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Il capitano Ultimo è cittadino di Castiglione della Pescaia -IL VIDEO

Sergio De Caprio, figlio del comandante della stazione dei carabinieri del paese, è l’uomo che ha arrestato il boss Totò Riina. Consiglio straordinario nella scuola media il giorno dell’anniversario della strage di Capaci

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Si presenta con le Crocs ai piedi, i pantaloni mimetici, la maglietta e la giacca nera. Al collo, l’inseparabile Tau di legno, la croce di San Francesco e un campanellino. Una mano è coperta da un guanto nero con le dita tagliate e per la prima volta, in un’occasione ufficiale in quello che è stato il borgo nel quale è cresciuto, si presenta senza il passamontagna sul volto. 

Sergio De Caprio, da giovedì 23 maggio, è cittadino onorario di Castiglione della Pescaia. A conferire la cittadinanza la sindaca Elena Nappi insieme al consiglio comunale. 

Che per l’occasione, nell’anniversario della strage di Capaci, si trasferisce nella scuola media del paese.

Una vita da “Ultimo” per gli altri

È una vita fatta di sacrifici e indagini che hanno cambiato il volto dell’Italia quella del capitano Ultimo, che scelse questo nome di battaglia proprio quando entrò nel Ros dei carabinieri, il Reparto operativo speciale. Un reparto nel quale l’identità si perde, per cercare di far spazio a quel briciolo di sicurezza che potrebbe salvarti la vita. 

La cittadinanza onoraria a Capitano Ultimo

Con lui c’erano Vichingo, Arciere, Omar, Petalo, Pirata, Alchimista, investigatori sotto la sua guida. De Caprio scelse il nome in codice Ultimo, per sottolineare una scelta che aveva sempre accompagnato al sua vita, quella di restare tra gli ultimi. «Tra i miei colleghi c’erano persone che volevano fare carriera, che ci tenevano – racconta – io scelsi quel nome proprio per sottolineare la mia di volontà. Quella di restare Ultimo, di non avanzare. E di svolgere il mio lavoro con coscienza e dedizione». 

Un lavoro che lo ha portato a nascondere il suo volto per decenni, a sacrificare la famiglia, a doversi nascondere, a temere che qualcuno scoprisse la sua identità. Perché quell’uomo che oggi a Castiglione della Pescaia ha parlato di fronte agli studenti delle scuole medie, anche se era un senza volto, è diventato un eroe nazionale. 

Nel 1993 ha arrestato il boss di Cosa Nostra Totò Riina

Il carabiniere dalla parte degli ultimi come il babbo

«Uomo e carabiniere di altissimo valore civile e professionale, De Caprio si è distinto per avere condotto una vita al servizio degli ultimi, guadagnandosi ogni giorno l’appellativo di “Capitano Ultimo”, ignorando la fama che gli veniva dagli straordinari risultati investigativi raggiunti e proseguendo con umiltà e tenacia nel suo lavoro anche di fronte alle invidie e alle difficoltà frappostegli dai superiori»: è questa la motivazione con la quale il consiglio comunale, all’unanimità, ha conferito la cittadinanza onoraria a De Caprio. 

Nato a Montevarchi nel 1961, Sergio De Caprio è cresciuto fino all’età di 15 anni a Castiglione della Pescaia, dove il padre, maresciallo dei carabinieri, ha comandato prima la stazione di Buriano e poi quella del capoluogo, per 12 anni.

«È stato lui il primo esempio di carabiniere dalla parte delle persone svantaggiate – ha ricordato il capogruppo del Pd in consiglio comunale Fabio Tavarelli – Oggi divento maggiorenne, sono 18 anni che sono in consiglio comunale e festeggiarlo così è un grande regalo per me. Suo padre, comandante della stazione dei carabinieri, quando io ero un ragazzino aveva fermato un tossicodipendente che aveva rubato uno stereo da un’auto. Il proprietario gli disse: lei lo deve arrestare, ma il maresciallo gli rispose: lui vede l’inferno tutti i giorni». Un esempio, quello del babbo maresciallo che ha accompagnato per tutta la vita il figlio. 

Gli arresti eccellenti e l’aiuto ai ragazzi in difficoltà

Non sono due facce della stessa persona, ma è proprio la stessa persona ad aver partecipato questa mattina alla cerimonia e ad aver parlato con gli studenti. 

Il carabiniere senza volto che ha arrestato Totò Riina, ma anche quello che ha aperto una casa famiglia per i ragazzi disagiati a Roma, i Volontari del Capitano Ultimo. 

Nato nel 1961 a Montevarchi, in provincia di Arezzo, De Caprio comincia la sua carriera nell’Arma come comandante della compagnia di Bagheria, in Sicilia. Nel 1985 arresta Vincenzo Puccio e Antonino Gargano, braccio destro di Bernardo Provenzano. Trasferito a Milano diventa capitano del Ros (Raggruppamento operativo speciale) dove crea un’Unità militare combattente operativa a Palermo dal settembre 1992 al 1997, il Crimor. 

Nel 2000 De Caprio viene trasferito per sua volontà al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (Noe) di Roma con il ruolo di vice comandante. Sotto il suo comando, viene arrestato il presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi e l’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi. Come vice comandante del Noe segue il caso della Cpl Concordia.

La proposta choc: «Togliere i diritti ai mafiosi»

In una mattinata di festa, davanti ai ragazzi della scuola media, il capitano Ultimo ha parlato della legalità. E dell’importanza di stare dalla parte di chi più ha bisogno. 

Un simbolo di questa scelta è il guanto che indossa. «Ero in auto con un mio collega, a Roma – dice – quando davanti a noi c’era una vettura sportiva. Fermi al semaforo, si avvicina un lavavetri. L’uomo al volante scende, si toglie la cinghia e inizia a colpirlo. Io e il mio collega decidiamo di intervenire. Il ragazzo non parlava nemmeno in italiano, per ringraziarmi si è tolto il guanto e me l’ha regalato. Da allora non l’ho più tolto». 

L’esempio, il coraggio, il metterci la faccia, oggi che si è tolto il passamontagna. ll capitano Ultimo, dopo aver ricoperto la carica di assessore in Calabri, nella giunta regionale, ha deciso di candidarsi quest’anno alle europee. Di questo non ha fatto cenno ai ragazzi. Ma ha parlato della sua proposta. Quella di togliere i diritti politici e l’accesso al lavoro ai mafiosi e ai loro parenti che non si dissociano. Una proposta choc, ma che va nella direzione della lotta alla criminalità organizzata, quella che De Caprio ha sempre portato avanti. 

«Dobbiamo cancellare le cosche che si riproducono per linee parentali e di sangue – ha detto – ma spesso cancelliamo solo i consigli comunali infiltrati. Allora togliamo i diritti politici anche ai familiari dei mafiosi, parenti di primo e secondo grado, a meno che non dimostrino che hanno ripudiato i padrini che non collaborano». 

 

 

Autore

  • Francesca Gori

    Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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