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Tutto il paese si ferma per il funerale di Serena

Una folla è accorsa per salutare Serena Pavin: morta a 34 anni e mamma di una bambina di 10, rimarrà scolpita nella memoria di molti
Alcune delle persone presenti ai funerali di Serena Pavin ad Alberese

ALBERESE. Si era diplomata nel 2006. Un suo professore, colto dalla notizia all’improvviso, si toglie gli occhiali e si commuove. 16 anni dopo è ancora vivo nei suoi occhi e nelle sue parole il ricordo di Serena Pavin, sua ex studentessa al tecnico agrario. Oggi, 5 ottobre, ci sono stati i suoi funerali nella chiesa di Alberese, affollatissima.

Dopo una lunga lotta contro una malattia implacabile Serena non ce l’ha fatta, a 34 anni si è arresa lasciando la sua famiglia e sua figlia Gioia (10 anni). Anche e soprattutto per lei in questi ultimi 6 anni si era battuta come se avesse dei veri superpoteri, contro un male che già da subito gli sarebbe stato diagnosticato come raro e fatale.

Non c’è spazio per farsi posto in chiesa, fuori, il piazzale davanti all’ingresso è affollato, davvero tante sono le persone che sono accorse per darle l’ultimo saluto. Parenti, amici, i vecchi compagni di classe dell’agrario, i professori.

 

Parenti, amici ex compagni di classe e professori in piazza per Serena

«Era una ragazza squisita – ricorda una sua professoressa – calma e sempre sorridente. Era capace sempre di sdrammatizzare anche nei momenti più duri, con quel suo sorriso rendeva tutto più semplice, anche quando non lo era».

L’altoparlante, poco fuori dalla chiesa, aveva il compito di trasmettere la cerimonia che si stava svolgendo all’interno. Ma è stato indeciso fin dall’inizio se funzionare o meno. Quando però ha preso parola Lara, la sorella di Serena, anche l’elettronica si è decisa.

Nella piazza si sono abbassati gli occhiali da sole, è sceso il silenzio, e con lui, le prime lacrime. Con la voce rotta dal pianto, facendosi posto tra le lacrime, Lara ha salutato tutti ricordando la sorella con un sorriso: «Conoscendoti, vedendoci tutti così tristi rideresti di noi, ci prenderesti in giro per farci ridere – ricorda Lara – la forza che hai dimostrato e trasmesso anche negli ultimi momenti ci servirà per andare avanti, sei stata un esempio per tutti noi, per tutta la famiglia, che non ti dimenticherà mai».

Il dolore degli amici

Gli amici delle superiori, stretti in piccoli gruppi, parlano tra loro, con i loro professori, per molti la notizia della morte di Serena è stata una doccia fredda. C’è anche chi, dopo diversi anni, si è ritrovato nella stessa macchina per affrontare il viaggio fino alla chiesa insieme. Anche se questa volta, arrivati alla meta, Serena non è lì insieme agli altri a salutarli.

«La nostra amica era un portento – ricordano alcuni compagni di classe – qualche anno fa sembrava che le sue condizioni fossero migliorate, pensavamo che potesse passare tutto. Invece oggi siamo qui. E non ci sono parole per descrivere quanto ci mancherà. Serena ha continuato a lavorare anche nei momenti più difficili, è sempre stata così, non si è mai arresa, ce la ricorderemo bene».

L’interno della chiesa di Santa Maria dell’Alberese durante il funerale

«Ha fatto tutto il possibile per dare a Gioia tutto il suo amore – racconta un’amica – se questo periodo di pandemia può avere dei lati positivi, uno di questi sicuramente è quello che vede mamma e figlia più vicine. Con le scuole chiuse specialmente, sono state più a contatto. Per quello che può valere – conclude – sono contenta che abbiano passato gli ultimi mesi condividendo tutto».

Una stella che continuerà a brillare

Alla fine della cerimonia, le campane hanno rotto il silenzio e dei palloncini bianchi liberati dagli amici di Gioia hanno colorato il cielo sereno. Nella piazza tutti, in una lunga e silenziosa piccola processione, hanno voluto portare i loro saluti alla famiglia. Unita e mai persa d’animo anche in un momento così cupo. Tutti i suoi componenti sono figli dell’insegnamento che fino all’ultimo attimo Serena è stata capace di impartire, a ognuno di loro. Anche grazie a questo suo modo di essere, il suo volto non smetterà mai di scintillare nelle loro pupille. Come un sole. Una stella che continua a brillare anche dopo il suo tramonto.

Autore

  • Federico Catocci

    Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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