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Grosseto e il neorealismo di Margini: cronaca di un successo

Ambientato nel 2008, risulta attualissimo: il capoluogo fa da sfondo a un film che veste con una risata e la passione del punk, una schietta critica sociale. Grande successo per il debutto
Un fermo immagine da una scena del film girata sull’argine dell’Ombrone

GROSSETO. Potrebbe essere il 2022. Ma nel film è il 2008. Sono personaggi “inventati”, ma potrebbero benissimo essere reali. Nato dall’idea di Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti, Margini porta nelle sale cinematografiche la verità. Nuda e cruda. Qui le amicizie e le coppie si scontrano su temi veri e comuni a molti: le attenzioni, gli impegni, le passioni, i soldi. Niente compasso, non si gira intorno a niente, niente romanzo: se non va bene qualcosa partono le parolacce, si discute e se la si fa lunga, arrivano anche i cazzotti.

Margini ci dimostra che il neorealismo nel cinema, in fondo, non è mai morto. Nato del periodo della Seconda guerra mondiale e maturato subito dopo, parlava dell’Italia senza troppi filtri. Così hanno fatto molti film in altrettanti momenti critici del nostro Paese.

Più recentemente c’è stata la crisi economica del 2008: neanche a farlo apposta l’anno in cui è ambientato il lungometraggio. Ora la pandemia, che ha scandito i tempi delle riprese del film.

Margini si conferma un film sul provarci per riuscire. Con i suoi personaggi intenti nell’impresa, ruota a tutto gas intorno a una città “di provincia” che, purtroppo, ha tutta l’aria di essere defunta, o perlomeno, ben anestetizzata. Una sorta di paziente che viene esposta davanti allo spettatore: diviso tra riconoscerne i tratti (i parchi cittadini, i quartieri, gli interpreti, i modi di fare) ed elaborare una soluzione per l’operazione.

Benvenuti nella palude: «A due ore da tutto»

Molti noteranno che da quel 2008 in cui Margini è ambientato, poco è cambiato: la realtà di Grosseto è ancora spesso percepita lontana da tutto. «A due ore da Firenze, a due ore da Pisa, a due ore da Roma» dice uno dei tre personaggi principali durante le prime scene. Utili e ben costruite, a buon servizio del pubblico delle metropoli che riesce così a contestualizzare meglio l’ambiente in cui il film nuota. Per alcuni grossetani, un ulteriore bagno in quella che anche nel film viene chiamata “palude”.

I tre ragazzi che conducono la scena, Iacopo (Matteo Creatini), Edoardo (Emanuele Linfatti) e Michele (Francesco Turbanti), potrebbero essere tre ragazzi di Grosseto qualunque. Loro suonano street punk, ma sono molti quelli che potrebbero rivedersi nelle loro figure pur suonando altro genere, ma anche facendo tutt’altro.

Il trio, dopo l’ultima esibizione a una festa dell’Unità dove è chiaro che la città neanche comprende che genere suonino, attendono di essere chiamati per aprire un concerto importante a Bologna. La data salta. Michele, il trascinatore del gruppo (che, non per caso, assomiglia tanto a David Bardelli del Rudeness di Grosseto) si impunta per portare il gruppo del concerto saltato, i Defense (interpretati dai Payback), a Grosseto.

Con una chiamata ci riuscirà, ma l’iniziale gioia dei tre si tramuterà in arrabbiature, delusioni ed enormi difficoltà da affrontare.

Grosseto si rivelerà complice. L’amministrazione ha il volto di una rappresentante disinteressata anche solo alle potenzialità dell’evento e impossibilitata a fornire un aiuto: i fondi erano stati dirottati sulla rievocazione storica dell’assedio di Ludovico il bavaro. Gli altri aiuti ai quali i ragazzi si appellano non offrono alternative valide né trattamenti amichevoli. 

Per la sede del concerto sarà scelta una nota sala cittadina spesso utilizzata per eventi anche familiari. Ma per arrivare a realizzarlo, quanta fatica, quanti sbagli, quante persone perse lungo il percorso.

Una scena dal film Margini

A tornare e ritornare sullo schermo, però, saranno sempre le vacche maremmane, spauracchio e fantasma di una tradizione locale che non solo metaforicamente spesso sembra pararsi davanti, con tanto di corna e bruno mantello, alle ambizioni dei giovani grossetani.

Falsetti e Turbanti hanno fatto un gran lavoro: il premio del pubblico “The film club” alla Settimana della critica, durante la mostra internazionale del cinema di Venezia, è sicuramente meritato. Allo stesso modo si meriterà tutto il pubblico possibile. Soprattutto quello della classe politica, per la quale, dalle pendici delle Alpi fino al cratere dell’Etna, Margini suona una campanella. E pare quella della fine ricreazione.

Per farla tornare più possibile attenta ai problemi che i giovani, soprattutto “in provincia”, manifestano di più.

Margini a Grosseto

Margini è sbarcato in città il 10 settembre al multisala Aurelia Antica ed è stato subito un successo: la sala in tutti gli orari disponibili è stata praticamente sempre gremita, i posti sono stati prenotati sin dal primo giorno in cui è stato possibile farlo.

Gli artisti, dalla regia alla troupe alla produzione, sono stati presenti prima delle proiezioni, per salutare il pubblico.

 

 
 
 
 
 
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Uno spiraglio si apre per chi vorrà vedere il film nei prossimi giorni visto che è stata prolungata la sua permanenza nel cinema: la prenotazione continuerà sicuramente ad essere il mezzo più sicuro per accaparrarsi un posto.

 

 
 
 
 
 
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Il primo giorno di proiezioni è terminato con un concerto di band tra cui i “Pegs” (la band con  Falsetti e Turbanti) appena fuori dall’Eden, tra fan scatenati e un pubblico di giovani e meno giovani incuriositi.

 

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