Il tribunale si ferma per le donne iraniane - FOTO E VIDEO Skip to content

Il tribunale si ferma per le donne iraniane – FOTO E VIDEO

Un accessorio rosso per esprimere la propria solidarietà alle donne che stanno lottando per la libertà: l’iniziativa nell’atrio del palazzo di giustizia

GROSSETO. Si è fermata per qualche minuto l’attività del tribunale di Grosseto, giovedì 6 ottobre, per manifestare solidarietà alle donne iraniane. Giovedì infatti, il Comitato pari Opportunità presso il consiglio direttivo della Corte Suprema di Cassazione ha promosso una giornata di solidarietà, invitando tutti gli iscritti a indossare un accessorio rosso. E nel grande atrio del palazzo di Giustizia, chi non aveva un fiocco, o una giacca, una maglia, una camicia o un paio di scarpe rosse, ha tenuto in mano una cartellina di carta dello stesso colore per partecipare  all’iniziativa. 

Una poesia per la libertà

Schierate davanti alla grande scala che si alza dall’atrio del tribunale fino al quarto piano, le avvocate insieme alla collega Tania Amarugi in rappresentanza del Comitato Pari Opportunità, hanno ascoltato in silenzio la consigliera dell’Ordine degli avvocati Iolanda Cappadona, che ha letto un brano tratto dal libro “Canto di una donna libera” di Jasmin Darznik, scrittrice iraniana emigrata a soli 5 anni negli Stati Uniti, che nel suo romanzo racconta la lotta della poetessa Forugh Farrokhzad,  la donna che ha rappresentato la nascita di una coscienza femminile in Iran. 

È stata una manifestazione corale, quella organizzata in tribunale, alla quale hanno partecipato oltre alla presidente Laura Di Girolamo, le giudici e i giudici, i sostituti procuratori e i vice procuratori onorari, le cancelliere e i cancellieri delle sezioni penali e civili e le avvocate e gli avvocati, che hanno condiviso un momento di solidarietà sospendendo l’attività del palazzo di Giustizia per le donne iraniane. 

Sono tantissime, anche in città, le manifestazioni di solidarietà per le donne iraniane che da tre settimane stanno protestando, dopo l’uccisione della 22enne Mahsa Amini, uccisa durante un fermo della polizia morale scattato per via di una ciocca di capelli portata fuori dall’Hijab. 

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