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«Ti do fuoco, stai attento te e tua madre»

Aggredisce e minaccia un giovane per difendere l’amica che aveva raccontato di essere stata abusata: la vittima parla in aula
L'ingresso del tribunale
Il tribunale di Grosseto

SCANSANO. Tutto era cominciato quando nel paese del Morellino, erano iniziate a circolare voci su una presunta violenza sessuale avvenuta qualche giorno prima nel bosco a ridosso del borgo. Violenza sessuale della quale sarebbe stata vittima una ventenne del paese. 

Un reato particolarmente grave, che era emerso dopo che un uomo di 52 anni di Scansano aveva aggredito uno dei due ragazzi accusati di stupro. Questa mattina, di fronte al giudice Adolfo Di Zenzo, il ventiduenne aggredito ha raccontato quello che era successo alla fine di maggio di due anni fa, quando i carabinieri della stazione di Scansano se lo videro arrivare sanguinante, con una ferita alla testa. Fu allora che cominciarono non solo le indagini per l’aggressione subita dal giovane ma anche quella per violenza sessuale che si è conclusa con l’assoluzione dei due imputati

Una bugia per coprire le accuse

Nel borgo del Morellino le voci sull’abuso avvenuto nel bosco, giravano da qualche giorno. Ma la ragazza non aveva denunciato i due amici. Fino a quando uno dei ventenni si è trovato faccia a faccia con Fabio Rossi, meccanico di 52 anni, difeso dall’avvocata Francesca Carnicelli. «Si è avvicinato mentre ero con i miei amici al bar – ha raccontato in aula il ventenne, che si è costituito parte civile con l’avvocato Domenico Finamore –  e ha cominciato prima a dire frasi che per me erano senza senso. Poi però, rivolgendosi a me ha detto: “Come avete fatto te e quel marocchino a quelle ragazza”. Io volevo solo spiegargli com’erano andate in realtà le cose e per questo ci siamo allontanati dai tavolini del bar». 

Rossi avrebbe poi invitato il ventenne nel suo terreno. «È sbroccato, ha cominciato a dirmi: “Hai paura di morire?”. Poi mi ha lanciato contro dei pezzi di legno, ha preso una tanica e ha minacciato di darmi fuoco dicendo che sia io che mi madre avremmo dovuto stare attenti», ha detto il ragazzo, rispondendo alle domande del vice procuratore onorario Alessandro Bonasera. 

Il giovane era rimasto  al di là del cancello, Rossi invece aveva scavalcato la rete per accedere al terreno. Ed è qui che, stando al suo racconto, il ventenne sarebbe rimasto ferito, dopo che Rossi aveva colpito con un calcio il cancello. Cancello che gli era sbattuto sulla fronte e che gli aveva procurato una ferita suturata poi all’ospedale. 

Il ragazzo, con il sangue che gli colava in faccia, è tornato in paese dov’è stato soccorso dagli amici che hanno chiamato i carabinieri. «A loro ho detto che ero caduto – ha spiegato – perché non volevo che venisse fuori tutta quella storia. Il giorno dopo ho raccontato la verità, ovvero che ero stato aggredito». 

Omissione, questa, che è stata sottolineata dall’avvocata Carnicelli che ha chiesto anche perché, visto che era al di là del cancello, non se ne fosse andato subito. «Sono rimasto lì per chiarire – ha detto il ventenne – Avevo paura ma non avevo nulla da nascondere e volevo che smettesse di dire in giro quelle cose».

Quando è venuta fuori la storia dell’aggressione, i carabinieri hanno sentito tutta la comitiva dei giovani. Solo a quel punto la ventenne era riuscita a denunciare quanto sarebbe avvenuto nel bosco poche sere prima. 

I due giovani, accusati di violenza sessuale, sono stati assolti all’udienza preliminare, ma contro la decisione del giudice, è stato proposto appello

 

 

 

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