il prossimo anno invece vorremmo riprendere a farli rispettando le date della tradizione».

Il 30 aprile i Carbonai di Maremma saranno impegnati tra Roselle, Braccagni e Grosseto. Il 1° maggio invece si sposteranno verso Marina, dove insieme ad altri gruppi si ritroveranno per cantare insieme il maggio.
«Mi ricordo che prima non perdevamo un podere dove fermarci per cantare – ricorda Roghi – negli anni è un po’ cambiato, veniamo anche invitati e per andare da tutti spesso non c’è tempo. Prima c’erano anche molte più squadre ed era più facile che ogni podere venisse raggiunto. Ma la tradizione rimane sempre la stessa e soprattutto nei ritrovi è possibile sentire anche le canzoni e le musiche preparate dagli altri gruppi».
A Braccagni si cambia musica, ma non si perde la tradizione
Braccagni è uno dei luoghi principali di ritrovo delle squadre dei cantori in provincia. Storicamente i maggiaioli si ritrovavano nell’oliveto di fronte al paese, ai piedi di Montepescali.
Quest’anno anche per non perdere la tradizione il raduno verrà comunque fatto a Braccagni, al centro anziani “Gli anta”.
Il padrone di casa è il “Gruppo tradizioni popolari di Braccagni aps Galli Silvestro“. Le squadre verranno da tutta la provincia ma anche da Lucca e da Siena.
A raccontare entusiasta del ritrovo annuale è Maurilio Boni. «Ho iniziato a cantare il maggio che avevo 12 anni – dice Maurilio, che di anni ne ha superati 70 – Col gruppo difficilmente facciamo aderire le canzoni ai fatti di attualità e alla politica. Il nostro è un inno alla primavera, al risveglio della natura, un canto augurale. Per noi il maggio è questo».
«Fondamentalmente il gruppo è formato da cantori, poeti e musicisti – dice Maurilio – c’è l’alberaio che porta l’albero e il corbellaio, per la raccolta dei doni. L’albero è sostanzialmente un ramo di alloro. Colto, come da tradizione, a luna calante e addobbato dalle persone della squadra. Prima nei poderi l’albero era la prima cosa che entrava, la parte augurale che apriva le attività nel podere».
Il ramo è colorato da fiori di carta, e oggetti luccicanti messi a mo’ di amuleti.
«Con i colori e lo s si rcintillio si rappresenta il fiorire dei colori della primavera – conclude Boni – Così salutiamo questa stagione del 2023 nel migliore dei modi, sperando che il meteo ci assista. In caso contrario, canteremo anche al coperto, il sole dopo la pioggia tornerà».

Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro.
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