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Venator: occorrono soluzioni per salvaguardare l’occupazione

Le razioni degli amministratori locali e della politica, dopo la lettera dell’azienda chimica di Scarlino che annuncia la chiusura a giugno
La Venator a Scarlino
La Venator a Scarlino

SCARLINO. La storia è rivista, già detta e già scritta. Se non si trova la soluzione per lo stoccaggio dei gessi rossi, la Venator di Scarlino chiude la produzione da qui a tre mesi.

Questa volta però c’è una lettera firmata da Jim Holden, Global Purchasing and Eco Business di Venator, inviata ai fornitori. Nel documento l’azienda evidenza un futuro incerto e che in assenza di approvazioni da parte della Regione, nel secondo trimestre del 2023, non sarà possibile continuare con l’attuale livello di produzione perché manca la discarica per lo stoccaggio dei gessi rossi.

La notizia ha sollevato più di una preoccupazione tra gli amministratori locali e la politica. 

Travison: «Questi non erano gli accordi»

La prima a scrivere è stata la sindaca di Scarlino, Francesca Travison. «Questi non erano gli accordi: abbiamo concesso, a seguito di una manifestazione d’interesse, un terreno comunale per tre anni all’azienda per dare una risposta veloce, nel rispetto dell’ambiente, alla necessità di uno spazio per i gessi rossi», scrive Travison.

«Abbiamo lavorato fianco a fianco con la Regione per trovare una soluzione per lo smaltimento degli scarti di produzione. Abbiamo incontrato i sindacati, i vertici aziendali, tutti gli attori coinvolti nella crisi che ha investito Venator negli ultimi mesi. Abbiamo fatto il possibile per salvaguardare i posti di lavoro e l’indotto. Ma nonostante gli accordi veniamo a sapere che l’azienda fermerà la produzione, già al minimo, a giugno.

E non solo. Si prospetta che lo stop duri per tutto il 2023. Appena siamo venuti a conoscenza delle intenzioni di Venator abbiamo contattato l’assessore regionale Leonardo Marras che da tempo segue la vicenda al nostro fianco. Gli abbiamo chiesto di convocare quanto prima una riunione con tutti i soggetti coinvolti: istituzioni locali e regionali, enti di controllo, sindacati e soprattutto l’azienda. Venator adesso deve scoprire le carte e dire chiaramente quali sono le sue intenzioni. Gli scarti di produzione ci sono da quando la fabbrica è aperta e in tutti questi anni non si è trovata una soluzione fino alla saturazione della cava di Montioni? Adesso basta. Non vogliamo che si giochi con il futuro di centinaia di famiglie del nostro territorio. E questa battaglia non deve essere del Comune di Scarlino ma dell’intera provincia di Grosseto e della Regione Toscana: quei lavoratori meritano di essere tutelati e tutti noi meritiamo dall’azienda delle risposte». 

Benini: «Occorre un incontro tecnico-politico»

«Non è però tempo delle dichiarazioni di circostanza o delle difese d’ufficio, c’è solo da lavorare a testa bassa e assumersi fino in fondo ognuno le proprie responsabilità, con grande pragmatismo e chiarezza del percorso tecnico e amministrativo. In questi mesi abbiamo fatto tavoli istituzionali, abbiamo incontrato ripetutamente lavoratori e lavoratrici, Rsu, sindacati, azienda, è stato delineato un percorso nel brevissimo periodo e nel medio, per proiettarci nella prospettiva di lungo periodo», scrive il sindaco di Follonica, Andrea Benini.

Per questo è necessario un ulteriore incontro tecnico-politico, il prima possibile, per definire e condividere modalità del percorso e tempi certi, per il deposito temporaneo, impostando la soluzione del breve-medio periodo. Ed è qui che ognuno dovrà fare la propria parte, a partire dall’azienda. Una chiusura prolungata non solo mette in fortissima difficoltà un grande numero di famiglie, tutto il comparto del manifatturiero e dell’indotto, ma rischia di mettere in discussione la stessa riapertura del sito scarlinese. Per di più in un contesto internazionale ancora più complesso rispetto a qualche mese fa. E questo rischio va assolutamente scongiurato. Il nostro territorio non può prescindere dalla manifattura per il suo sviluppo economico e occupazionale».

Limatola: «L’azienda sfugge al confronto»

«Le soluzioni per lo smaltimento dei residui di lavorazione prospettate dal territorio si stanno concretizzando – scrive il presidente della Provincia, Francesco Limatola – e c’è la possibilità di costituire fin da subito un deposito temporaneo in attesa della soluzione definitiva. L’azienda non può sfuggire di fronte a questa prospettiva. 

Questo è un impegno concreto della Regione, della Provincia e dei Comuni interessati a cui non corrisponde un equivalente interesse dell’azienda che procede sfuggendo al confronto e prospettando il fermo della produzione a giugno e poi per tutto 2023. Con la conseguente perdita di occupazione per decine di operai e tecnici. 

La Provincia di Grosseto, insieme a tutti i sindaci è consapevole degli effetti disastrosi dal punto di vista sociale ed economico che l’evolversi di tale situazione determinerebbe, è impegnata da tempo e costantemente, anche oltre le proprie competenze, nel lavoro di individuazione delle soluzioni possibili che consentano il permanere delle attività industriali di Venator.

Bisogna fare in fretta e di questa urgenza facciamo carico a tutti gli attori in campo!

Nei prossimi giorni, anche su sollecitazione e iniziativa della Provincia, si riunirà il tavolo regionale dedicato alla questione e sarebbe importante che l’azienda aderisse al confronto per individuare la strada per ripresa della produzione e il mantenimento dei posti di lavoro. Sarebbe gravissimo che Venator sfuggisse al confronto e delineerebbe un atteggiamento dettato soltanto da una volontà di chiusura. 

La Provincia di Grosseto è al fianco dei lavoratori e dell’impresa, ritiene importante il ruolo fino ad oggi esercitato dall’industria nell’area del Casone di Scarlino. L’industria è un asse strategico dell’economia locale e il progressivo processo di indebolimento in atto rischia di determinare una marcata crisi economica nell’area nord della provincia», conclude Limatola. 

Simiani: «La Regione Toscana intervenga, ma il ministro Urso è latitante»

«È necessario capire le reali motivazioni alla base delle scelte dell’azienda – scrive il deputato Pd Marco Simiani – se si tratta di impedimenti burocratici per autorizzare lo smaltimento dei rifiuti vanno risolti in tempi brevi. È comunque emblematico il disinteresse del governo per le crisi produttive locali; Jsw di Piombino e Venator solo per citare le ultime due.

Purtroppo il ministro Urso è perennemente latitante sulle problematiche territoriali: invece di occuparsi solo astrattamente del Made in I’Italy, pensi alle crisi aziendali».

 

 

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