Dieci anni senza Pietro: «Non ti scorderemo mai» | MaremmaOggi Skip to content

Dieci anni senza Pietro: «Non ti scorderemo mai»

Sono passati dieci anni dall’incidente mortale, in bici a Grosseto, che coinvolse il commercialista Magagnini. Martedì 8 agosto verrà celebrata la messa in Santa Maria Goretti
Una bellissima immagine di Pietro Magagnini

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Esattamente la mattina del 9 agosto 2013, era un venerdì, una notizia terribile in poche ore fece il giro del paese a Castiglione della Pescaia: il giovane commercialista Pietro Magagnini era rimasto coinvolto in un incidente mortale, a 46 anni.

In sella alla sua bici a Grosseto, era stato colpito da un carroattrezzi mentre attraversava la pista ciclabile uscendo dalla strada dell’Oliveto, dopo che di prima mattina poco dopo le 7 era andato a farsi un giro. Poi sarebbe andato al suo studio a Castiglione della Pescaia al lavoro.

Uno schianto terribile, che non gli lasciò scampo. Una morte, la sua, che provocò profondo cordoglio in tutta la provincia: la famiglia, con il padre Angelo, la mamma Ebe Soldati e le sorelle Bianca e Francesca è infatti conosciutissima, e anche lo stesso Pietro, sposato con Stefania Toninelli, era già membro dei revisori della Banca della Maremma, fra le altre attività.

Due anni fa il sindaco di Grosseto AntonFrancesco Viavarelli Colonna insieme all’assessore Riccardo Megale, presente anche il vescovo Rodolfo Cetoloni, e Angelo Fedi della Fiab inaugurarono una targa in ricordo di Pietro Magagnini sulla ciclopista che porta al ponte del fiume Ombrone, a Marina di Alberese e al parco della Maremma.

 

Un ragazzo speciale con mille passioni

Erano tante le passioni di Pietro: la musica, le poesie e i libri, con i quali ha vinto anche alcuni premi. Aveva pubblicato online un manoscritto di ricordi che si intitola “I racconti del faro” (sotto pseudonimo Peter Crab, “Pietro Granchio”), e amava autori come Isac Asimov.

E poi aveva quell’umor tipicamente inglese, capace di dissacrare tutto e tutti, senza distinzioni. A volte anche mettendo in imbarazzo amici e interlocutore. Ma era fatto così Pietro, schietto e senza remore, forte di una grande umanità e di una ottima cultura generale, che lo metteva al riparo in ogni circostanza.  

I racconti del Faro di Pietro Magagnini alias Peter Crab

Martedì 8 agosto alle 19, nella chiesa di Santa Maria Goretti a Castiglione, sarà celebrata una messa per ricordarlo.

Il ricordo di Enrico Giovannelli: «Ciao amico mio»

Sono passati dieci anni dalla tua scomparsa, ma il ricordo di un ragazzo speciale come Pietro Magagnini è impossibile da dimenticare. E le sensazioni come allora rimangono le stesse.

Come figlio unico, quando trovi un amico nell’infanzia e il legame si cementa giorno dopo giorno, è come diventare fratelli. Anzi, forse anche di più. E con Pietro, che abitava in via Balzini e io in via Mazzini, praticamente a 100 metri di distanza in un piccolo paese come Castiglione, è stato facile e naturale instaurare un rapporto forte. Quasi inossidabile.

Nella vita di un uomo alcuni amici diventano così inseparabili perché altri così non ce ne sono. Uno insomma cerca di tenerseli stretti, il più vicino possibile. E Pietro l’ho sempre considerato un fratello, un amico vero a cui puoi raccontare tutto: amori e delusioni, consigli sul lavoro. Cercavo comprensione e magari mi faceva capire che avevo sbagliato: le sue critiche mi facevano riflettere sempre.

Impossibile raccontare gli aneddoti di una vita: dalle vacanze fatte insieme, alle cene (lui organizzatore che stava tutto il pomeriggio a telefonare per sentire tutti, ma proprio tutti) in compagnia. Ce ne sarebbero un milione e quasi tutti divertenti.

Il legame con Pietro iniziò alle scuole elementari con la mitica maestra Carmela Pirolo, una donna forte, forse anche troppo, ma che tutti si ricordano e che ci ha dato degli insegnamenti che ci siamo portati a lungo. Anzi, abbiamo campato di rendita visto che anche alle superiori le nostre lacune erano davvero minime rispetto alla media generale. Pietro però è sempre stato uno studente oltre la media: il suo cervello lavorava a una velocità diversa, aiutato da una memoria quasi imbarazzante.

Impossibile insomma contrastarlo: lui era la nostra enciclopedia vivente; si ricordava tutte le canzoncine e le poesie che la maestra Pirolo ci insegnava, con un modo di fare che forse oggi non è certamente più attuale. Come dimenticare la canzone, storica, sulle note del “O surdato nnamorato” che cantammo a squarciagola al rientro di Ambrogio Fogar, dopo il suo giro del Mondo in barca a vela in solitario, e partito oltre un anno prima proprio da Castiglione.

Le scolaresche, e la nostra classe era in prima fila, lo aspettammo nella centralissima piazza Garibaldi, felici e inconsapevoli che quell’uomo aveva fatto qualcosa di straordinario proprio sotto i nostri occhi. Nel tempo lo avremmo poi apprezzato ancora di più, con altri incontri anche alle scuole medie. A Castiglione si viveva al tempo in modo più che spensierato: si lasciava la chiave di casa nella toppa e noi bimbetti si scorrazzava in biciletta senza problemi. Si andava a giocare a pallone “al campo del prete” o magari lungo mare, e seppure noi non lo sapessimo c’erano mille occhi che ci spiavano e controllavano.

Pietro era il terzogenito di casa Magagnini e viveva fra mura dove i gatti regnavano. Come mamma Ebe e le sorelle Bianca e Francesca tifava per la Juventus. Io invece ho sempre tenuto per la Fiorentina, grazie a babbo Edoardo che mi portò a vedere allo stadio Franchi la partita contro l’Inter nel maggio del 1980, e quel colore viola pur nella sconfitta contro i campioni d’Italia mi entrò nel cuore come un giocatore che “guardava le stelle”, Giancarlo Antognoni. Con Pietro però non ci siamo mai presi sul serio: a lui il calcio piaceva ma non era un’ossessione, e tutto finiva lì, magari con una battuta. Di sicuro erano più accese le partite di Subbuteo, altra grande passione insieme al disegno.

Dopo le scuole medie, anche se eravamo in scuole diverse, io al Geometri e lui al Liceo scientifico, i nostri pomeriggi erano comunque sempre insieme. Anche quando si trasferì per un periodo a Grosseto: il nostro gruppo rimase inseparabile, visto che alla cittadella dello studente, fra l’Iti o l’Agrario, le scuole erano vicinissime, e fra compleanni e feste, tante le occasioni per stare insieme.

L’adolescenza è stata così e i ricordi non possono che essere belli. Tra le tante passioni di Pietro, una era la musica: in particolare l’heavy metal. Le sorelle invece iniziarono ad ascoltare i Beatles, e Pietro me lo ha sempre rinfacciato visto che uno dei primi dischi glielo avevo portato io e Bianca e Francesca ancora oggi ne sono fans sfegatate.

Non si può dire che Pietro fosse un adone, però aveva un fascino particolare: un tipo interessante che non passava inosservato. Nello sport aveva qualche difficoltà: non era proprio coordinatissimo, anche se al liceo si dava da fare con il salto in lungo, ma un infortunio al ginocchio lo aveva però fatto desistere. A calcio riusciva a emergere con la corsa: i piedi però erano quelli che erano.

Dopo il liceo aveva frequentato l’università alla Sapienza di Roma e la sua vita sarebbe presto cambiata: babbo Angelo lo aspettava con ansia in studio per farne il suo delfino, per portare l’attività di famiglia definitivamente nell’era del digitale, e Pietro che con i computer ci sapeva fare, grazie appunto alla sua memoria fotografica e all’intelligenza a 360 gradi, fece fare quel salto nella modernità a tutti. Ci fu poi il matrimonio con Stefania Toninelli. Pietro aveva diradato le nostre uscite per il “Gastronauta”, una tradizione che ci eravamo inventati per trovare l’occasione di andare a cena almeno una volta ogni paio di mesi e raccontarci gli ultimi avvenimenti. E Pietro, da vero “ragioniere”, aveva preparto lo schema per assegnare i voti.

Io però il mio amico “Pietrino” lo vedevo tutti i giorni: la porta del mio ufficio era davanti alla sua, e il caffè giornaliero non ce lo siamo mai fatti mancare.

 

Autore

  • Enrico Giovannelli

    Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

    engiova@virgilio.it Giovannelli Enrico

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati

Reset password

Inserisci il tuo indirizzo email e ti invieremo un link per cambiare la tua password.

Powered by Estatik