ALBERESE. Far scrivere nel proprio epitaffio “vi saluto tutti”, non è poca cosa in un ingranaggio della vita moderna che fa vivere a 100 all’ora. Ma Aldiviero Tamanti, classe 1931, scomparso ieri, 19 agosto, non era una persona che ci faceva caso, e anche nel momento dell’addio ha voluto lasciare un segno.
Le figlia Paola ne ha tracciato uno spaccato, insieme alla sorella Cinzia. E di cose Aldiviero, in 92 anni di vita ne fatte e viste tante, anche da raccontare.
L’orgoglio di portare un nome particolare
«Babbo – racconta Paola – era orgoglioso del suo nome “perché come il mio non ce l’ha nessuno”, diceva. Quando abitava alla cantoniera dell’Anas, davanti alla stazione di Alberese, a casa non mancavano mai funghi e asparagi che portava direttamente dalla macchia. E la sua Elsa a preparare sott’olii e funghi secchi, dicendo la solita frase: “qui non si finisce più”».
Elsa, l’amore della sua vita
«”Sapessi come era bella mamma”, raccontava sempre mio padre – riprende il racconto di Paola -. “l’ho conosciuta all’abbazia di San Rabano, aveva un vestito rosso fuoco. Me l’ha presentata Gino Cavallin, prima non mi voleva perché io ero comunista e lei democristiana, allora ho cominciato ad andare alla messa e l’ho fatta innamorare”. Era così il babbo».
Le serate e i balli alla pista del Fusini
Un’altra delle passioni di Tamanti era il ballo. I ricordi di Paola sono nitidi. «Parlava delle serate con gli amici Roberto e Doriana Benetello. E dopo il ballo passava le nottate a giocare a carte. Babbo ricordava il periodo in cui andava alla canonica di Alberese, con padre Giancarlo che lo portava in giro per i poderi a fare le benedizioni di Pasqua».
Per un periodo, dopo il trasferimento nella nuova casa di Grosseto, Aldivero aveva iniziato a cantare nel coro del maggio con il maestro Balbo, anche se ripeteva alle figlie, non aveva mai imparato bene a suonare le nacchere.
I nipoti e l’amore per la famiglia
L’arrivo dei nipoti, tre ragazzi, Matteo, Zeno, Enea (che ha lo stesso carattere del nonno), ha dato ancora più forza a Aldiviero, che amava la sua famiglia e la metteva davanti a tutto. «5mila lire, che poi sono diventati 5 euro, per una mancetta non sono mai mancati. Come la stima e l’amicizia con i due generi, a fare l’orto con Carlo e a giocare a burraco con Claudio. Lui stesso aveva chiesto che al suo funerale suinasse la banda, una festa per salutare tutti».
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Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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