Vivarelli Colonna: «Mi hanno privato della libertà di parola» Skip to content

Vivarelli Colonna: «Mi hanno privato della libertà di parola»

Ma l’Anpi ribatte: «Il sindaco ha avuto piena facoltà di parlare, ma ha perso l’occasione di chiedere scusa all’intera comunità dei maremmani»
Vivarelli Colonna alla commemorazione di Maiano Lavacchio
Vivarelli Colonna durante la manifestazione

GROSSETO. Non l’ha presa bene, il sindaco Vivarelli Colonna, la contestazione del suo discorso alla commemorazione di Maiano Lavacchio. Alla quale, va ricordato, si è presentato una settimana dopo aver deciso di intitolare una via a Giorgio Almirante. Peraltro senza fascia tricolore, come avevano i rappresentanti degli altri comuni, a partire dalla commissaria prefettizia di Magliano in Toscana, Maria Paola Corritore, e la fascia blu della Provincia, il presidente Francesco Limatola

Dunque era lì – e avrebbe dovuto parlare – come privato cittadino, non come primo cittadino e rappresentante di un’intera comunità. Ruolo che gli è stato attribuito dalla maggioranza dei grossetani e il cui simbolo è, appunto, la fascia tricolore. 

Non gli sono andati giù i fischi e il coro di “Bella ciao” intonato a gran voce dalla gran parte dei presenti. E ha affidato il suo disappunto a un post sul profilo facebook, accompagnato dal video del suo discorso, precisando che è una mancanza di rispetto non solo verso la sua persona, ma anche dell’istituzione che rappresenta. 

«Istituzione più volte richiamata dagli interventi, ma anche e soprattutto verso i ragazzi che erano venuti ad ascoltare. Non hanno potuto sentire, gli è stata tolta la libertà dell’ascolto con canti e fischi, perché la cerimonia di Maiano Lavacchio è diventata un pretesto per screditare l’intera ricorrenza e accentuare quel clima di divisione, che avremmo il dovere di superare».

Per dovere di cronaca, Vivarelli Colonna, dopo la contestazione inziale, ha letto tutto il suo discorso senza interruzioni.

A testa bassa contro l’Anpi

Infine un attacco all’associazione nazionale partigiani d’Italia. «Un minuto prima il silenzio che riporta la memoria indietro nel tempo, tutti assorti a posare la corona in ricordo delle vittime. Subito dopo seduti sul ceppo commemorativo accanto alla corona appena deposta a raccogliere il tesseramento dell’Associazione. Se il rispetto non si ha nei confronti della persona, si ha il dovere di averlo quantomeno nei confronti di chi ricordiamo, altrimenti si rischia di essere proprio come i mercanti nel tempio», ha scritto Vivarelli Colonna.

L’associazione: «Il sindaco non ascolta i propri concittadini»

La risposta del comitato provinciale dell’Anpi non si è fatta attendere, sulla pagina facebook dell’associazione. Rivolgendosi direttamente a Vivarelli Colonna, scrive: «nonostante l’evidente assenza della fascia tricolore come previsto dall’articolo 50 del D. Lgs. 267/2000, anche questa volta le è stata garantita piena ed assoluta facoltà di parola, naturalmente con la speranza di poter cogliere le sue scuse, seppur tardive, all’intera comunità maremmana.

Anche questo ennesimo atto di fiducia è andato purtroppo sprecato, preferendo proseguire nei tentavi di spostare l’attenzione su recriminazioni personali e attacchi scomposti a chi quella memoria contribuisce a custodirla e tramandarla, recriminazioni peraltro non nuove e non suffragate da alcuna evidenza.

Anche questa volta, messo dinnanzi ad un bivio, ha scelto di imboccare la strada sbagliata. Rifiutandosi di ascoltare le sue concittadine e i suoi concittadini che in questi giorni si sono mobilitati per fare sentire la propria profonda indignazione, ha inspiegabilmente preferito dismettere le insegne della Repubblica Italiana quale rappresentante pubblico di un’intera comunità, per indossare elmetto e divisa.

La comunità che rappresenta, la Costituzione sulla quale ha giurato che è impregnata delle lacrime e del sangue delle vittime della dittatura fascista, meritano rispetto. Anche il suo», conclude la nota dell’Anpi.

Solidarietà al sindaco da Fratelli d’Italia

Solidarietà a Vivarelli Colonna è arrivata da Fabrizio Rossi, assessore del Comune capoluogo e deputato di FdI, che bolla come vergognosa la mancanza di rispetto «non solo verso il primo cittadino – scrive – ma soprattutto verso la commemorazione di quei giovani morti trucidati a Maiano Lavacchio,  morti innocenti, vittime dell’odio e della guerra civile.

È da anni che cerco in tutti i modi e mezzi, di portare il messaggio di dialogo e la pacificazione nazionale che spezzi odio e rancore per quella triste e brutta pagina della storia italiana. Ma purtroppo devo constatare che ancora oggi da alcune parti, se pur vorrebbero far credere che non esista, questo odio è ancora molto forte, ma solo in alcune frange di estremisti».

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