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Diaccia, Sammuri: «Che sia pubblica o privata, contano le regole»

Il presidente di Federparchi interviene sulla vicenda della riserva naturale: «La proprietà dell’area è un falso problema»
Una veduta della Casa rossa alla Diaccia Botrona e, nel riquadro, Giampiero Sammuri
Una veduta della Casa rossa alla Diaccia Botrona e, nel riquadro, Giampiero Sammuri

GROSSETO. Giampiero Sammuri, roccastradino doc, non è uno che gira intorno alle questioni, va sempre dritto alla sostanza. E, da presidente di Federparchi ormai da 14 anni, i temi ambientali li conosce molto bene. Sulla Diaccia Botrona, e il dibattito che ha animato la Maremma in queste ultime settimane, ha un’opinione netta. Diversa da tutti. «La proprietà dell’area – dice – non conta nulla, contano solo le regole».

Sammuri: «Diaccia, un dibattito molto italiano»

«È molto italiano tutto questo – dice Sammuri, che è anche presidente del Parco dell’Arcipelago toscano -, ma non capisco perché si stia dando tanta importanza alla proprietà dell’area. Per la tutela ambientale contano le regole, non di chi siano i terreni. Se c’è una tutela integrale per legge, se siamo in una riserva naturale, che la proprietà sia pubblica o privata non cambia assolutamente niente».

Un discorso che vale anche nei grandi parchi nazionali?

«Un esempio? La conosciutissima isola di Budelli, nell’arcipelago della Maddalena, quella con la spiaggia rosa, appartiene al parco nazionale della Maddalena. Quando lo Stato decise di comprarla, per 2,5 milioni di euro, come Federparchi facemmo una nota molto chiara: quei soldi potevano essere spesi in altro modo, furono buttati via».

Eppure si pensa che solo la proprietà pubblica possa tutelare le aree

«Un certo ambientalismo lo pensa, ma sbaglia. La Diaccia Botrona è una riserva naturale e non ci si può fare nulla per questo. Non perché sia di proprietà pubblica o privata. Questo aspetto non cambia nulla, serve solo ad alimentare un inutile dibattito».


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