CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. È una delle aree umide più importanti in Italia e in Europa, tutelata dalla convenzione di Ramsar, meta di moltissime specie migratorie che la scelgono per svernare e riprodursi: le gru, il nibbio bianco, l’albanella minore, solo per citarne alcune.
Sulla Diaccia Botrona, da giorni, si sta consumando uno scontro politico che rischia di far perdere di vista le rilevanze naturalistiche che la rendono unica. Tant’è che l’ultimo intervento, in ordine di tempo, quello di Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, è un invito ad abbassare i toni e un richiama al rispetto delle regole.
Maremma pro natura Odv, la Diaccia resti pubblica
Ieri, 17 febbraio, è stata la volta dell’associazione ambientalista grossetana Maremma pro natura OdV, da sempre in prima linea in difesa dell’ambiente, che lancia un appello affinché i 215 ettari di zona palustre restino di dominio pubblico. Non solo ma anche «che gli ulteriori 150 ettari, di area contigua, che verranno concessi alla provincia di Grosseto da privati, siano utilizzati per gli scopi annunciati e che la rimanente parte, di proprietà privata, sia soggetta alle norme di tutela relative alle riserve naturali», scrive Maremma pro natura.

«Queste ultime sono di grandissima importanza per numerose specie di fauna e avifauna protette; è noto che durante le soste migratorie queste zone siano visitate da oche, gru e da tutte le altre specie che per gli stop-over utilizzano aree aperte prative, coltivi e aree paludose. Come, per esempio, il più piccolo dei rapaci europei e poco comune: lo smeriglio. Molte poi sono le specie che vi passano i periodi invernali per poi tornare al nord a nidificare, per esempio rapaci come l’albanella reale e l’aquila anatraia maggiore.
Anche molti passeriformi rari e protetti vi nidificano: l’averla cenerina e il piccolo, grazioso e sempre più raro saltimpalo. Altre specie, invece, vi sono tornate: nel 2022 vi ha estivato l’albanella minore per la quale è in atto un progetto di ricerca scientifica ad opera dell’associazione Pygargus E.T.S., e numerosi sono gli avvistamenti di rapaci accidentali come il nibbio bianco o l’aquila imperiale iberica», conclude l’associazione.
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