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Commercio, quelli che credono nel centro. Il caso via Galileo

Via San Martino: «Chi ha professionalità va avanti». Il segreto di via Galileo: «Pensiamo positivo e siamo riconoscibili»
Quelli che credono nel centro: sopra Maria Cristina Magnani (Cartoonia) e Romualdo Mattei (Tom), sotto Antonio Blanchard e Alessia Baldi (Inferno più)
Quelli che credono nel centro: sopra Maria Cristina Magnani (Cartoonia) e Romualdo Mattei (Tom), sotto Antonio Blanchard e Alessia Baldi (Inferno più)

GROSSETO. La passione del vero commerciante viene fuori in questi giorni in cui la crisi del settore nel centro storico torna a essere l’argomento di discussione della città. Abbiamo acceso, o riacceso, un dibattito forte, che spesso cova sotto la cenere, ma è sempre pronto a riesplodere. Perché le difficoltà del cuore della città le vedono tutti ma, a volte, si preferisce scrollare le spalle e andare avanti in qualche modo.

Le ultime chiusure hanno gettato sale sulla ferita. Il congelamento del Ccn ha fatto toccare con mano a tutti il problema.

E la nostra analisi della situazione, forse impietosa, ha scatenato reazioni opposte. Va detto, la maggior parte dei commenti sono un’amara constatazione: “Avete fotografato la realtà”. Qualcuno, invece, si è sentito toccato nel vivo: “Noi ce la mettiamo tutta, non ci sentiamo responsabili”.

Qualcuno anche guarda avanti, propone soluzioni. Altri si sono ingegnati per fare qualcosa di diverso. Insomma, c’è ancora chi crede nel centro storico. E poi c’è il caso di via Galileo (che tutti chiamano così solo col nome e anche la targa è così, ma sarebbe via Galileo Galilei), che ha creato una propria identità. Tanto che ci lavora, con orgoglio, dice “Siamo la via più bella”.

Via San Martino: «Noi ci crediamo»

«Io sono al pezzo tutti i giorni, fatico per stare aperta il più possibile – dice Maria Cristina Magnani, titolare di Cartoonia -, ma sono sola e, a volte, la domenica non ce la faccio. Non per questo mi sento responsabile di questo momento difficile del centro storico. Anzi, non mollo e faccio di tutto per dare un servizio alla mia clientela. Poi, è chiaro, si potrebbe fare di più».

Ma ci sono cose da migliorare?

«Tante sono le cose da migliorare, non lo nego. Le strade del centro sono piene di pietre smosse, soprattutto per le donne camminare è un rischio, la sera spesso c’è poca illuminazione, gli eventi sono sporadici e spesso concentrati in piazza Dante, tanto che la gente va a vederli, poi torna a casa. Via San Martino sarebbe un salotto, ma a volte siamo fuori dal percorso della passeggiata. Eppure sono qui dal 1997 e non mollo, non ne ho nessuna intenzione. E poi…. va detto…»

Cosa?

«Che questo lavoro non si improvvisa. Non si può improvvisare. La professionalità paga. Alcuni di quelli che hanno chiuso erano un po’, come dire, acerbi del mestiere. E l’hanno pagato».

«Noi siamo un negozio storico – conferma Romualdo Mattei, di Tom -, sono quasi 60 anni che siamo al pubblico e abbiamo una clientela fidelizzata. Resistiamo bene, anche perché non paghiamo affitto e non abbiamo commesse e perché, col sorriso, diamo un servizio a chi entra nel nostro negozio. Non ci preoccupano i centri commerciali, in fondo sono ovunque, perché noi diamo un valore aggiunto che ci viene riconosciuto».

Cosa si potrebbe fare per dare una svolta?

«A mio avviso servono incentivi veri, parlo di sgravi sulle tasse comunali, per chi sceglie di aprire in centro storico. Ma non una cosa a tempo, com’è stato quel Pop-Up, con il quale in tanti hanno aperto e poi tutti hanno chiuso. Non è servito a nulla. Eppure il centro storico sarebbe così bello: vuoi mettere lo shopping qui invece che in un centro commerciale con l’atmosfera artificiale e le luci al neon? Noi non ci sposteremmo mai».

E gli eventi?

«Qualcosa funziona, qualcosa meno. A mio avviso il Comune dovrebbe investire di più sul salotto buono della città e non disperdere fondi in altre cose. Qualcosa potremmo fare anche da soli: ricordo con nostalgia la festa della castagna che facevamo qui in via San Martino a novembre. Era uno spettacolo, poi i residenti protestarono, e non s’è più fatta.  E poi andrebbe rilanciata la Primavera Maremmana, con i negozi protagonisti».

Cento metri di eccellenza, il caso via Galileo

È la più fotografata dai turisti, spesso più di Canapone. Perché via Galileo ha qualcosa per ogni stagione, un’idea, un colore, una composizione, un fiore, una luce. Sarà che i commercianti di quei cento metri che vanno da via San Martino a piazza Dante si sono trovati bene fra loro, a volte anche la “chimica” aiuta, sarà perché la formula ha pagato da subito e ora rinnovare la strada è come un concorso di idee.

Una veduta di via Galileo, in centro storico a Grosseto
Via Galileo, in centro storico

«Noi trasmettiamo un messaggio positivo – dice Alessia Baldi, di Inferno più – ci siamo creati un’identità. Siamo riconoscibili, incuriosiamo anche solo per fare due passi. Certo, ci vuole cura, attenzione, ci vogliono idee, ma così siamo una piccola perla in un centro che è bellissimo. E, del resto, solo in centro potremmo stare, una via Galileo fuori dalle Mura non avrebbe senso. Per quanto mi riguarda ho anche scelto di viverci nel centro storico, per me non esiste posto più bello».

Funziona anche con i turisti?

«Ci vengono apposta, perché hanno visto le foto sui social. Fanno altre foto e alimentano la cosa. Ma vengono anche tanti grossetani».

«I grossetani devono voler bene alla propria città – dice Antonio Blanchard, che gestisce il negozio omonimo con i due figli Leonardo e Filippo – così come le vogliamo bene noi. Qui siamo una piccola comunità che pensa positivo. Da me i clienti vengono anche solo per farsi fare il caffè e scambiare due parole».

Ma qual è il segreto di via Galileo?

«Siamo diventati un po’ un marchio, dire “è in via Galileo” è diventato sinonimo di qualità. E poi accogliamo tutti col sorriso. A mio avviso altre zone del centro potrebbero fare qualcosa di simile, basta sentirsi una squadra».

Già, sentirsi una squadra: non sempre, a quanto pare, è così facile.


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