Morì dopo la lite: «Nuova perizia sui video» | MaremmaOggi Skip to content

Morì dopo la lite: «Nuova perizia sui video»

La richiesta del sostituto procuratore Salvatore Ferraro per accertare se il file delle telecamere sia stato manomesso o meno. Sul manico della zappa trovato Dna della vittima e dell’imputato
Via della Dogana, dove scoppiò la lite

GROSSETO. Non è bastata la perizia del consulente Luca Cadonici a chiarire i dubbi sui video delle telecamere di videosorveglianza ripresi la mattina del 23 luglio 2020, quando scoppiò la lite in via della Dogana e quando Ivo Tamantini, 78 anni, rimase per terra in una pozza di sangue.

In conseguenza – sostiene il sostituto procuratore Salvatore Ferraro – di un’aggressione da parte di Alessandro Boccagna, l’ex militare di 54 anni, accusato di omicidio preterintenzionale

Impossibile cancellare i video con l’app

Gli accertamenti disposti dalla Procura sulle schede contenute nelle telecamere non sono però bastati a sciogliere i dubbi della corte d’assise, presidente Laura Di Girolamo, giudice Marco Bilisari, sull’ipotesi che parte delle immagini siano state cancellate. Perché da una parte, agli atti, c’è un’intercettazione nella quale la moglie dell’ex militare che dice di aver cancellato un pezzo con l’app.

«Con l’applicazione – dice il consulente in aula – non è possibile cancellare il video». Ma con un altro sistema informatico, ad esempio attraverso il cloud sul quale possono essere caricati i filmati o con altri strumenti informatici, l’eliminazione di parte di video potrebbe essere possibile.

È per questo, per rispondere alla domanda della presidente Di Girolamo che il sostituto procuratore ha chiesto la possibilità che le telecamere di videosorveglianza e  quindi il video realizzato quella mattina, nel quale c’è un buco di 7 o 8 minuti, fossero analizzate da un altro consulente, esperto proprio in questo tipo di accertamenti. 

La zappa sotto la lente del Ris

Analisi biologiche e chimiche sono state invece fatte sulla zappa, trovata spezzata in due dalla polizia la mattina dell’intervento in via della Dogana. Chi si aspettava che su quella che è stata indicata da Boccagna come “l’arma” impugnata da Tamantini per colpirlo, ci fossero innumerevoli impronte sia digitali che ematiche, si è dovuto ricredere. 

A sinistra, Alessandro Boccagna con il suo difensore Lorenzo Borghi @maremmaoggi

Sono stati i tecnici del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Roma a eseguire gli accertamenti sulla zappa. 

«Sulla parte più lunga – dicono i due esperti – non c’era alcuna impronta dell’imputato. Il manico di legno è liscio ed è difficile che sulla sua superficie restino impronte». 

Un biologo e un dattiloscopista: sono questi i profili dei due carabinieri del Ris che hanno analizzato l’Arma. E se sul manico della zappa è stato trovato solo un frammento di un’impronta che non corrisponde a quella di Boccagna, diversa la risposta arrivata dalle analisi delle tracce biologiche, appartenenti a due persone: alla vittima e all’imputato. 

Sulla lama della testa della zappa è stato isolato il solo profilo della vittima. «Non si tratta di sangue  – spiegano i consulenti – ma potrebbero essere tracce di sudore o pelle. Tracce biologiche dell’imputato sono state rilevate sui denti della testa della zappa, mentre sul manico ci sono tracce di entrambi». 

Il consulente dell’ex militare: «Colpito da sinistra a destra»

Difeso dagli avvocati Lorenzo Borghi e Mario Tamberi, Boccagna ha sempre sostenuto, fin dal primo interrogatorio, di essere stato aggredito da Tamantini al culmine di una lite per la servitù di passaggio dal giardino di casa sua. 

In tribunale, durante l’udienza del processo che si è celebrata mercoledì 26 aprile, a tentare di ricostruire quanto accaduto in via della Dogana, è stato il consulente dell’ex militare, Paride Minervini, ufficiale superiore dell’esercito in congedo ed esperto in diritto e tecniche di investigazione.

Da sinistra l’avvocato Lorenzo Borghi, Carlo Valle e a destra il pm Salvatore Ferraro

È una lunga perizia fatta di slide proiettate sul maxi schermo dell’aula del tribunale quella presentata dal consulente.

Una consulenza che ricostruisce molti elementi dell’intera vicenda, a partire dalla misurazione della distanza tra il giardino della casa e lo stradello utilizzato dall’anziano per andare nel suo terreno, «che è di 12,5 metri e non di 20» fino all’analisi al rallentatore, del filmato della telecamera che ha ripreso la lite. 

«Si vedono i colpi della zappa, che vanno da sinistra verso destra – dice il consulente – mentre la polizia ha sostenuto il contrario». Ma chi c’era alla sinistra dell’immagine delle telecamere, Tamantini o Boccagna? Chi, quindi, impugnava la zappa per colpire? Sono questi i dubbi sollevati dal pm e dall’avvocato di parte civile, Carlo Valle

Una ricostruzione «ideale»

«Tamantini colpisce Boccagna – spiega il consulente – l’ex militare si difende alzando le braccia. Poi viene sferrato un altro colpo: Boccagna per schivarlo si abbassa e viene colpito alla schiena, dopodiché la zappa si spezza».

Tra i due sarebbe poi scoppiata una colluttazione e Tamantini, spinto da Boccagna per allontanarlo da sé, sarebbe inciampato nello scalino alto 5 centimetri creato dallo sterro lungo la strada. 

«C’è poi un testimone – dice ancora il consulente – che non è stato individuato e che si ferma a guardare verso la scena mettendosi una mano sulla fronte per coprirsi dal sole». 

Una ricostruzione, quella del consulente, che non chiarisce però tutti i punti toccati dal pm durante il processo. Tra i quali, perché l’ex militare accusato di omicidio preterintenzionale non ha mai detto, nemmeno quando è stato sentito in aula, di essere stato colpito alla schiena con la zappa dopo essersi chinato.

«Questa è la ricostruzione ideale – dice il consulente – la zappa può essersi spezzata senza provocare ferite troppo profonde perché era vecchia e il manico già pieno di crepe». 

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