GROSSETO. Sapete che differenza c’è fra un capo “telato” (o adesivato) e uno “intelato“? Parlando di sartoria maschile la differenza è notevole, così come assai diversa è anche la qualità del capo che andremo ad indossare.
Toscano, che si prepara a sbarcare a Pitti Immagine Uomo (10-13 gennaio) con la nuova collezione autunno inverno 23-24, la sua scelta l’ha fatta da tempo: puntare sulla qualità e sulla maestria del proprio personale.
Una scelta che, a sei anni dalla coraggiosa ripartenza dalle ceneri della storica Mabro, sta adesso portando i primi risultati, tanto che l’imprenditore Marco Berti non ha dubbi: «Vogliamo continuare a produrre prodotti di qualità, a crescere e raddoppiare il nostro fatturato nel giro di tre anni. Noi siamo fiduciosi».

Toscano, qualità contro politica del prezzo
Da anni la continua produzione massificata, e la scarsa comunicazione proprio di prodotto, ha spinto il mercato sempre più verso il basso. Perdendo qualità, a vantaggio esclusivamente del risparmio economico.
«Nel corso degli anni – dice ancora Marco Berti -, il pubblico dei consumatori, soprattutto in Italia, è stato spinto a comprare il capo in base solo al prezzo. Non guardando alla reale qualità. E lo vediamo dal fatto che in pochi riconoscono la differenza tra un abito intelato, che richiede l’utilizzo di tele naturali e diverse lavorazioni, e uno telato».
Sartoria Toscano è uno dei pochi produttori europei di abiti intelati, perché essendo diventata una pratica molto costosa è stata abbandonata da diversi player del settore. Aspetto che, comunque, risulta un punto a favore per l’Italia e per l’azienda toscana.
«Partendo dal presupposto che ormai l’intelato in Europa viene realizzato soprattutto nel nostro paese, per noi rappresenta un importante spazio di manovra, perché ci permette di essere un punto di riferimento per tutto il mondo. A dimostrazione che per noi italiani alcune produzioni hanno senso solo se c’è elevata qualità nell’intera fase della produzione del capo».
Una giacca intelata è costruita internamente, nelle parti strategiche come revers, collo e petto, con un materiale, la tela, che viene inserito all’interno della giacca (tra il tessuto e la fodera) durante la lavorazione. Il materiale della tela è quasi sempre lana e crine di cavallo, oppure pelo di cammello. Vengono poi inseriti pezzi di fettuccia e di bindello per garantire un tiraggio perfetto ed omogeneo alla giacca, ma sempre rigorosamente a mano.
Nelle giacche semintelate o telate, invece, si usano adesivi. La lavorazione di questi indumenti richiede l’utilizzo di materiali adesivi lungo tutto il profilo. Lo scopo dell’adesivo è dare una forma predefinita alla giacca anche molto gradevole, ma che non aderirà mai perfettamente alle linee del corpo. Giacche standard, da grande distribuzione, con costi più bassi e qualità assai inferiore.
Toscano, la scommessa di Berti: puntare sul personale. E produrre in Italia
Non si fa qualità senza avere chi sa produrre capi di qualità. Ecco perché, quando Marco Berti ha deciso di rilevare la parte produttiva di Mabro, ha scelto di credere nel personale, il vero know-how della vecchia società, fallita dopo varie vicissitudini.
«Il nome Sartoria Toscano è un’indicazione geografica e di provenienza, in grado di trasmettere all’estero l’armonia e la bellezza rinascimentale della nostra regione, dei suoi paesaggi, del suo cibo e della sua sartoria – evidenzia Berti – dove si distingue l’elevata qualità dei tessuti e della modellistica, nonostante la giovane età della società, dei diversi competitor a livello nazionale e internazionale, e del costo della manodopera».
Una delle più grandi scommesse di Sartoria Toscano è, infatti, la decisione di produrre in Italia.
«È una bellissima sfida per noi, per il territorio e, perché no, anche per il paese stesso. Perché continuare a produrre in Italia è anche una forma d’orgoglio, dato l’importante costo della manodopera – non come risultato finale in termini di stipendio per i nostri dipendenti – ma di oneri fiscali e previdenziali, che pesano sia nelle nostre che nelle loro tasche», dice l’imprenditore maremmano, da sempre attento al connubio rappresentato dal benessere dei propri dipendenti e al business dell’azienda, rappresentato in modo equivalente in Italia e all’estero, in quanto il fatturato – previsto per il 2022 superiore a 5 milioni di euro – è diviso esattamente al 50% nei due mercati.
Dimostrazione lampante di quanto la bellezza e la qualità del made in Italy, rappresentato in questo caso dall’abito da uomo su misura – punto forte di Sartoria Toscano – sia la chiave di volta per il mercato internazionale.
Toscano a Pitti, la collezione con i colori dell’appennino
Dal 10 al 13 gennaio Sartoria Toscano è a Pitti Immagine uomo con la nuova collezione autunno inverno.
«L’abito su misura – dice Marco Berti -, ormai, non deve essere pensato e indossato solamente per un’occasione speciale, ma deve essere un compagno di tutti i giorni. Perché segue l’armonia del corpo, le sue esigenze, e la necessaria e sempre più forte richiesta di personalizzazione del cliente. Aspetto che noi curiamo a 360 gradi: da noi si può scegliere il tessuto, diversi elementi di personalizzazione, e anche riconfigurare e dare una nuova vita i vecchi abiti».

La nuova collezione uomo A/I 2023-24 riporta alla mente il paesaggio dell’appenino toscano, con faggi, castagni ed abeti centenari: anche se non mancano must-have come il blu e il nero, la palette cromatica – decisamente in linea con la stagione invernale – spazia dalle tonalità calde e lignee dei marroni per approdare alle varie gradazioni del grigio e del bianco, con inaspettate pennellate di verdi e rossi grintosi.
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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