FIRENZE. È a soli 100 chilometri dal confine con la provincia i Grosseto il focolaio di peste suina africana riscontrato nel nord del Lazio. E proprio in un allevamento della zona, alcune settimane fa, è stato individuato il primo maiale infetto.
Fino ad oggi il virus aveva colpito solo i cinghiali, ma il salto alla specie domestica era atteso e temuto, soprattutto – in questa fase – per i contraccolpi sul commercio di carne di maiale e insaccati.
Sale dunque la preoccupazione per la Maremma, pericolosamente vicina alla zona rossa, anche se, tranquillizza il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl sudest, Giorgio Briganti, «non ci sono segnalazione di casi sospetti nel territorio provinciale e la situazione è al momento sotto controllo. Questo anche grazie a tutte le azioni messe in campo per contrastare la diffusione del contagio».
A fine maggio, infatti, c’era stata una riunione proprio a Grosseto tra la Asl e tutti hi enti coinvolti, replicata poco dopo Siena, che aveva dato il via a una campagna informativa per turisti e cittadini sui corretti comportamenti da tenere in campagna, nei boschi, in pineta e in spiaggia per non essere veicoli di contagio. Nonché a una serie di azioni di controllo attivo sulle eventuali carcasse di cinghiali.
La Toscana è indenne, ma circondata
Benché la Toscana sia al momento indenne, è tuttavia circondata da “zone rosse”. Oltre ai casi nel Lazio, che confina con la Maremma, quelli in Piemonte e Liguria, che preoccupano le province di Massa Carrara, Pisa e Lucca, è arrivato il recente focolaio di Rieti. Dunque anche il confine sud orientale è più a rischio con le province di Arezzo e Siena.
Proprio oggi, 21 luglio, la giunta della Regione Toscana ha dato il via libera all’adozione del “Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale”.
Il documento, in linea con quanto indicato nel decreto legge 9 del 2022, è stato redatto tenendo conto delle indicazioni dell’Unione europea e dei Ministeri competenti. In particolare di due documenti tecnici specifici: quello del 21 aprile 2021 sulla «Gestione del cinghiale e peste suina africana», redatto dai Ministeri della salute, delle politiche agricole alimentari e forestali e della transizione ecologica, e quello del 15 marzo 2022, dell’Ispra.
«Il Piano in questione (in acronimo Priu) – spiega la regione – contiene i dati sulla presenza e diffusione del cinghiale in Toscana, gli obiettivi di riduzione del rischio peste suina, l’analisi delle aree e situazioni particolari di rischio e le azioni necessarie per la riduzione delle consistenze della specie nei diversi ambiti di competenza: territorio cacciabile, aree protette e aree soggette al controllo faunistico».
La Regione: «massima attenzione»
Il cinghiale oltre a essere veicolo possibile dell’infezione di peste e di altre patologie, negli ultimi anni ha rappresentato per la Toscana un elemento faunistico di grande problematicità. La Regione, quindi, soprattutto per altre motivazioni (riduzione danni all’agricoltura, impatto su attività antropiche), ha iniziato dal 2016, un percorso di gestione. Attraverso modifiche normative e regolamentari si è cercato di agevolare il prelievo, la gestione della filiera carni e il controllo della specie, centralizzando le attività di pianificazione e controllo degli interventi e dei risultati.
«L’attenzione per la peste suina è massima. Da tempo abbiamo attivato le procedure e i protocolli necessari nelle zone limitrofe a quelle a rischio, costituendo anche l’unità di crisi sanitaria per le emergenze epidemiche, che riunisce Asl, Istituto zooprofilattico e Regione, sia a livello regionale che locale», commenta la vicepresidente della Regione Toscana e assessora all’agricoltura e alla caccia Stefania Saccardi.
«Abbiamo anche avviato interventi di sorveglianza passiva: gli operatori, coordinati dalle locali Atc e dalle Asl direttamente interessate, dotati di apposito kit per operare in biosicurezza, hanno il compito di cercare e segnalare sul territorio carcasse di cinghiale e analizzarle, con l’obiettivo di garantire un tempestivo riscontro dell’eventuale infezione».
Attenzione agli allevamenti semibradi
«Abbiamo messo al primo posto la biosicurezza sia nelle attività legate al prelievo e controllo venatorio sia negli allevamenti semibradi – sottolinea l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini – con un approccio multidisciplinare. Questo grazie anche a una task force, che coinvolge gli uffici delle direzioni sanità, agricoltura, ambiente e protezione civile e che si riunisce in forma permanente, confrontandosi con le forze dell’ordine, gli enti parco e le associazioni di categoria agricole e venatorie.
L’adozione del Piano è un ulteriore passo avanti per rafforzare tutte le strategie che abbiamo messo in campo in termini di prevenzione e rapidità di intervento, non solo per prevenire, ma nel caso anche per gestire, controllare ed eradicare, nel miglior modo possibile, la peste suina africana sia nei cinghiali selvatici che nei suini di allevamento»
Alla peste suina africana la Regione Toscana ha dedicato un’apposita pagina web che contiene approfondimenti, report settimanale e brochure informativa scaricabile.
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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