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Allarme inquinanti nei gessi rossi

Consegnata alla Regione la relazione tecnica forense sulle analisi condotte dalla procura della Repubblica di Firenze alla ex cava di Montioni
lo stoccaggio di gessi rossi a Montioni
La cava di Montioni

FIRENZE. È allarme per la presenza di inquinanti pericolosi per l’ambiente e la salute umana nei gessi rossi, lo scarto della lavorazione del biossido di titanio prodotto negli stabilimenti della Venator a Scarlino.

Nei giorni scorsi, il nucleo operativo del Noe di Grosseto, ha consegnato all’assessorato all’ambiente della Regione Toscana, per quanto di competenza, la relazione tecnica forense sulle analisi condotte dalla procura della Repubblica di Firenze alla ex cava di Montioni, in merito al recupero ambientale dei gessi rossi, dalla quale emergono non conformità rispetto alle prescrizioni tecniche dell’autorizzazione al conferimento nella cava.

È la stessa assessora all’ambiente Monia Monni a dichiararlo, rassicurando che è stato dato mandato agli uffici regionali competenti «di assumere tutti gli atti amministrativi necessari e conseguenti – scrive – e di aver chiesto ad Arpat di attivarsi per chiarire se le novità contenute nella relazione del Noe cambiano il quadro conoscitivo emerso dall’indagine che l’Agenzia per l’ambiente aveva fatto nel 2021.

«Gli uffici – aggiunge l’assessora – dovranno anche intervenire sull’autorizzazione al conferimento dei gessi presso la ex cava di Montioni», considerando che, secondo la relazione dell’Arpat del 2021, «l’impiego dei gessi per recupero ambientale era possibile solo sulla base di valutazioni sito-specifiche e che quindi dovevano essere trovate soluzione alternative alla gestione dei gessi rossi». 

Il dubbio potrebbe essere sul cromo esavalente?

Il comunicato della Regione non va oltre. Resta dunque da capire quali siano le non conformità di cui parla l’assessora Monni e il dubbio è sul temibile cromo esavalente, la cui presenza era stata, peraltro, già evidenziata nella relazione della Commissione bicamerale di inchiesta sulle ecomafie, presieduta dall’onorevole Stefano Vignaroli.

«Non è usuale che un organismo preposto a condurre indagini di carattere penale sul tema del trattamento dei rifiuti allerti gli enti pubblici coinvolti nelle procedure autorizzative e di controllo. La Dda di Firenze avrebbe potuto chiudere con la richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione delle posizioni», commenta Roberto Barocci del Forum ambientalista di Grosseto.

«Se si è ritenuto di dover allertare la Regione deduco che siano stati rilevati rischi per l’ambiente e la salute umana. Di fatto si sta dando ragione alla commissione bicamerale sulle ecomafie, secondo la quale, in fase di controllo, gli enti preposti hanno omesso di segnalare la pericolosità di quello che veniva trasportato da Scarlino a Montioni», conclude Barocci.

 

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