Gori: «L'accordo politico sulla Diaccia diceva altro» Skip to content

Gori: «L’accordo politico sulla Diaccia diceva altro»

Il consigliere del Movimento 5 Stelle risponde a Parizia Siveri di “Per Grosseto”, sulla compravendita dei terreni
Giacomo Gori (consigliere comunale di Grosseto) e Mario Gambassi (consigliere comunale di Roccastrada) durante l'incontro sulla Diaccia Botrona
Giacomo Gori (consigliere comunale di Grosseto) e Mario Gambassi (consigliere comunale di Roccastrada) durante l’incontro sulla Diaccia Botrona

GROSSETO. Il dibattito sulla Diaccia non si fredda. Il consigliere pentastellato Giacomo Gori risponde a Patrizia Siveri, dell’associazione “Per Grosseto”. Proprio ieri Siveri aveva citato Gori durante una breve analisi del dibattito sulla Diaccia invitando la Regione a intervenire.

«Su una cosa Patrizia Siveri ha ragione: l’argomento Diaccia Botrona oggi è molto complesso» esordisce Gori nella risposta.

«Sarebbe certamente stato più semplice se la Siveri avesse avuto la stessa sensibilità a settembre del 2021, quando si sono aperte le buste dell’asta pubblica per la vendita della Diaccia Botrona – prosegue Gori – Piuttosto che interviene sugli organi d’informazione per conto di un’associazione cittadina».

«Il Movimento 5 stelle, differentemente da lei, si è dato subito da fare e ha lottato fino alla fine per evitare la vendita di 950 ettari di un luogo tra i più belli ed importanti d’Italia» dice Gori.

«Siveri ha detto alcune inesattezze»

Gori sottolinea che l’intervento di Siveri contiene delle inesattezze. «La prima: è un errore parlare di annullamento dell’atto perché la procedura amministrativa pare corretta, ossia nessun vizio, nessun errore. Salvo l’esito di ulteriori verifiche che stiamo portando avanti – spiega Gori – Noi abbiamo parlato di revoca e non di annullamento e su di essa si sono concentrati i nostri sforzi».

Diaccia Botrona

«Poi – prosegue Gori – la seconda inesattezza: non è vero che il neo-presidente della provincia Francesco Limatola ha trovato al suo insediamento un “atto di vendita praticamente perfezionato”. Anzi è esattamente il contrario. È stata l’amministrazione di Limatola ad approvare tutti gli atti propedeutici, questi sì, che hanno messo fuori gioco la possibilità della revoca e consentito di perfezionare l’atto di vendita firmato venerdì scorso».

Poi Gori si rivolge direttamente a Siveri. «Visto che la dottoressa Siveri ha deciso di citarmi, mi permetto dunque di ricordare che è stata assessore all’ambiente, alle aree protette ed alla polizia municipale. Esattamente quando, d’accordo con il suo presidente Leonardo Marras e il resto dei componenti della giunta provinciale in carica nel 2013, decisero che quei 950 ettari non erano utili all’interesse collettivo se non per fare cassa, ovvero per esigenze di bilancio».

«Furono queste le motivazioni per le quali la Siveri e gli altri rappresentanti delle istituzioni decisero che quei terreni della Diaccia Botrona, gli stessi che oggi vorrebbe che la Regione tutelasse estendendo in essi la riserva naturale, dovessero essere venduti» sostiene Gori.

La Diaccia Botrona

«Suggerisco alla Siveri che, non è tanto importante l’esperienza istituzionale, la sua o la mia che l’ha particolarmente stupita, ma come si interpreta il ruolo che si ha all’interno delle istituzioni. E soprattutto quali scelte si intendono portare avanti nell’interesse dei cittadini – dice Gori avviandosi alle conclusioni – Lo stesso ha fatto Limatola: prima firma un impegno politico importante per lo stop alla vendita che gli consente di guadagnare il mio voto fondamentale per la sua elezione a presidente, dopodiché impiega un anno per approvare atti funzionali alla vendita, anziché fare il contrario».

«Ormai va di moda piangere sul latte versato» conclude Gori.

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