GROSSETO. Quando la materia millenaria incontra la cura sapiente del presente, nascono momenti che fanno tremare il cuore di chi ama l’archeologia.
È quello che accade a Grosseto in queste settimane: aprono le porte del laboratorio dove vengono restaurati i bronzi di San Casciano, un tesoro che ha impiegato secoli per dormire nel silenzio dell’acqua e della terra, e che ora sta lentamente emergendo nel suo splendore antico.
Quest’iniziativa è stata fortemente voluta dal ministro Alessandro Giuli.

Il miracolo nel fango e nell’acqua: cosa sono i bronzi di San Casciano
Nel cuore delle campagne toscane, nel borgo termale di San Casciano dei Bagni (provincia di Siena), venne alla luce un deposito votivo straordinario, collocato nella vasta area del Bagno Grande. Gli scavi condotti tra il 2022 e il 2024 hanno restituito oltre ventiquattro statue in bronzo molto ben conservate, insieme a oggetti rituali, ex voto e migliaia di monete in oro, argento e bronzo.
Le figure bronzee rappresentano divinità, matrici, bambini, figure maschili e femminili: Igea, Apollo, ma anche raffigurazioni anatomiche (organi, arti) che rispecchiano l’intima relazione tra culto della salute, acqua termale e fede curativa nel santuario sacro.
Questo deposito votivo è probabilmente il più grande reperto in bronzo dell’età etrusca-romana mai scoperto in Italia, e uno dei più importanti nel Mediterraneo antico.
Un dettaglio che lascia stupefatti: l’ambiente acquatico ha protetto molte delle iscrizioni presenti sulle statue, in latino ed etrusco, inciso direttamente dagli artigiani-devoti prima del getto del metallo.
In tempi recenti è anche emerso un altro reperto affascinante: un serpente in bronzo di grandi dimensioni, probabilmente con funzione protettrice del luogo sacro, legato alle pratiche divinatorie della sorgente, che aggiunge un tocco misterioso al racconto del santuario.
LE FOTO
Il risveglio dopo secoli: quando sono stati ritrovati
Il percorso che ha condotto a questa scoperta è stato lungo e appassionante:
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Gli scavi archeologici nel territorio di San Casciano dei Bagni erano già noti da tempo: la zona era reputata ricca di tracce etrusco-romane, con un santuario termale e una necropoli antica.
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Dal 2018 è stato avviato in modo sistematico il progetto archeologico noto come Roman Baths Project, con indagini geofisiche e campagne di scavo coordinate dalla Soprintendenza e dall’Università per Stranieri di Siena.
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Nel novembre 2022 la scoperta divenne pubblica: 24 statue in bronzo emersero dal deposito votivo durante gli scavi nel santuario del Bagno Grande, attirando l’attenzione internazionale.
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Da allora ulteriori campagne hanno ampliato l’area indagata e aggiunto reperti significativi.
Questo risveglio archeologico ha messo San Casciano al centro di un progetto che si estende fra restauro, valorizzazione, museo e parco termale. Un museo ad hoc è previsto entro la fine del 2026, affiancato da un’area archeologica immersa nelle terme antiche: l’obiettivo è che il visitatore possa “immergersi nella vasca sacra” del passato.
Perché sono così importanti?
La bellezza dei bronzi di San Casciano non è soltanto estetica: è storica, culturale, simbolica.
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Un ponte tra fede, cura e arte antica
Le statue rappresentano il legame diretto tra il culto delle acque — considerate sacre e curative — e il mondo divino. In esse si intrecciano religione, medicina, devozione: una testimonianza tangibile di un mondo antico in cui fisico e spirituale non erano separati. -
Un deposito votivo unico e ricco
Depositi di statue in bronzo sono relativamente rari, ancora di più quando presentano così tante opere integre e accompagnate da iscrizioni. Questo rende San Casciano un punto di riferimento per la ricerca sulla toreutica antica (l’arte di lavorare il bronzo). -
Multilinguismo culturale
Le iscrizioni etrusche e latine coesistenti mostrano che il mondo che dedicava queste statue era culturalmente ibrido: etruschi, romani, genti del territorio interagivano attorno al santuario. -
Tecnica e conservazione
Lo stato di conservazione è eccezionale, grazie all’ambiente acquatico protettivo. Le statue giacciono praticamente come erano state depositate, con dettagli anatomici, iscrizioni e superfici leggibili. -
Rivisitazione del racconto storico
Il ritrovamento offre la possibilità di leggere in modo nuovo la storia dell’Etruria e del periodo romano italico, confrontando queste opere con i celebri Bronzi di Riace e altri reperti, e riscrivere mappe di contatti, culti e botteghe artistiche.
Perché Grosseto per il restauro?
Quando si tratta di restauro, la scelta della sede non è casuale. Grosseto è stata scelta per una serie di motivi pratici, logistici e simbolici:
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È sede della Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, che coordina gli interventi sul territorio.
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La sede della SABAP (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio) a Grosseto offre gli spazi tecnici idonei per le delicate operazioni di restauro, con laboratori attrezzati per lavorazioni su metalli antichi.
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Aprire il laboratorio al pubblico — dal giovedì al sabato per due settimane, nella sede in via Mazzini a Grosseto — è un gesto di trasparenza: offrire al cittadino la possibilità di vedere “dietro le quinte” del restauro valorizza il rapporto tra comunità e patrimonio archeologico.
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Grosseto è relativamente vicina al sito del ritrovamento (rispetto ad altre città toscane o centri di restauro più grandi), facilitando il trasporto controllato dei reperti.
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Inoltre, concentrando le operazioni di restauro nella stessa area regionale, si favorisce un’accelerazione logistica e una coesione fra gli enti coinvolti nei progetti toscani di valorizzazione culturale.
Il momento che vive Grosseto: aprire il cuore del restauro
Il laboratorio grossetano diventa per qualche giorno uno scrigno in cui si mescolano scienza e fascinazione. Le porte, eccezionalmente spalancate, permetteranno al pubblico di vedere come si elimina la patina corrosiva, come si consolidano le giunture, come si studia con microscopi e radiografie il percorso più delicato per riportare alla luce superfici antiche.
Vedere un reperto così fragile, sospeso tra passato e presente, in balia delle cure — e allo stesso tempo protetto dalla dedizione degli studiosi — è un’esperienza che fa vibrare l’anima. Ogni pennellata, ogni trattamento, è un gesto di rispetto nei confronti degli invisibili a cui quei bronzi sono stati dedicati secoli fa.
Ecco perché questo evento non è solo un restauro archeologico: è un incontro tra generazioni, è una chiamata al patrimonio vivente, è un invito ad assistere alla rinascita di quell’“anima d’acqua” che ha mantenuto intatto il messaggio delle statue.
Date e orari
Aperture al pubblico: per le giornate di giovedì 9, venerdì 10, giovedì 16 e venerdì 17 ottobre, l’ingresso è previsto dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 16.
Sabato 11 e sabato 18 ottobre l’ingresso è dalle 9 alle 13.
Autore
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità.
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