GROSSETO. Alla conferenza sulla Diaccia Botrona tenuta da Gori in Comune qualche giorno fa, risponde anche un’associazione che ha a cuore la Maremma. Poi, alla risposta aggiunge una breve analisi e un appello alla Regione.
Patrizia Siveri, dell’associazione “Per Grosseto” non le manda comunque a dire. «Spiace che un consigliere attento ed esperto come Gori possa aver creduto che un atto di vendita, praticamente perfezionato, potesse essere annullato da un neoeletto presidente e consiglio provinciale – esordisce Siveri – Vanno invece analizzate le conseguenze che la cessione comporta e i possibili rimedi».
«La realtà è molto più complessa del racconto fatto sulla Diaccia e di come lo ha trattato il dibattito pubblico» dice Siveri.
L’area umida, molto importante a livello nazionale e sovranazionale come ambiente naturalistico, vive in un equilibrio palustre da tutelare. Stesso principio vale per l’avifauna che annualmente accoglie (oche, gru ed altri uccelli migratori protetti). «Lì – precisa – questi animali trovano protezione e sostentamento grazie alle coltivazioni cerealicole dei terreni che ci sono nell’area contigua alla Riserva della Diaccia».
Le preoccupazioni dell’associazione
«La paventata (dagli acquirenti) modifica dell’ordine colturale di una consistente superficie di area contigua alla riserva priverà l’avifauna del sostentamento necessario (in primis del cibo) mettendo in discussione l’intero equilibrio esistente» sostiene l’associazione.
«Alla futura mancanza di sostentamento per l’avifauna – descrive Siveri – deve aggiungersi la preoccupazione per la ulteriore risalita del cuneo salino che già rappresenta una criticità per l’intera piana prospicente al comune di Castiglione della Pescaia.
«Se poi aggiungiamo che attigua alla Diaccia Botrona sorge una coltura intensiva di bambù – sottlinea – ci chiediamo come e dove due coltivazioni intensive (oliveti e bambù) possano attingere acqua dolce senza provocare una ulteriore e preoccupante risalita del cuneo salino su tutta la piana che da Braccagni arriva al mare».

Siveri sostiene che gli enti locali non abbiano ancora ben valutato queste implicazioni. «Tutti i giorni si parla di ambiente – dicete – ma molto di attualità e di gran moda avendo preferito incassare qualche milione anche a rischio di un intero ecosistema».
L’appello: «Ampliamo la riserva»
Concluso il riassuntivo esame della situazione, Siveri fa suo l’appello dell’associazione che rappresenta. «Chiediamo alla Regione Toscana, competente per materia, l’ampliamento della riserva della Diaccia Botrona così da scongiurare la compromissione irreparabile dell’equilibrio naturalistico attuale e la salvaguardia dell’avifauna dell’area protetta» dice.
«Sempre alla Regione – conclude – chiediamo che nella valutazione dei piani di gestione agricola presentati dai nuovi proprietari, siano richiesti studi di incidenza idonei a salvaguardare l’intero ecosistema della Diaccia Botrona, sia per l’avifauna che per l’acqua».
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