Attentato fallito a Casapound, in aula la ricostruzione | MaremmaOggi Skip to content

Attentato fallito a Casapound, in aula la ricostruzione

In due sono finiti a processo: il racconto di quella giornata di Gino Tornusciolo, presidente della Deceris
La polizia davanti a Casapound
La polizia davanti alla sede di Casapound il giorno dell’attentato sventato

GROSSETO. «Certo, a poche ore dall’inaugurazione della sede qualcuno ha avuto paura e non è venuto». A parlare in aula è Gino Tornusciolo, ex consigliere comunale della Lega, nell’ambito del processo per l’attentato fallito a Casapound, avvenuto il 18 febbraio di quattro anni fa.

Parte offesa nel processo è l’associazione La Deceris, della quale Tornusciolo è il presidente. Fu lui, quella mattina, a sentire i rumori provenire dal tetto della sede in piazza Cavalieri e a dare l’allarme. «Abbiamo rinvenuto gli ordigni – ha spiegato al giudice Marco Bilisari – abbiamo avvertito la Digos e poi siamo rimasti tutta la giornata lì con gli artificieri».

In due a processo

Imbrattamento e detenzione di materiale esplosivo il reato contestato dalla sostituta procuratrice Valeria Lazzarini a Francesco Bisetti, 30 anni, originario di Garbagnate Milanese ma residente a Roccalbegna e Sara De Donno, 33 anni, originaria della provincia di Lecce ma residente a Nerviano, in provincia di Milano, entrambi difesi dall’avvocata Letizia Bartolucci del foro di Firenze.

Gino Tornusciolo davanti al tribunale
Gino Tornusciolo davanti al tribunale

Sul cornicione dell’associazione, i due avevano scritto: «CasaPound è fascismo, ignoranza, razzismo, omofobia, sessismo, stupidità». Poi, avevano sistemato sul tetto due ordigni esplosivi cilindrici di 46 grammi di peso, «contenenti polvere pirica – si leggeva nell’atto di citazione a giudizio – del peso netto di 27,5 grammi ciascuno». La Digos aveva trovato anche una ricetrasmittente che tenne i volontari della Deceris con il fiato sospeso per ore, finché gli artificieri non rimossero le due bombe carta e il congegno.

La questura poi, aveva scoperto che l’uomo e la donna che ora sono a processo, avevano legami con gli anarchici fiorentini e probabilmente la loro intenzione era quella di danneggiare l’antenna per le telecomunicazioni presente sul tetto della sede di Casapound. Attentato, però, che era stato sventato dai militanti della Deceris. Subito, avevano rimosso quella scritta, per poter accogliere i simpatizzanti che stavano arrivando per partecipare all’inaugurazione della sede.

 

 

 

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