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Gessi rossi, si riapre Montioni

Il Tar Toscana ha accolto in forma cautelare i ricorsi di Venator e Sepin contro il provvedimento della Regione che fermava il conferimento a Poggio Speranzona
Lo stabilimento Venator a Scarlino
Lo stabilimento della Venator a Scarlino

FIRENZE. I gessi rossi possono essere stoccati nella ex cava di Montioni, almeno fino al 19 ottobre. Poi si vedrà.

Il Tar della Toscana ha accolto in via cautelare il ricorso presentato da Venator e Sepin (l’azienda che si occupa materialmente del trasporto e il ripristino della ex cava di Poggio Speranzona), contro la diffida emessa dalla Regione il 25 maggio, con la quale era stato sospeso il conferimento a Poggio Speranzona.

Rimandando, contestualmente alla seduta pubblica del 19 ottobre 2022, la discussione di merito.

Dunque, secondo l’ordinanza del tribunale amministrativo, pubblicata oggi, 27 luglio, per il momento i camion di Sepin posso ripartire dalla piana di Scarlino in direzione Montioni, in attesa della discussione di merito, dalla quale potrebbero emergere anche altri elementi.

La decisione dei giudici amministrativi era attesa, per gli inevitabili risvolti sull’attività dell’azienda, che da questa ordinanza trae poco più di due mesi di respiro.

Le motivazioni del Tar 

Il presidente della seconda sezione del Tar Toscana, Roberto Pupilella, ha ritenuto di accogliere i ricorsi di Venator e Sepin, peraltro riunendoli in un’unica pratica data la sostanziale «omogeneità dei fatti trattati e delle censure avanzate», poiché «appaiono fondate le censure di difetto di garanzia partecipativa e di mancanza di adeguata istruttoria formulate dalle parti ricorrenti», scrive.

Ovvero, gli atti della Regione con la quale è stato sospeso il conferimento a Montioni hanno come riferimento le conclusioni della Relazione tecnica forense «senza che si dia conto nel corpo del decreto 10151/2022 dello svolgimento di autonome verifiche da parte della Regione Toscana e di Arpat».

E inoltre, non è stata data adeguata comunicazione agli interessati dell’avvio del procedimento. Dunque il conferimento a Montioni può riprendere «ferma restando l’adozione da parte di Sepin di ogni misura precauzionale volta al massimo contenimento di ogni possibile fenomeno inquinante eventualmente in essere».

La Regione, da parte sua, può procedere a specifiche e approfondite verifiche, nel contraddittorio con gli altri soggetti coinvolti, in relazione al superamento dei limiti di concentrazione ammessi di sostanze pericolose e la sussistenza di violazioni delle prescrizioni relative al corretto svolgimento delle attività autorizzate», chiude l’ordinanza.

Non resta che attendere l’udienza pubblica del 19 ottobre.

Cisl: «L’ordinanza è solo una piccola boccata d’ossigeno»

La prima reazione ad arrivare è quella della Cisl. «La pronuncia del Tar Toscana non cambia la necessità impellente di trovare soluzioni a lungo termine, che diano respiro alla produzione e all’occupazione», scrive la segretaria generale Katiuscia Biliotti.

«Questa mattina abbiamo chiesto un nuovo incontro ai vertici aziendali, che speriamo di fare al più presto perché se non sarà individuato subito un nuovo sito per il conferimento dei gessi rossi, la crisi che stiamo vivendo non potrà che peggiorare.

Sappiamo che l’azienda sta valutando di proseguire con la produzione con un 25% in meno della forza lavoro fino a fine anno, in attesa che sia pronta la nuova discarica della Solmine. Un piano, a nostro avviso, di difficile attuazione non solo perché non ci sono garanzie sulla disponibilità, nei tempi, della nuova discarica, ma soprattutto perché proseguire la produzione in questo modo vuol dire attivare gli ammortizzatori sociali per decine di lavoratori.

La pronuncia del Tar, quindi, rappresenta una piccola boccata di ossigeno per i lavoratori della Venator e delle imprese dell’indotto, ma non risolve il problema», conclude Biliotti.

Per il Forum ambientalista, l’ordinanza non tiene conto dell’accertamento fatto dalla Regione 

Per Roberto Barocci, del Forum ambientalista di Grosseto, invece, «l’ordinanza del Tar dimostra di non conoscere che, dopo le conclusioni degli accertamenti della Commissione bicamerale di inchiesta sui resti commessi nel ciclo rifiuti, la Regione ha compiuto un ulteriore accertamento tecnico affidato ad Arpat.

Tuttavia – spiega Barocci, che da decenni si batte in difesa della Maremma dall’inquinamento industriale – i campioni di gesso rosso non sono stati prelevati dove da anni vengono collocati, ma dai camion che li trasportavano a Montioni. In tal modo non si possono determinare le trasformazioni che sul sito sono probabilmente registrate, come da letteratura».

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