Grechi: «Mancano i radiologi, il Misericordia al collasso» Skip to content

Grechi: «Mancano i radiologi, il Misericordia al collasso»

L’ex primario e segretario regionale del sindacato Cimo, denuncia la grave situazione della radiologia del Misericordia. «La soluzione c’è ed è la teleradiologia». L’INTERVISTA
Morando Grechi
Morando Grechi

GROSSETO. Morando Grechi è un medico di lungo corso. Ha lavorato all’ospedale di Grosseto per oltre 40 anni, ha diretto la radiologia di Orbetello e, per 17 anni, quella del Misericordia, fino al pensionamento il 1° settembre 2021. Dunque un esponente storico della sanità locale, che conosce come le sue tasche e che non ha abbandonato del tutto.

Continua, infatti, l’impegno sindacale come segretario regionale della Cimo (il coordinamento italiano medici ospedalieri), segue le vicende grossetane e quelle dell’unità operativa che ha diretto per tanti anni, con la stessa passione che lo ha condotto a esternare le sue preoccupazioni.

La situazione della radiologia a Grosseto è drammatica

Due i fatti che lo hanno convinto a rendere pubblica la riflessione sul Misericordia e più in generale sulla sanità locale e pubblica, che maturava da tempo: la visita del sottosegretario alla salute Marcello Gemmato al Misericordia e un incontro organizzato dalla Cimo a Siena sul futuro della sanità pubblica e le considerazioni che sono emerse dalla discussione.

«Come cittadino di Grosseto e come segretario regionale della Cimo – dice – sento il dovere di segnalare la situazione drammatica in cui si trovano i radiologi che lavorano al Misericordia. Quasi ogni giorno, sulla stampa e sui social, si legge la richiesta, legittima, di avere specialisti negli ospedali periferici. Quello che mi meraviglia è che nessuno, invece, alzi un dito e chieda perché al Misericordia si riducano radiografie, ecografie, tac, risonanze».

Allora gliela chiediamo noi. Perché questo stato di cose, che finisce per ricadere sui cittadini?
«La risposta è semplice, le motivazioni meno: mancano i radiologi e quelli che ci sono devono coprire i turni negli ospedali periferici, come Orbetello e Massa Marittima».

E le motivazioni quali sono, secondo lei?
«Negli ultimi due anni fra dimissioni e pensionamenti se ne sono andati dal Misericordia nove radiologi. Per la precisione sette e altri due che andranno in pensione entro l’anno. A fronte di questa emorragia di professionisti, ne sono stati assunti solo due e una specializzanda all’ultimo anno, mentre un contrattista a sei mesi che lavorava a Massa Marittima si è dimesso al quinto mese di servizio».

E dove va cercata la responsabilità?
«Questa volta la direzione aziendale non c’entra, anche se aver impiegato un anno e mezzo per fare il concorso per il nuovo primario, non ha certo aiutato. Il problema è molto più vasto. I radiologi, ma più in generale i medici, non si trovano. Per tutta una serie di motivi la professione medica nel pubblico, in particolare a Grosseto, non è più appetibile».

Perché la Maremma non è appetibile?
«Questa è una provincia molto vasta, poco densamente popolata e con ben quattro presidi periferici in aggiunta all’ospedale provinciale. I radiologi in servizio sono costretti a un superlavoro per coprire turni in periferia e, per di più in pronta disponibilità: notturna a Orbetello, notturna e festiva a Orbetello e Massa Marittima.

Per capire meglio, come funziona la pronta disponibilità?
«A differenza del turno di guardia che prevede il riposo il giorno successivo, con la pronta disponibilità il medico lavora anche il giorno prima e il giorno dopo la reperibilità. In più il compenso non è incentivante. È chiaro che potendo scegliere, gli specialisti si orientano su situazioni più comode, dove non è necessario spostarsi per chilometri, come da Grosseto a Massa o Orbetello, e soprattutto fare tanti turni di pronta disponibilità. Peraltro obbligatori e che in un mese possono arrivare fino a 10».

Rischio dimissioni anche per altri radiologi

Questo superlavoro cosa determina?
«Il rischio che ci siano altre dimissioni e che altri specialisti in età pensionabile, pur potendo prolungare il servizio, scelgano di lasciare il lavoro. Ma la diagnostica per immagini è strategica per tutte le altre specialistiche e se è in crisi mette a rischio la qualità di molte altre prestazioni».

In sintesi si privilegia la periferia a danno del centro, l’ospedale territoriale a danno di quello provinciale?
«Evidentemente la volontà politica a Massa Marittima e Orbetello è più forte che a Grosseto. Nelle scelte organizzative della sanità, la politica non dovrebbe entraci, ma di fatto ci mette il becco. Così succede che le direzioni aziendali finiscano per ascoltare più i sindaci, preoccupati di coltivare il proprio orto elettorale, che i medici. Comunque la si veda, la coperta è corta e c’è sempre una parte che si scopre. Per di più in Maremma sembra esserci un’assoluta mancanza di vocazione per lo studio della medicina e i professionisti devono venire da fuori. Anche questo è legato a scelte scellerate, a una politica di tagli negli ultimi 20 anni che rende molto meno attrattiva la professione».

Grosseto, un’anomalia nell’Asl sudest

La sensazione è che si disperdano risorse che potrebbero essere usate diversamente
«Qui si torna al concetto di volontà politica. Grosseto è in una situazione anomala nell’Asl sudest. Ad Arezzo, di notte e nei festivi, negli ospedali periferici si fa ricorso alla teleradiologia, non alla pronta disponibilità attiva degli specialisti. Non si capisce perché non si possa utilizzare questo sistema in maniera più diffusa anche in Maremma. I mezzi ci sono. Diversamente si continua a depauperare il Misericordia, si riducono le sedute per i pazienti, si allungano le liste di attesa, cresce la situazione di disagio del personale».

Secondo lei quanto ancora potrà durare questo stato di cose?
«La situazione in Maremma è destinata a protrarsi almeno fino al 2027. Poi l’aumento delle borse specialistiche che ha ampliato il numero degli specializzandi dovrebbe portare almeno alla parità tra chi inizia a lavorare e chi va in pensione. Questo dovrebbe risolvere il problema allo stato attuale, ma tra 4 anni la situazione sarà sicuramente mutata».

La soluzione nella tecnologia digitale

Come possiamo rimediare a questa situazione?
«In questo caso ci viene in aiuto la tecnologia digitale. La teleradiologia notturna che già è operativa a Massa Marittima, Casteldelpiano e Pitigliano va estesa anche a Orbetello. Nel 2003 l’ho utilizzata in via sperimentale tra Orbetello e Pitigliano. E a quel tempo non era ancora stato sviluppato il sistema di archiviazione digitale, né il software Ris-Pacs che permette anche la trasmissione delle immagini. La teleradiologia è attendibile, consente il teleconsulto e la telediagnostica in tutta la Asl sudest e con il policlinico Le Scotte. In sostanza l’esame può essere fatto da un tecnico a Orbetello e refertato dal radiologo a Grosseto. Ogni esame radiologico, esclusi quelli che richiedono il mezzo di contrasto».

Questo risolve una parte del problema, ma non la carenza di professionisti
«Fermo restando che il problema è generale, i medici vanno incentivati. Ad esempio retribuendo in maniera adeguata i turni di pronta disponibilità e coinvolgendo su base volontaria i radiologi di tutta l’Asl. Ricorrendo anche a chi fa attività extramoenia».

E se tutto questo non dovesse bastare?
«A quel punto bisogna pensare a coinvolgere il privato, che in provincia di Grosseto rappresenta una percentuale minima rispetto al resto dell’Italia. Io per formazione e convinzione personale non sono del tutto d’accordo con il ricorso al privato, ma potrebbe essere necessario».


LEGGI ANCHE

La Maremma non piace ai medici. L’Asl in difficoltà
Un nuovo direttore per la radiologia

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati