GROSSETO. Grosseto anno 3mila: l’hard techno, la consapevolezza, la voglia di autodeterminarsi e le manifestazioni invadono le strade. Ah no, scusate, questo è in programma sabato 21 giugno dalle 15 alle 23 a Grosseto. Esattamente come lo scorso anno, solo che questa volta i carri sono raddoppiati: sono passati da cinque a undici, compreso il mezzo per la riduzione del rischio, dove sarà possibile chiedere aiuto in caso di ogni tipo di problema.
Il fine della protesta a suon di basso è quella di mostrare la cultura underground di Grosseto, che spesso viene ignorata. «Non vogliamo sfidare la legge e non troviamo che sia giusto farlo, ma vorremmo solo un posto dove poter essere chi siamo – dice Niko, in arte, un membro del collettivo che ha organizzato l’evento – Ci raduniamo per dire basta alla guerra, perché crediamo che un gesto di molti possa fare differenza rispetto a quello di un singolo».
La street di Maremmakestreet ha anche un ruolo importante, che ha ricoperto anche l’anno scorso: mostrare che l’ambiente underground non è come nella visione comune. Lo scorso anno, per esempio, non c’è stata nessuna forma di disordine e i ragazzi hanno ripulito dalla spazzatura tutti i luoghi dove si sono fermati.
Maremmakestreet: «La cultura underground vive a Grosseto»
La cultura underground è una parte importante della città e comprende persone che vogliono esprimersi e avere un posto dove poterlo fare.
«Non si tratta solo della musica, è un corteo libero, autogestito, costruito dal basso, senza sponsor né padroni – dicono dal collettivo – Anche la nostra cultura esiste. Nessuno di noi vuole sfidare la legge con rave nei boschi, ma vorremmo avere un locale o un posto dove possiamo aggregarci e stare tutti insieme. Un posto dove possiamo incontrare persone e conoscere altre culture».
Ma la street parade, non è solo musica nelle strade della città, perché ha un significato più profondo: quello di accogliere ogni minoranza. E per questo ogni carro ha un simbolo diverso, c’è quello femminista, poi c’è quello Lgbtq+, quello contro la guerra e così via. C’è solo una cosa che non è ammessa alla manifestazione e si tratta di ogni estremismo, che sia politico o meno.
«Abbiamo accolto molte minoranza, ma non gli estremisti. E non importa che siano di destra o sinistra, femministi o maschilisti: per noi l’importante è che tutti possano esprimersi liberamente – dice Kosmo – Stiamo vivendo un periodo con delle leggi particolari, fra il decreto anti rave, il decreto anti Ghandi, le nuove leggi per la comunità Lgbtq+ e vorremmo manifestare anche il nostro disappunto su questo. Soprattutto perché si tratta di decreti e non di leggi discusse nelle aule del Parlamento».
«Ci tengo a sottolineare che siamo tutti contro la droga. Non vogliamo che le persone si droghino, ma crediamo che sia giusto per chi decide di provare qualche sostanza che lo possa fare con consapevolezza – continua – Drogarsi è sbagliato, ma non deve essere un tabù. È necessario parlare anche delle conseguenze che ha la droga, in modo che chi lo faccia possa prendere una scelta consapevole».
Il percorso della street e i “free party”
La street parade porterà un po’ di musica fra le vie di Grosseto e l’inizio è previsto il 21 giugno alle 15 in piazzale Bearzot. Dopo la parata continuerà in piazza Caduti sul lavoro, poi in via Ximenes, fino ad arrivare in piazza De Maria. Dopodiché i carri passeranno per via dei Lavatoi, via Fossombroni, via Generale Paolini, via Bengasi, via Cesare Battisti e via dei Mille.
La manifestazione poi si sposta in piazza del Risorgimento, dopodiché percorrerà via Brigate Partigiane, piazza della Libertà, via Mascagni e si fermerà in piazza Barsanti fino alle 23.
La cultura underground, quella degli esclusi perché escono dalle righe rigide imposte dalla società, spesso è associata a degrado, droga e sporcizia. Ma non è così: si tratta di un ambiente vivo, dove le persone cercano di esprimere la loro personalità, con rispetto verso gli altri e l’ambiente. Un luogo dove ci si può sentire liberi da tutto quello che ci opprime.
«Non ci stupisce purtroppo il pregiudizio nei confronti di ciò che è diverso dal “cittadino modello”, ormai è storia antica. Ed è successo anche nei confronti di tutto ciò di nuovo che le precedenti generazioni hanno portato in questo mondo – dicono da Maremma ke street – Però ci rattrista perché è una visione parziale, distorta e profondamente ingiusta di quello che sono i “free party“. Si tratta di una cultura che esiste da decenni in tutto il mondo, composta da collettivi che si organizzano, autogestiscono e condividono».
«Non è solo musica, è un linguaggio, solidarietà e cura in contesti dove lo Stato è assente o dove la repressione prova a soffocare ogni forma di espressione libera – concludono – È facile giudicare da fuori, non siamo criminali: siamo solo persone che nella musica hanno trovato un modo per costruire un mondo diverso. Siamo la risposta a una società che spesso esclude, isola e controlla. La musica ci unisce quando tutto il resto ci separa. E se ci accusano di essere fuori dalle regole, è perché, a volte, quelle regole non ci rappresentano o ci escludono».
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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