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Guerra e Costituzione, l’incontro con Gallo

Il progetto “A scuola di Costituzione” è giunto alla decima edizione: il magistrato ha parlato agli studenti durante l’iniziativa organizzata dall’Anpi
Il costituzionalista Domenico Gallo e Giuseppe Corlito

GROSSETO. L’Anpi entra nelle scuole con la Costituzione in mano. Per far conoscere il nostro Paese attraverso la sua carta fondante, fornendo ai giovani un supporto all’istruzione dell’educazione civica.

Il progetto “A scuola di Costituzione” è giunto alla decima edizione. E oggi, 22 aprile, c’è stato il terzo seminario. Le studentesse e gli studenti del liceo Aldi, del liceo Rosmini, dell’istituto Fossombroni e dell’istituto Leopoldo II hanno partecipato attivamente con i i loro elaborati di gruppo (power point, video, short story ecc.).

I ragazzi durante l’incontro

Il relatore Domenico Gallo, magistrato e costituzionalista, esponente nazionale del Coordinamento per la democrazia costituzionale, ha preso parte all’incontro e risposto alle domande di alcuni giornalisti presenti.

«Gli elaborati dei ragazzi – racconta Domenico Gallo – sono di ottima qualità e dimostrano un notevole impegno, delle classi che hanno partecipato, e del lavoro di gruppo che è stato fatto. Penso che questo dimostri anche il particolare impegno degli insegnanti coordinatori del progetto, e dei membri dell’Anpi della sezione “Elvio Palazzoli”, che lo promuovono da dieci anni».

Come mai la scelta di parlare dell’articolo 11 della Costituzione?

«Per quanto ne so nel progetto “A scuola di Costituzione” – prosegue Gallo -si decide l’argomento da un’edizione all’altra, da un anno all’altro. Quella di quest’anno si è rivelata, purtroppo per caso, molto in sintonia con la situazione della guerra in Ucraina. Quasi tutti i lavori presentati hanno affrontato l’argomento».

Domenico Gallo

Lei cosa pensa della guerra tra Russia e Ucraina?

«Sulla base dell’articolo 11 andava fatta un’azione più decisa per prevenire il conflitto negoziando trattati, che tenessero conto del cambiamento dell’equilibrio geo-politico del pianeta, che con la fine della guerra fredda è diventato multilaterale. Se questo non viene regolamentato, l’equilibrio diventa instabile e può precipitare nella guerra con i rischi di guerra mondiale e anche nucleare. Anche il governo italiano si sta muovendo intervenendo nella crisi, “mettendo da parte” il dettato costituzionale dell’articolo 11».

Si riferisce alla questione dell’invio delle armi?

«Esattamente, come più volte ho sostenuto insieme all’Anpi, ritengo rischioso l’invio delle armi che comporta l’allargamento e il prolungamento del conflitto. Così diventiamo di fatto co-belligeranti».

Quindi lei condivide la posizione del presidente dell’Anpi, Pagliarulo?

«Sì, abbiamo fatto alcune iniziative insieme. L’accanimento di molta stampa contro Pagliarulo è legato al fatto che l’Anpi muove la sua critica da una posizione prestigiosa, che è quella della tradizione partigiana e dal compito riconosciuto per statuto all’Anpi di essere custode della Costituzione».

Lei ritiene che non siano paragonabili la resistenza attuale degli ucraini a quella italiana del 1943-45?

«C’è un unico tratto comune: possono essere definite “resistenze”, cioè ispirate al diritto di un popolo aggredito di difendere il proprio paese e la propria sovranità. Per il resto il paragone “storico” non può essere fatto. In particolare, i partigiani italiani combattevano a fianco degli alleati contro un nemico, il nazifascismo, di Hitler e Mussolini, con cui non c’erano possibilità di mediazione. Nel caso dell’Ucraina i paesi occidentali, Stati Uniti e Unione Europea, si dichiarano a parole “alleati” dell’Ucraina, ma nei fatti non sono in guerra con la Russia, almeno ufficialmente».

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