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«Disabile lasciata tutta la notte in stazione»: ecco cos’è successo

Una donna di 82 anni e la figlia sarebbero state lasciate sui binari, ma quello che è stato scritto nell’esposto presentato, in certi punti, non torna: ecco la ricostruzione di quanto sarebbe accaduto
La stazione di Grosseto

GROSSETO. C’è un esposto, da mercoledì 21 dicembre, sul tavolo dell’assessora ai Servizi sociali del Comune Sara Minozzi. Scritto e inviato non soltanto al Comune, ma anche al questore Antonio Mannoni, alla Regione e all’ad di Trenitalia. Un esposto scritto da un’anziana che, il 17 dicembre, sarebbe rimasta tutta la notte alla stazione di Grosseto, perché non aveva la prenotazione per salire su un Intercity diretto a Pisa.

Una vicenda che, per come è stata raccontata, ha dell’incredibile. La notte del 17 dicembre, a Grosseto, le temperature erano rigide e i servizi igienici chiusi. L’anziana, insieme alla figlia, sarebbero state costrette a restare a Grosseto fino al mattino seguente perché il personale di Rfi e due agenti della polizia ferroviaria, in transito sull’Intercity, non le avrebbero fatte salire sul treno. Questo, almeno, è quello che è scritto nell’esposto.

Abbiamo provato, sperando di esserci riusciti, a ricostruire quello che è successo davvero la notte del 17 dicembre, con riscontri e orari dei treni. E abbiamo scoperto che in questa ricostruzione, c’è qualche punto oscuro, che probabilmente non è stato ben articolato.

Il succo dell’esposto

La donna, che ha 82 anni ed è costretta su una sedia a rotelle, il 17 dicembre è arrivata alla stazione di Grosseto da Roma Termini intorno alle 22,30 insieme a sua figlia. Il personale di Rfi che era sul regionale sul quale stava viaggiando le avrebbe consigliato di scendere alla stazione per prendere poi un Intercity diretto a Pisa.

È qui che scatta la prima domanda: perché il capotreno del regionale sul quale le due donne stavano viaggiando avrebbe detto loro di scendere a Grosseto se il treno le avrebbe portate a Pisa? Potrebbe essersi trattato di un errore o di una svista, certo. ma che sarebbe stata rimediata – certo non senza fatica- qualche ora dopo, se madre e figlia fossero poi salite davvero su quel treno.

Rfi però ha ricostruito che le due donne non sono arrivate in stazione alle 22.30 ma alle 23.30.

Il treno sul quale viaggiavano si fermava a Grosseto e non proseguiva per Pisa. Correttamente il capotreno quindi, le ha fatte scendere per prendere poi l’Intercity.

Una volta sul binario, l’anziana e la figlia avrebbero quindi aspettato l’Intercity delle 1.50 di domenica 18 dicembre ma sarebbero state lasciate a terra perché non avevano la prenotazione.

Per tutta la notte, fino alle 6,38 di domenica mattina, quando lo stesso ferroviere che la sera precedente aveva consigliato loro di scendere dal treno e prendere l’Intercity per tornare a casa, le ha viste ancora lì, le avrebbe fatte salire sul primo treno in partenza.

L’anziana ha deciso quindi di denunciare tutto.

La posizione di Trenitalia

Fin qui ha parlato la denuncia presentata dall’anziana. Rfi, quando ha letto il testo dell’esposto ha avviato subito un’indagine interna per ricostruire quello che era successo. Incredula, la società, che uno dei suoi dipendenti avesse potuto avere un comportamento del genere. Avesse cioè lasciato alla stazione, al freddo e di notte, una donna in sedia a rotelle e sua figlia.

«Trenitalia ha ricostruito i fatti interpellando il personale in servizio quella sera – spiega la società in un nota – Fatta la debita premessa che tutto il personale, sia di Trenitalia sia di RFI, è impegnato a rendere universalmente accessibile il servizio ferroviario, ed è quindi formato professionalmente per prestare la massima attenzione alle persone con disabilità, quanto emerge dal racconto non può essere che frutto di un’incomprensione perché non risulta che nessuno abbia impedito alle due protagoniste della vicenda di salire sul treno costringendole a restare in stazione.
Di quanto accaduto Trenitalia non può quindi che dispiacersi e, scusandosi con le dirette interessate, effettuare ulteriori approfondimenti. Al momento non risulta comunque né che sia stata richiesta l’assistenza alle persone di ridotta mobilità fornita dalle sale blu di RFI né che il personale di bordo dell’Intercity 796 abbia negato l’accesso al treno, limitandosi a spiegare che il biglietto in loro possesso non era valido per viaggiare sull’Intercity e che tale difformità sarebbe stata comunque regolarizzata a bordo».

La lite per la maggiorazione del biglietto

Non sarebbero stati quindi il capotreno e i due agenti della polizia ferroviaria a non far salire le due donne a bordo dell’Intercity dell’1,53 diretto a Pisa, ma sarebbero state l’anziana e la figlia a scendere da quel treno quando è stato detto loro che il biglietto che avevano, quello fatto per il regionale, non sarebbe bastato loro. Avrebbero dovuto pagare infatti un piccolo sovrapprezzo: questo, però, le avrebbe fatte infuriare.

I due treni, il regionale e l’Intercity, sono poi di due società diverse con differenti biglietti. Il capotreno però, nonostante non ci fosse la prenotazione e nemmeno la richiesta di assistenza per la donna disabile, ha trovato una soluzione: le due donne potevano salire sull’Intercity, poi avrebbero pagato una maggiorazione del biglietto di 20 euro.

Una volta scese, comincia però la seconda parte del mistero della notte passata alla stazione. Le due donne sarebbero rimaste sul binario fino alle 6.38 della mattina successiva, quando – spiegano nell’esposto – lo stesso capotreno che aveva consigliato loro di scendere la sera prima dal regionale, le ha viste ancora lì e le ha fatte salire sul primo treno per Pisa.

Rete ferroviaria italiana ha sentito il personale che era sul treno per ricostruire quanto accaduto. Ma l’indagine interna è ancora in corso. Lo stesso sta facendo il personale della polizia ferroviaria, che ha trovato gli agenti che erano sull’Intercity quella notte.

Ma se anche fino a qui, le cose fossero andate come raccontato nell’esposto, perché aspettare le 6.30 circa per salire di nuovo sul treno per Pisa? Dopo l’Intercity dell’1,50, alla stazione di Grosseto si fermano diversi altri treni: quello delle 4.31, ad esempio, che è un regionale veloce, quello delle 5.33, quello delle 5.50 e infine quello delle 6.28.

Durante la notte, non risultano nemmeno telefonate al 112, per chiedere aiuto. Le due donne si sarebbero quindi limitate ad aspettare, dopo essere scese dall’Intercity nel cuore della notte, il mattino successivo, al freddo di una notte di metà dicembre.

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