GROSSETO. Cancellando le tre sconfitte iniziali con zero punti, spunta un Grifone a corrente alternata. Due successi esterni, due nulli casalinghi nelle ultime quattro gare. Un andamento positivo, scritto e sceneggiato da mister Liguori insieme al suo plotone, otto punti incassati, zero gol subiti in 360′.
Un rendimento, che dimostra come la cura, l’entusiasmo e la serenità siano i giusti ingredienti su cui appoggiare il futuro dell’Uccellaccio.
Eppure il risultato a reti bianche intascato contro il Follonicagavorrano si trascina dietro ancora un gusto insipido gettando sul disegno l’ombra di qualcosa d’incompleto. È vero che l’avversario era tosto quanto tecnicamente valido, è vero che Dierna e soci possono appoggiarsi sulla esperienza unita a una società collaudata e stabile, eppure il retrogusto di un abbassamento di grinta resta sullo sfondo di una gara passata più a rincorrere che a costruire.
Speranze e delusioni
Il Grifone descritto alla vigilia aveva gettato le basi per aspettarsi verticalizzazioni, rapidità di manovra, imprevedibili incursioni. Un comportamento, dunque, da vero padrone di casa intenzionato a dare filo da torcere al più quotato antagonista. Così non è stato.
Hanno toccato più palloni i centrali Ciolli e Cipolletta che il resto della squadra denotando un atteggiamento portato più a rallentare il gioco da parte dei biancorossi che a cercare spazi e respiro avanzati. Rare le riconquiste della palla, troppi gli errori tecnici, sporadici gli spunti offensivi.
Una condotta non in linea con il palesato desiderio di infrangere un tabù chiamato “Zecchini” dove si erano radunati 692 anime, un record, in attesa di urlare per un gol. Liguori ha cercato, poi, di diluire la personale delusione con parole di elogio ai suoi ragazzi e ha fatto benissimo perché il Grifone ha bisogno di altre cure, di altro tempo per dichiararsi guarito.
La società: sempre al centro delle discussoni
Di positivo c’è che l’analisi è stata completamente dedicata al lato calcistico senza esondare nella società, che resta, comunque, sempre al centro delle discussioni della tifoseria, nel mirino della curva a cui non resta simpatica per dirlo con una parola elegante. Un attrito profondo, consolidato, a cui l’ipotetico ritorno del direttore Petritola non farebbe per niente bene.

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