Una piazza per la pace in Ucraina. Le toccanti testimonianze | MaremmaOggi Skip to content

Una piazza per la pace in Ucraina. Le toccanti testimonianze

Ci sono anche Irene, Anna, Miroslava e Olga, delle giovani tutte tra i 30 e i 40 anni, che defilate dal resto della manifestazione, bandiera in mano, parlano della loro Ucraina e di come alcuni pareri e opinioni sulla guerra facciano anche particolarmente male
Un momento della manifestazione in piazza Dante a Grosseto

GROSSETO. Un pomeriggio non proprio ideale quello di sabato 26, per manifestare. Le folate fredde però non hanno fermato le persone che si sono riunite in piazza Dante a Grosseto per farsi sentire in favore della pace in Ucraina.

Tra loro la comunità Ucraina di Grosseto, molte realtà associative del territorio e alcuni rappresentanti politici della maggioranza e dell’opposizione in consiglio comunale, presenti anche Francesco Limatola, presidente della Provincia, e Luca Sani, deputato della Repubblica.

Liudmilla, una delle manifestanti ucraine

«Siamo venuti qua per lavoro – dice Rayisa, della comunità ucraina di Grosseto -. Non possiamo vedere quelle immagini in televisione. I nostri compaesani stanno morendo».

Visibilmente commossa continua: «Non ci aspettavamo quello che sta succedendo, non era immaginabile una guerra. I nostri ragazzi muoiono, tante persone stanno scappando. Noi vogliamo la pace, siamo stati tanto in URSS, ora eravamo indipendenti, e Putin si comporta come uno Zar. Non è vero come dicono alcuni che le vecchie repubbliche sovietiche vogliono tornare ad essere parte della Russia, noi vogliamo libertà e indipendenza!».

Tante pause nella sua testimonianza, che si sommano e si scontrano però alla voglia di parlare, di sputare fuori quello che dentro a lei, come a molti suoi connazionali, sta facendo così tanto rumore.

«Ringrazio il popolo italiano che è venuto alla manifestazione. Penso che anche il popolo russo sia poco favorevole a questa guerra. Mi dispiace tanto che siano morti tutti questi soldati. Quello che sta succedendo in Ucraina sta parlando di eroismo da parte dei miei connazionali, noi combattiamo nella nostra terra, non invadiamo altri paesi».

Alcune donne della comunità ucraina

La signora Edie, guarda la manifestazione con apprensione e si racconta: «Io vengo dalla Crimea. Faccio parte del ceppo dei tartari che fu allontanato da Stalin, che li accusò di aver favorito i nazisti. Sono nata quindi in Uzbekistan, sono andata a studiare nella regione siberiana e dopo diversi anni sono riuscita a tornare in Crimea, a Sinferopoli. Nel 2014, il 26 febbraio, la Russia ci ha invasi, in una notte ha occupato la Crimea, e il giorno dopo era già una parte della Russia. Là ho ancora parte della mia famiglia, fratelli e sorelle. I voli diretti sono inesistenti. L’acqua per uso agricolo manca da settimane, e tutto quello che comprano deve venire dalla Russia. I prezzi sono lievitati, e guai a chi manifesta, è recentemente uscita una legge che toglie la cittadinanza a chi critica la Russia o Putin».

Liudmilla, da 18 anni a Grosseto, in piazza con la famiglia, parla dagli occhi, poi da dietro la mascherina lascia uscire tutto il suo orgoglio: «Ringrazio tutte queste persone in piazza. Voglio dire al mio presidente Zelens’kyj, che non sei rimasto da solo, siamo insieme, siamo forti. Siamo un paese pacifico, non vogliamo le guerre, vogliamo solo essere indipendenti e intraprendere la nostra strada, questo si chiama democrazia».

 

 
 
 
 
 
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Defilato, un gruppo di donne, guarda il finire della manifestazione. Sono Irene, Anna, Miroslava e Olga, delle giovani tutte tra i 30 e i 40 anni, originarie di Manevychi, Novovolynsk e Kamianets-Podilskyi, tutti distretti della zona occidentale dell’Ucraina.

Le giovani donne, in Italia da anni (alcune già con cittadinanza) si erano un po’ defilate perché alcuni interventi della manifestazione stavano andando fuori tema, facendole sentire poco rappresentate. Forse le troppe bandiere che non parlavano solo di pace, forse troppi interventi di non ucraini. Ma più sicuramente il voler parlare, da parte di alcuni, della questione Ucraina senza conoscenza diretta dei fatti e della loro storia. Un rammarico fatto presente anche da parte di chi, da ucraino o ucraina, era più all’interno della folla nella manifestazione.

Malgrado questo alone di amarezza però, colgono l’occasione per dire la loro anche sui motivi per cui erano anche lì a manifestare assieme agli altri: «Ci piacerebbe che oltre all’Italia – hanno detto le ragazze – anche il sindaco di Grosseto prenda posizione, non lo abbiamo visto in piazza e questo ci dispiace. Pagheremo questa crisi con prezzi ancora più alti di gas e di energia forse, dovremmo certo esplorare altre alternative per l’approvvigionamento energetico, non può comunque tutto ridursi ad una questione economica. Lì le persone stanno combattendo per la propria vita».

«Ci hanno lasciati da soli come Ucraina – precisano -. Tutti hanno promesso sostegno, ma sembra che ci voglia troppo tempo perché si muova qualcosa, intanto la nostra gente sta morendo. Là molti di noi hanno i parenti, il tempo non è molto. Sono state infrante tutte le regole del mondo. Poi cosa significano le parole pronunciate da Putin, denazionalizzazione e demilitarizzazione? Dobbiamo annullarci?… un po’ dell’informazione che arriva in Italia è distorta, sia che parli della natura di alcuni ucraini, sia di quello che succede, e questo non ci piace. Ci fa piacere, comunque, che l’Italia ci sia vicina, ma serve fare di più».

Le ragazze, preoccupate per la loro patria ma allo stesso tempo molto orgogliose delle loro origini e determinate, raccontano: «In Ucraina stanno combattendo per tutti, non solo per noi. Già in Donbass la Russia stava agendo nascosta da anni, ora ci ha attaccati su larga scala. Vorremmo chiedere a tutte quelle persone che dicono “Ora Putin farà vedere a tutti come si fa”… Come si fa cosa? Forse perché tiene in mano il potere e il destino di molte persone come se fosse un dittatore? Vorremmo vedere queste persone se abitassero in Russia come gli cambierebbe la vita rispetto a qua, lo vedrebbero direttamente “come si fa”».

 

 

 

 

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