Diaccia, Limatola duro: «False ricostruzioni, l'abbiamo salvata» Skip to content

Diaccia, Limatola duro: «False ricostruzioni, l’abbiamo salvata»

Francesco Limatola e Elena Nappi ricostruiscono la vendita (e il riacquisto) dei terreni e di parte della Diaccia Botrona
Una splendida immagine della Diaccia Botrona
Una splendida immagine della Diaccia Botrona

GROSSETO. Alla fine Francesco Limatola e la maggioranza in Provincia, con Elena Nappi, sindaca di Castiglione della Pescaia, hanno voluto ricostruire tutto quanto è successo sulla vicenda Diaccia Botrona, rispondendo alle tante polemiche uscite fuori in questi giorni.

Una vendita legata al federalismo demaniale, che ha portato alle casse dell’Ente una cifra importante. Senza andare a intaccare – spiegano – l’area protetta.

2500 ettari, di cui 1300 sono la riserva naturale della Diaccia Botrona

La zona palustre, compresa tra il comune di Castiglione della Pescaia e quello di Grosseto, nel suo complesso consta di circa 2500 ettari, di cui quasi 1300 ettari compongono la riserva naturale della Diaccia Botrona e sono classificati, ai sensi della convenzione di Ramsar, come “zona umida di importanza internazionale”, mentre i restanti 1200 ettari, detti area contigua, sono terreni agricoli attualmente coltivati a cereali da una trentina di privati e sono altrettanto importanti dal punto di vista ambientale per il mantenimento della biodiversità presente nella riserva stessa.
 
Con il federalismo demaniale 900 ettari, di cui 200 ricadenti nella zona della riserva e 700 in quelli dell’area contigua, sono passati dalla proprietà dello Stato alla Provincia, con l’obbligo di venderli come stabilito nel decreto di trasferimento. Solo i 200 ettari, però, erano soggetti a norme di tutela vincolanti, mentre gli altri 700 tornavano ad essere “normali” terreni agricoli, gestiti come seminativi da una trentina di privati con contratti di concessione da parte dell’Agenzia del Demanio.

L'area interessata fra Grosseto e Castiglione
L’area interessata fra Grosseto e Castiglione

Obiettivo difendere la Diaccia Botrona

La Provincia di Grosseto con l’amministrazione Limatola non potendo revocare la vendita dei terreni avviata dalla giunta Vivarelli Colonna (come confermato dal parere pro veritate dell’avv. Germana Parlapiano), pena gravissime conseguenze erariali per la Provincia in questi mesi ha costruito e avviato un percorso che prevede una serie di tappe concrete per acquisirne nuovamente il
controllo e, soprattutto, garantire la maggiore tutela possibile e lo sviluppo della biodiversità presente nella Diaccia.

Il consiglio provinciale ha approvato la riacquisizione da parte della Provincia dei 200 ettari di riserva vera e propria (che andranno in gestione al Comune di Castiglione della Pescaia in comodato d’uso gratuito), che quindi rimarranno pubblici.

Nella transazione saranno applicate alla Provincia le stesse condizioni dell’aggiudicazione e sarà previsto un pagamento dilazionato compatibile con il bilancio provinciale.

Per i restanti 700 ettari di terreni di zona contigua di proprietà privata, il Ptc (piano territoriale di coordinamento), di prossima approvazione, prevederà le norme di tutela relative alle Riserve Naturali.

Con la partecipazione della Fondazione Capellino, ente commerciale senza scopo di lucro proprietaria del 100% dell’azienda di alimenti per cani e gatti Almo Nature che destina alla Fondazione Capellino – pagati costi e tasse – i suoi ricavi, si darà vita nei 150 ettari ulteriori che i privati concedono alla Provincia, alla loro trasformazione in prati umidi funzionali alla Diaccia stessa, sotto la direzione tecnica di un pool di tecnici naturalisti coordinati da Roberto Tinarelli (ornitologo naturalista bolognese, ndr).

Limatola: «Non volevamo assistere allo smembramento del territorio»

«Non abbiamo voluto assistere passivamente allo smembramento – dice Francesco Limatola, presidente della Provincia – di una straordinaria porzione del nostro territorio. La Diaccia Botrona ha un senso in tutta la sua complessità, area della Riserva e terreni denominati come contigui. Il primo obiettivo è stato garantire l’integrità e per raggiungerlo abbiamo utilizzato tutti gli strumenti che siamo stati in grado di individuare».

«Il nostro è stato un vero cambio di passo per superare il timore che potessero esserci coltivazioni non compatibili con la biodiversità e l’avifauna presente. L’accordo con Castiglione per la Riserva e il rapporto con la Fondazione Capellino è nato con questo presupposto».

La azioni previste relative ai 914 ettari si possono così riassumere:

  • 215 ettari della riserva naturale torneranno di proprietà della Provincia di Grosseto, allo stesso prezzo dell’aggiudicazione e con pagamento dilazionato secondo le esigenze del bilancio provinciale. Il Comune di Castiglione li avrà in comodato d’uso gratuito;
  • Dei circa 700 ettari di terreni privati
  • 150 ettari verranno dati in concessione alla Provincia e dati in gestione alla Fondazione Capellino
  • I terreni rimanenti, attualmente gestiti da privati come terreni seminativi, saranno tutelati nel Ptc e comunque destinati a coltivazioni cerealicole come avviene tuttora.

L’obiettivo che la Fondazione Capellino unitamente alle associazioni ambientaliste Wwf Provincia di Grosseto, Gom Gruppo Ornitologico Maremmano si era posta era quello di mantenere pubblica la riserva e convincere il privato a rendere funzionale il padule aperto alla sosta dei grandi migratori e alla riserva stessa.

«È stato un successo diplomatico reso possibile grazie alla sensibile intelligenza e lungimiranza di Federico Vecchioni (amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi Spa, in società con il gruppo umbro Farchioni nella società La Pioppa che si è aggiudicata i terreni, ndr) il quale dopo lungo negoziato si è convinto dapprima a dare in concessione per 90 anni alla Provincia i 215 ettari della riserva naturale, e infine per 50 anni altri 150 ettari del padule aperto sui quali la Fondazione Capellino è pronta a sostenere i costi per la loro trasformazione in prati umidi e successivamente riconsegnarli alla riserva per il loro mantenimento». 

La Provincia ha poi deciso di riacquistare i 215 ettari dell’area naturale.

Limatola: «Girano false ricostruzioni»

«La difesa e la riconquista della Diaccia Botrona – ribadisce Limatola – era uno degli obiettivi della Provincia di Grosseto, lo stiamo attuando. Le false ricostruzioni che stanno circolando sono figlie di una malsana voglia di visibilità e di una visione ideologica del governo dei territori. A chi chiacchiera rispondiamo con azioni concrete nel segno della difesa di una splendida area naturale e ambientale».

«Stiamo intanto lavorando al Parco delle bonifiche, riprendendo un vecchio progetto della Provincia con cui stiamo verificando la possibilità di partecipare a un bando appena uscito».

Francesco Limatola e Elena Nappi durante la conferenza stampa
Francesco Limatola e Elena Nappi durante la conferenza stampa

«Al momento dell’elezione – continua Elena Nappi, consigliera provinciale delegata all’ambiente – ci siamo presi l’impegno di interrompere il procedimento di vendita dei terreni ricadenti all’interno della riserva naturale della Diaccia Botrona, nonché quelli contigui ad essa, ma l’iter burocratico di alienazione dei terreni in questione, iniziato con la precedente amministrazione, era pressoché compiuto, mancando esclusivamente la firma notarile dell’atto, per poter pensare di retrocedere completamente senza causare ingenti danni economici all’ente provinciale».

«Con l’accordo raggiunto con la Fondazione Capellino, aggiungiamo un altro tassello finalizzato alla difesa e valorizzazione della Diaccia».

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