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Bracci: la bottega che segna il tempo a Follonica

I gemelli Primo e Claudia Bracci raccontano cento anni di storia familiare: aneddoti, ricordi e sogni. Tutti scanditi dalle lancette della loro bottega
Bracci, negozianti storici di Follonica
I gemelli Bracci: Primo e Claudia

FOLLONICA. Percorrendo via Bicocchi in direzione piazza del Monumento, vicino alla “bottega del Pobega”, c’è un altro dei negozi storici di Follonica. Si tratta della gioielleria Bracci.

Oggi è un grande negozio conosciutissimo e affermato. Le sue vetrine illuminate mettono in mostra orologi e oggetti preziosi. Dietro, dove l’occhio non arriva, c’è la storia di tre famiglie partite da un sogno.

Dal 1926

Nel 1926 Primo Bracci proveniente da Riotorto (LI) e orologiaio per passione, realizzò il suo sogno: aprire una bottega in cui potesse aggiustare gli orologi. Aveva appena sposato Leonilda Turini (1905-1991) e insieme decisero di trasferirsi in riva al Golfo.

Nelle due stanze al piano terra del numero 36, della palazzina che c’è ancora oggi, decisero di fondare la loro attività. Nella prima stanza, quella che dava sulla strada, la finestra divenne la porta d’ingresso del negozio dove Leonilda riceveva le commissioni. Quella dietro, che si apriva su una corte, fu destinata al laboratorio. Fu lì che Primo, a 29 anni, cominciò ad aggiustare gli orologi.

Due degli orologi che hanno segnato la storia della bottega

La coppia ebbe due figli, Angelo e Alberto. Babbo Primo però nel ’45 venne a mancare. A fianco di Leonilda allora si avvicinò il giovanissimo Angelo: quattordici anni ma già col mestiere in mano.

Quando Angelo si sposò con Silvana Bianchi (1933-1989), la bottega fu ingrandita con l’acquisizione del fondo adiacente e si trasformò in un negozio vero e proprio, tanto che iniziò a trattare anche articoli di gioielleria, targhe e oggettistica di vario genere.

L’arrivo di Primo e Claudia

Gli anni successivi al dopoguerra furono quelli del boom economico anche per un piccolo centro com’era Follonica. Oltre al negozio, crebbe anche la famiglia che accolse nel 1961 l’arrivo dei gemelli Primo e Claudia.

 

Un particolare degli “attrezzi del mestiere”

Oggi i due fratelli gestiscono l’attività avviata dal nonno quasi un secolo fa. Quello che sorprende è la stessa identica dedizione che anche loro hanno per il negozio.

«Siamo cresciuti qui dentro, giocando nella chiostra – racconta Claudia – oppure guardando i nostri genitori e nostra nonna lavorare tutto il giorno. Nel negozio ci vivevamo letteralmente, dalle 7 alle 20. Ci mangiavamo anche, in quella che oggi si chiama pausa pranzo».

La bottega nel dna

Primo e Claudia sembravano destinati a ripercorrere i mestieri dei loro genitori e dei nonni. «Quello che mio nonno ha insegnato a mio babbo Angelo è quello che lui ha insegnato a noi – spiega Primo – A me in quanto maschio, hanno passato tutto il sapere sugli orologi, hanno insegnato a fare le incisioni che prima venivano fatte a mano, insomma tutto ciò che parlava di meccanica».

«A me invece facevano infilare le perle – dice Claudia ridendo – ricordo che spesso e volentieri mi sfuggivano di mano finendo in ogni angolo, non lo facevo molto volentieri».

Primo e Claudia Bracci

«Siamo gemelli e volevo fare quello che faceva lui – conclude Claudia – ma io dovevo imparare il ruolo che aveva mia madre Silvana: stare al pubblico, ascoltando e capendo i desideri dei clienti».

Mentre raccontano cento anni di storia familiare fatta di aneddoti e ricordi, scorrono le immagini legate a quei volti che si trovano sulle pareti qua e là. Sembra di sentirli parlare. Anche perché nel “retro bottega” tutto è rimasto pressoché identico alle origini.

Un tempo andato ma tutt’ora vivo: passando da una porta del tempo, lo si ritrova dietro l’attualità delle vetrine.

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