Violentata a 15 anni, condanna sospesa a tre studenti | MaremmaOggi Skip to content

Violentata a 15 anni, condanna sospesa a tre studenti

I ragazzi, tutti minorenni, hanno tempo fino all’estate per dimostrare che il loro pentimento è sincero: il giudice ha stabilito la messa alla prova
Il tribunale dei minori di Firenze
Il tribunale dei minori di Firenze

MARINA DI GROSSETO. Fino a metà luglio, dovranno rigare diritto: se non lo faranno, il giudice sarà costretto a rivedere la decisione presa questa mattina, martedì 9 novembre, nell’aula del tribunale dei minori di Firenze. Dove si è celebrata l’udienza per violenza sessuale e sequestro di persona della quale hanno risposto tre ragazzi, tutti studenti grossetani, accusati di aver abusato di una quindicenne durante una festa di fine anno scolastico a casa della giovane.

Il pm ha proposto per due di loro la messa alla prova, mentre per il terzo, che attualmente non vive più a Grosseto ma si è trasferito all’estero, il perdono giudiziale. Il giudice del tribunale dei minori ha invece stabilito che tutti e tre potevano beneficiare della sospensione del processo a patto di non commettere altri reati nei prossimi mesi.

Un esito, quello dell’udienza di questa mattina che non era scontato. Perché quello che era successo la sera del 27 giugno del 2020 nell’abitazione della quindicenne a Marina di Grosseto, era stato una sequenza di violenza, cominciata con quattro bicchieri di vodka che erano stati fatti bere alla giovane fino a stordirla. Lo aveva raccontato lei al giudice per le indagini preliminari, nel corso dell’incidente probatorio. 

Il racconto choc della quindicenne

Quella sera, nell’appartamento di Marina di Grosseto, la ragazzina aveva invitato alcuni compagni di scuola per festeggiare la fine delle lezioni. Una festa durante la quale era scorso tanto alcol. Insieme al gruppetto di minorenni c’era anche una ragazza che aveva compiuto 18 anni. ed era stata lei, il giorno dopo, a spingere la ragazzina a farsi visitare al pronto soccorso e a sporgere denuncia alla polizia.

Quella sera, infatti, era stata chiusa nel bagno di casa sua dai tre ragazzini, tutti tra i 15 e i 17 anni che avevano abusato di lei, pretendendo rapporti orali e penetrandola con alcuni oggetti trovati nella stanza, prima che uno degli amici, il quarto giovane che era stato indagato e poi prosciolto, aveva aperto la porta del bagno per liberare la ragazza.

«Mi sono vergognata per quello che è successo – aveva detto la quindicenne in aula, davanti al giudice per le indagini preliminari Rosario Lupo – forse ero vestita in modo provocante». La maturità della quindicenne era venuta fuori tutta insieme, come un colpo allo stomaco, durante l’incidente probatorio. Fosse stato anche vero, gli abiti che la ragazzina indossava quella sera non avrebbero giustificato in nessun modo la violenza che le si era scatenata addosso.

La quindicenne, assistita dagli avvocati Christian Sensi e Roberto Baccheschi aveva ripercorso le tappe di quella notte di follia, quando uno dei sedicenni aveva trasformato la festa in orrore: sarebbe stato lui a farla bere fino a non farla stare più in piedi e a trascinarla nel bagno una prima volta, pretendendo un rapporto orale. L’amica l’avrebbe sentita gridare dal bagno e avrebbe provato ad aprire la porta senza riuscirci. Poi, la quindicenne sarebbe uscita in giardino con il ragazzo prima di tornare di nuovo in bagno dove si sarebbe consumata la violenza di gruppo, a opera dei tre ragazzi, che, oltre che per il reato di violenza sessuale, erano accusati anche di sequestro di persona.

Prima di andarsene da quella casa, avevano anche disegnato una svastica su un muro dell’abitazione e avevano gettato per terra le uova.

I ragazzi parlano in aula: «Siamo pentiti»

Difesi dagli avvocati Massimiliano Arcioni, Elena Pellegrini e Alessandro Massai, i tre ragazzi che oggi hanno 16 e 17 anni, si sono presentati al tribunale dei minori di Firenze accompagnati dai genitori.

Sono stati sentiti dal giudice al quale hanno raccontato quello che ricordavano di quella sera, senza nascondere le proprie responsabilità. E hanno anche detto di aver capito quanto male avessero fatto alla ragazzina e di essere pentiti.

Tutti e tre hanno quindi cercato di dimostrare di essersi ravveduti riguardo al loro comportamento di quella sera: per questo pm e giudice hanno optato, al momento, per la messa alla prova.

 

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