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Una rete fantasma recuperata a Giannutri – IL VIDEO E LE FOTO

Arrivata a una profondità di 20 metri, era spinta dalla corrente verso l’area del Parco. Simone Nicolini dell’Argentario Divers si è immerso per tirarla su: «Ma bisogna lavorare sullo smaltimento»

PORTO ERCOLE. «Ciao, c’è una rete abbandonata a Punta Secca, va verso la zona del Parco. È a 20 metri di profondità, sui massoni». È l’ultima segnalazione arrivata all’Argentario divers, centro immersioni di Porto Ercole, alla quale ha risposto Simone Nicolini

Quello delle reti fantasma, abbandonate in mare, è uno dei problemi che i centri immersione della Maremma si trovano ad affrontare quasi quotidianamente, da nord a sud. L’ultima segnalata è stata quella a Giannutri, una rete derivante della quale è vietato l’utilizzo per pescare. 

Le reti disperse uccidono in modo indiscriminato milioni di pesci, mammiferi, tartarughe, grandi cetacei e uccelli, per non parlare dei danni ai coralli e agli organismi bentonici. Inoltre rappresentano una delle fonti principali di rifiuti marini e inquinamento da plastica, senza contare che sono tra le cause degli incidenti marittimi.

Rete recuperata a Giannutri

A Giannutri, nella zona in cui la pesca è autorizzata, capita ogni tanto di doversi immergere per recuperare qualche rete. Così come sulla secca di mezzo canale e lungo la costa dell’Argentario. «Ci chiamano i pescatori – spiega Nicolini – quando si incagliano loro le reti e noi andiamo a recuperarle. Negli anni, fortunatamente, si è creato un circolo virtuoso, grazie al quale ci viene segnalata la presenza di reti che andiamo a tirare su. Ma quella che era rimasta incagliata a Giannutri, era una rete derivante, quindi illegale». 

La rete si trovava a una profondità di 20 metri, appoggiata sui massi, tutta aggrovigliata. Nicolini ha indossato l’attrezzatura, si è messo l’erogatore in bocca e ha cominciato a scendere. Riuscendo così a liberare anche i pesci che erano rimasti intrappolati

«I pescatori professionisti – spiega Nicolini – quando perdono le reti ci avvisano e ci chiedono di andare a recuperarle. La salvaguardia dell’ambiente è un tema che per fortuna sta diventando sempre più centrale anche per chi pratica la pesca. E noi che lavoriamo nei diving ovviamente siamo ben contenti di partecipare a queste attività». 

Il problema dello smaltimento delle reti

Nella zona sud della provincia, le aree dove si concentrano le reti fantasma sono soprattutto quelle della Secca di mezzo canale, quella di Giannutri nella parte in cui la pesca è consentita e lungo la costa dell’Argentario. Ma anche nella zona più a nord della provincia, come alle Formiche, il fenomeno è purtroppo presente con la presenza di nasse, spesso illegali, perché di dimensioni non consentite. 

A segnalarne la presenza, quasi sempre, sono i subacquei che si godono i fondali della Maremma. 

«La rete che abbiamo recuperato a Giannutri – racconta il sub dell’Argentario Divers – stava andando alla deriva, portando via tutto il pesce che si trovava davanti. Era ai confini con la zona 1 del Parco di Giannutri, dove la pesca è vietata: ci siamo fati autorizzare dal parco e siamo andati a recuperarla». 

Il problema, ad oggi, non è più quindi la segnalazione della presenza delle reti e il suo recupero, che viene fatto dai diving della zona. «Di quello ce ne facciamo carico noi – spiega Simone Nicolini – il problema semmai è lo smaltimento».

Due anni fa è entrata in vigore la “legge Salvamare”, che regola il recupero e la gestione dei rifiuti accidentalmente recuperati in mare.  Rifiuti che devono essere correttamente smaltiti in apposite strutture disposte dai Comuni e allestite in prossimità degli ormeggi. Il conferimento dei rifiuti accidentalmente pescati all’impianto portuale di raccolta, previa pesatura degli stessi all’atto del conferimento, è gratuito per il conferente e si configura quale deposito temporaneo.

«Purtroppo però – dice ancora Nicolini – anche se la legge prevede questo, ancora da noi non è così: le ditte di smaltimento rifiuti di solito protestano per via dei residui che restano nelle reti. Fino a poco tempo fa i pescatori ributtavano in mare i rifiuti che trovavano, oggi invece la mentalità per fortuna è cambiata». Ma il cambiamento, andrebbe accompagnato con strumenti che semplificano il lavoro di chi, quando la trova o quando gliela segnalano, va a recuperare una rete e poi deve smaltirla.

 

Autore

  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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