Lavoratori a nero, l'allarme della Cisl | MaremmaOggi Skip to content

Lavoratori a nero, l’allarme della Cisl

Gobbi, segretario della Fisascat: «Se sono necessari devono essere pagati»
Le bandiere della Cisl
Le bandiere della Cisl

GROSSETO. «I lavoratori in nero scoperti dalla Guardia di finanza del comando provinciale di Grosseto sono solo la punta di un iceberg, fatto da tante situazioni meno estreme, ma altrettanto gravi». Commenta così Simone Gobbi, segretario generale di Fisascat Cisl Grosseto, la notizia relativa ai controlli effettuati dalla Guardia di finanza durante l’estate. «Si tratta – continua Gobbi – di casi eclatanti, che rappresentano, per fortuna un’eccezione e non la normalità, ma che sono segnali di pratiche scorrette purtroppo diffuse nella nostra provincia e che vanno punite e denunciate con forza, perché non è pensabile che un territorio a vocazione turistica, come il nostro, offra condizioni di lavoro inaccettabili per gli impiegati stagionali».

La piaga del lavoro “grigio”

Molto più diffuso del lavoro nero, sottolinea Fisascat Cisl Grosseto, è il lavoro cosiddetto “grigio”. «Ovvero persone che sono regolarmente contrattualizzate per un numero di ore più basso rispetto a quelle effettivamente lavorate, o ancora lavoratori a chiamata che di fatto operano quotidianamente, spesso senza turni di riposo. Si tratta di situazioni di cui abbiamo notizia, ogni anno, alla fine della stagione, quando tanti lavoratori si rivolgono a noi per cercare di veder riconosciuti i loro diritti e per aspirare ad ottenere i contributi delle ore effettivamente lavorate. Purtroppo, dimostrare che si è lavorato quando i contratti erano diversi non è facile e occorre prepararsi a sostenere lunghi procedimenti legali».

Lavoratori penalizzati

Inoltre, ricorda Fisascat Cisl, questi lavoratori saranno penalizzati anche nel caso in cui richiedano la disoccupazione. «L’indennità di disoccupazione – precisa Gobbi – viene calcolata sulle ore previste nel contratto: se il lavoratore o la lavoratrice ha sottoscritto un accordo per venti ore alla settimana, ad esempio, e ha lavorato per quaranta ore, questo non potrà essere chiaramente riconosciuto e quindi il contributo non sarà equo. Ogni anno, cerchiamo di mettere in guardia i lavoratori stagionali, ma purtroppo la situazione di crisi economica del nostro territorio, fa sì che le persone accettino contratti capestro o che, in buona fede, inizino un’attività sperando in un riconoscimento delle ore effettive a fine incarico».

Promuovere una nuova cultura

Secondo Fisascat Cisl è necessario promuovere una nuova cultura del lavoro stagionale: «Se i lavoratori stagionali sono necessari per il periodo di maggiore presenza turistica – conclude Gobbi – è giusto dare loro i giusti riconoscimenti e tutele. Ben vengano i controlli e ringraziamo le forze dell’ordine per il prezioso lavoro che svolgono ogni giorno, ma punire i reati non è sufficiente. Inoltre, ricordiamo che di fronte al lavoro nero ne fanno le spese tutti i cittadini, non solo i lavoratori coinvolti: perché incrementa l’evasione fiscale e quindi toglie risorse preziose per i servizi a tutta la comunità nel suo complesso».

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